Autore: Gianluca Melandri
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La situazione è senza dubbio spinosa e delicata. Io abito in uno dei palazzi più vicini alla casa occupata: è vero, la distanza sembra apparentemente di sicurezza, circa 100 m, così come segnalato nell'articolo ma assicuro che il volume è talmente alto, i bassi dell'amplificatore così pompati che i metri non sono sufficienti per riuscire a dormire, anche con finestre munite di doppi vetri e chiuse. Considerate poi il disagio della calura estiva: bisogna tenere tutto chiuso e mettersi i tappi perché la musica prosegue fino alle 7-8 del mattino e anche così è impossibile addormentarsi. Sono giovane, ho circa l'età di quei ragazzi che vedo spesso passando da V. Valvassori Peroni, sono politicamente schierato a sinistra ed entusiasta elettore di Pisapia. Ho frequentato e tuttora mi capita di frequentare centri sociali. E mi fa male affermare che sono combattuto nella mia esasperazione. Perché vorrei che gli occupanti fossero liberi di esprimersi ma vorrei essere libero anch'io di dormire. Basterebbe un po' più di rispetto reciproco (trovare altri spazi adeguati e maggiormente isolati, magari senza eternit? ridurre il volume? insonorizzare? coinvolgere e avere un dialogo costruttivo con la gente del quartiere per trovare una soluzione insieme?)e tutto potrebbe funzionare. Quello che mi lascia perplesso è che in un anno non si sia trovata una soluzione, compromissoria o radicale che fosse. Il sentirmi abbandonato come cittadino, nei miei interessi oltre che in quelli altrettanto sacrosanti degli occupanti, mi fa un po' male. E intanto mi attendono sabati insonni per un'intera estate d'inferno...
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