Come si mangia a Milano, occorre una "politica per il cibo"?

Si è svolta sabato 9 maggio all'Auditorium della Biblioteca di via Valvassori Peroni una Consultazione Pubblica per ascoltare i cittadini sul progetto Food Policy promosso dal Comune di Milano. Ma l'assemblea era praticamente deserta.

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Mercato Eustachi 05 05 15

Ritorniamo sull'argomento cibo, col rischio di provocare un'indigestione ai lettori, dal momento che con Expo in ballo non si fa altro che parlare di cibo, in tutte le salse. Sarà forse per questo che all'assemblea indetta sabato 9 maggio per la zona 3 all'Auditorium in Valvassori Peroni 56 nell'ambito del progetto del Comune di Milano “Food Policy”, come già annunciato in questo articolo, la partecipazione è stata scarsa, per non dire scarsissima. Lo scopo era quello di raccogliere le priorità indicate dai cittadini sul tema cibo e alimentazione, dopo la presentazione in Consiglio di Zona 3. Segno di scarso interesse rispetto all'argomento in generale o indifferenza rispetto alle modalità con cui si è sviluppato e trattato l'argomento o non si sono percepiti gli scopi e gli obiettivi dell'assemblea?

Certamente in questo periodo notiamo un'eccesso di informazioni sul cibo e siamo sommersi da tante sollecitazioni, ma non c'è dubbio che l'argomento sia di primaria importanza. Le nostre abitudini alimentari sono profondamente mutate a causa della crescente urbanizzazione. La progressiva concentrazione di gran parte della popolazione nelle aree metropolitane ha drasticamente influito sulla catena della distribuzione e sulla produzione alimentare. Analizzare e comprendere le problematiche derivanti da questi fenomeni in modo sistematico, tracciare entro un quadro organico i molteplici aspetti e le relazioni tra la produzione agricola e alimentare e consumo di cibo nello specifico dell'area metropolitana milanese sono esigenze assolutamente importanti e il progetto del Comune si pone questo obiettivo, come già hanno fatto altre grandi metropoli internazionali.

Il tema dell'assemblea era quindi il cibo in relazione a tutte le implicazioni che esso comporta in un contesto urbano, tenendo conto del rapporto tra città e aree agricole limitrofe, delle cattive abitudini alimentari ormai diffuse, della necessità di un'educazione al riguardo, dello spreco in ambito domestico, in quello della ristorazione e della distribuzione, senza dimenticare che occorre anche tener conto del diritto di accesso al cibo per i bisognosi e di una sana alimentazione per tutti.

Come mangia Milano? La necessità di affrontare il tema emerge dalla crescente preoccupazione sulla qualità del cibo. Il fenomeno dei Gruppi di Acquisto Solidale è uno dei sintomi più evidenti di questa preoccupazione. Ci sono cittadini disposti a dedicare parte del loro tempo per organizzare insieme in modo solidale la ricerca e l'acquisto di prodotti genuini, di cui si è potuta verificare la provenienza, garantiti e certificati da produttori con i quali si sono instaurati rapporti basati sul riconoscimento di un compenso equo per un cibo di qualità, nell'interesse sia dell'acquirente, che del produttore. Una totale inversione di tendenza rispetto alle abitudini a cui il sistema della grande distribuzione e della produzione industriale ha ormai abituato il consumatore.

Queste le indicazioni avanzate dai rappresntanti di due GAS della zona, che chiedono anche di poter avere la disponibilità part-time di qualche struttura logistica per lo svolgimento della loro attività. Altri presenti hanno ribadito le richieste di riattivare i mercati comunali coperti per promuovere un approccio diretto tra il cittadino e l'esercente, in un contesto atto a favorire iniziative per lo sviluppo di un consumo critico e consapevole, di organizzare mercati agricoli per i piccoli produttori incentivando lo sviluppo dell'agricoltura nel territorio limitrofo alla città (il Comune di Milano gode ancora di una vasta superficie destinata all'agricoltura), di supportare le organizzazioni che si occupano di educazione e assistenza sotto ll profilo dell'alimentazione, di esercitare controlli e ispezioni.

In ognuna delle nove zone di Milano vengono in questi giorni tenute identiche assemblee per arrivare ad una assemblea pubblica cittadina entro la metà di giugno.

Il progetto Food Policy lascia aperte molte questioni, che oggi stanno emergendo con grande evidenza e che riguardano la sicurezza e la qualità del cibo immesso sul mercato, qualità non tanto relativa alla bontà o alla freschezza, quanto al grado di sicurezza sanitaria.

Insomma i cittadini vorrebbero poter sapere se e quanto un determinato cibo può essere dannoso, da dove proviene e da chi è stato prodotto, con quali ingredienti, che standard di qualità rispetta, se ce ne sono. In questa epoca la comunicazione ha assunto un ruolo preminente poiché condiziona in modo assolutamente determinante le scelte del cittadino e viene troppo spesso manovrata a tal fine. D'altra parte sono in discussione a livello europeo accordi il cui obiettivo è quello di deregolamentare le norme a tutela delle certificazioni di origine, di permettere l'uso indiscriminato di ormoni, antibiotici e agenti metabolizzanti, di eliminare l'obbligo di indicare se un prodotto deriva da sementi OGM, e così via. E' un problema assolutamente prioritario e in un documento che mira a definire una strategia della “politica cittadina” rispetto al cibo, salvaguardando la salute dei cittadini, merita di essere tenuto in debita considerazione.

Infine va sottolineato come l'aspetto partecipativo della consultazione riguardo alla cittadinanza si sia dimostrato del tutto carente, visto il risultato in zona 3. Non bastano le buone intenzioni, perché, come si dice, di buone intenzioni.... . Perché un progetto promosso dall'alto venga percepito e raccolga l'adesione almeno di quella parte di cittadini attivi, pronti e disponibili a recepire istanze di questo tipo, non basta pubblicare un avviso su un quotidiano e indire un'assemblea di zona. Occorre "fare comunicazione”, raggiungere nella zona le associazioni, i movimenti che possono avere interesse al tema e fare opera di sensibilizzazione diffusa, con tempi e metodi adeguati alla situazione contingente. Altrimenti invece di raccogliere consenso si ottiene l'effetto opposto.


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