Autore: Gianluca Bozzia
Data:
Il metodo non è perfetto, ma c'è disponibilità al dialogo e ad un percorso condiviso tra visite, incontri pubblici, siti e altro: a noi cittadini sta fare la differenza con contributi di qualità. La questione scalo Lambrate va inserita nel contesto Città Studi così come anche nel PGT, ma merita anche un'analisi puntuale. Un mix di verde, servizi pubblici e residenziale sociale mi pare ragionevole, come anche un indice diverso da quello degli altri scali. TRE QUESTIONI rimangono per me centrali e aperte (prima, durante e dopo le cinque visioni espresse dai cinque studi contrattati da FS Sistemi Urbani, di cui si potrà o meno tenere conto nell'accordo di programma):
1. quanto valgono oggi nel bilancio di FS le aree, quanto varranno teoricamente secondo gli indici e soprattutto quanto varranno realmente sul mercato (sia quello degli ipotetici fondi che investiranno in FS, sia quello degli ipotetici sviluppatori immobiliari): da lì dipende la quantità di risorse che si potranno investire per la mobilità su ferro (50% dell'utile di FS, da contrattualizzare e circostanziare però!).
2. i contratti in essere all'interno dello scalo permetteranno di impostare funzioni transitorie tra il 2018 e, diciamo, il 2023 o sarà impossibile?
3. con 50 milioni su 1.250.000 metri quadri dei sette scali (40 euro/mq), a Lambrate (70.000 mq) spettano in proporzione 2,8 milioni, oltre bonifica: la soluzione a costo economico bassissimo e a grande sforzo pubblico e civico è una certezza, non un'ipotesi, e sarà interesse anche degli eventuali sviluppatori di residenziale sociale.
L'esproprio? Condivido la posizione culturale, ma non la vedo praticabile in questo caso: e poi chi paga la bonifica? O si chiede di bonificare e poi si espropria, ricevendo un semplice addio da FS?
|
|