Autore: Lidia Aceto
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Grazie per un nuovo articolo della serie, come sempre molto bello... forse un po' utopico nel finale (ma come hai detto bene è giusto anche sognare) e con una piccola vena di rancore (ho immaginato subito delle colleghe, che si rodevano... Sull'adottare nuove strategie di insegnamento ahimè c'è poco da sognare... certo che sarebbe molto bello se facessimo di necessità virtù, e come insegnanti avessimo un piano in testa di quello che vogliamo trattare, riadattandolo di volta in volta a diverse situazioni o contesti, con una programmazione a lungo termine anche nella raccolta e l'erogazione di materiali e documenti; però mi viene da dire che non ho mai visto nessun saperlo fare, e da insegnante di sostegno ho molte occasioni per spiare i colleghi dall'interno. Oltre al fatto che mi sembrano aumentati i casi patologici di chi soffre di disordine mentale.
Purtroppo soprattutto tra i docenti delle superiori si registra questa mancanza di capacità, sia organizzativa che di rielaborazione, perché?
Vige ancora la vecchia regola, per un insegnante: da precario, al primo incarico come in quelli degli anni dopo, si viene catapultati nelle classi senza nessun preavviso, e successivamente, quando scegliamo consapevolmente questa professione, ci mettiamo ad insegnare con caparbietà e ostinazione, ma recuperando come unico esempio o modello quello dei nostri stessi vecchi docenti, anche universitari!!! E ci mettiamo dentro per altro una buona dose di traumi personali legati al nostro vissuto di studenti. Mi è capitato molto più spesso tra i colleghi, rispetto al loro agire in modo professionale, di sentire lodare a posteriori un vecchio sadico e cattivissimo insegnante delle superiori (come quello di cui solo adesso si intendono le intenzioni e grazie al quale ho imparato quello che so!).
Nessuno di noi si è formato in una moderna università europea, purtroppo. Potremmo aggiornarci adesso, è vero, ma non solo nella teoria per favore!!! Dateci degli esempi e dei modelli da seguire!
E pochissimi di noi hanno le basi minime di pedagogia e psicologia per riconoscere che quello che permette veramente di imparare è la relazione e il darsi agli studenti come un modello in sè "abbastanza" risolto interiormente.
Ecco, tutto questo è un problema endemico in Italia, di sicuro più accentuato al sud, dove nelle università ci sono ancora professori che chiedono alle studentesse di venire a fare gli esami in minigonna e ai maschi danno un punto in più per la cravatta, e dove si esalta ancora il buon vecchio studio classico e ortodosso, raggiunto con fatica e abnegazione (ma di pochi). Se contiamo che gli insegnanti vengono nella stragrande maggioranza dei casi dal sud.....
A questo proposito mi viene in mente un articolo dal titolo "La scuola tradita" dove si coglie la necessità di un investimento serio, e non solo la dispersione di fondi per gli ennesimi corsi di aggiornamento che tutti vivono come un sopruso o per aumentare l'offerta formativa attraverso i progetti (perché purtroppo, diciamocelo, si fanno entrare esperti esterni nella scuola solo attraverso i progetti, e sinceramente alle superiori diventa solo la corsa all'accaparrarsi fondi, potere e riconoscimento nel solito contesto "fuori contesto" che è la scuola) invece di ammettere che ci vuole un investimento a lunga scadenza (abbiamo imparato noi per primi a gestire i gruppi di lavoro e lavorare in un team? oppure abbiamo tenuto per ore il culo sulla sedia e ascoltato pazientemente ore di lezione in attesa di una rivalsa?) investimenti anche, forse, per sanare la struttura al suo interno. Quella di chiudere le scuole e passare alla DAD è la dimostrazione che si va in senso contrario.
Sempre e comunque pienamente d'accordo sull'abrogazione dei Promessi Sposi nelle scuole!!!! (finita la scuola ho letto talmente tanti bei romanzi a me prima sconosciuti! e per fortuna che non ho perso il piacere di leggere!)
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