Autore: mietta
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Le parole che vengono usate sono determinanti.
Verso la fine degli anni '80, una serie di scioperi degli insegnanti, che chiedevano un rinnovo del contratto di lavoro, fermo da anni, aveva scatenato una serie di elzeviri di un noto e poi sparito psicologo sul Corriere, alternandone uno contro gli insegnanti statali fannulloni e il giorno dopo uno sulla giusta legge della giungla dove vince il più forte.
Così per mesi. Era in atto anche un tentativo di cambiare i proprietari del Corriere.
La conseguenza fu un attacco contro tutti gli insegnanti statali nel chiacchiericcio da bar e un lassismo circa il compito socio-educativo della scuola.
Si arrivò a chiedere contenuti nozionistici e sostenere che i giovani dovessero essere lasciati da soli a cavarsela contro il bullismo, perché dovevano imparare a cavarsela; quindi la scuola aveva solo il compito di riempire di informazioni, non di riflessioni.
Il bullismo si propagò man mano dalle superiori anche alla scuola di base.
Parimenti la svalutazione degli insegnanti fu supportata, senza distinzioni, fino ad arrivare ai tempi dei ministri dell'Istruzione Moratti e Gelmini, quando addirittura vennero pubblicati articoli in cui si invitava a denunciare quegli insegnanti che criticavano i suddetti rappresentanti della Pubblica Istruzione.
Di concerto l'aggiornamentio degli insegnanti non diventò mai obbligatorio, ne' vi fu mai un riconoscimento di chi seguiva i corsi di aggiornamento.
Nonostante questo ci sono meravigliosi insegnanti statali, così come straordinari medici delle strutture pubbliche e i cittadini continuano a credere che il sistema pubblico funzioni meglio del privato.
Il pubblico resiste e gode di buona salute.
E' possibile lanciare una riflessione sul sistema scolastico professionale?
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