Movimento arancione: dal locale al nazionale?
(Beppe Caravita)13/03/2012
«Queste esperienze locali devono diventare nazionali. L’Italia stava annegando, quindi serviva un salvagente, cioè il governo Monti. Noi lo ringrazieremo sempre. Ma a un certo punto la parola dev’essere restituita agli elettori. Ci vuole un altro passo. Anche perché, attenti, Berlusconi non è sparito, sta lavorando».
In queste parole di Giuliano Pisapia sta il nocciolo, quantomeno per il movimento arancione, della svolta impressa lunedì 12 marzo al teatro Smeraldo da Libertà e Giustizia al quadro politico italiano.
Il suo manifesto, stilato dal costituzionalista Gustavo Zagrebelski e firmato in rete da 40mila persone, afferma un concetto molto semplice e quindi rompe un tabù. Il governo Monti, dei tecnici, è necessariamente a termine, pena l’autodistruzione della democrazia in Italia. Ad aprile-maggio dell’anno prossimo si dovrà tornare a votare. Ma, con i grandi partiti scossi da continui scandali di corruzione e in calo verticale di consensi e di fiducia (gli ultimi sondaggi li danno al 6%, persino sotto le banche, dato unico in Europa), è urgente una profonda riforma della politica, alias nuovi progetti politici e nuove leadership.
Volutamente, ha spiegato Sandra Bonsanti coordinatrice di L&G, Milano è stata scelta come assise del convegno. La città che nell’estate scorsa ha per prima battuto il berlusconismo, e avviato un nuovo corso politico. Con la partecipazione e l’equità. La cifra dell’intervento di Pisapia che, di fronte ai duemila convenuti nel teatro milanese, ha ricordato episodi anche di oggi, dalle segnalazioni spontanee per salvare i clochard dal grande freddo ai biglietti del tram gratuiti per i disoccupati. Ma è anche una cifra nazionale, che si estende oggi alla corsa di Doria a Genova. E domani?
Si sta facendo un po’ di dietrologia dietro il manifesto di L&G e la serata dello Smeraldo. C’è chi sostiene che Carlo De Benedetti, patron dell’associazione, abbia spaccato il “partito di Repubblica” in contrasto con Scalfari (che sostiene un governo Monti “lungo”, per almeno una legislatura di risanamento) con un progetto innovativo, forse una “lista civica nazionale” in cui i nomi di spicco sarebbero proprio le due star della serata, Giuliano Pisapia e Roberto Saviano. Possibile? Forse. Probabile, no (difficile pensare che Pisapia lasci il suo impegno da sindaco per correre nel 2013). Politicamente sensato? Sì.
Per capirlo restiamo sui messaggi dello Smeraldo. Che, se letti con attenzione, formano un progetto.
In un’Italia in crisi profonda, con impoverimento diffuso, evasione, corruzione e criminalità dilaganti la tesi di Roberto Saviano è che una reale politica di contrasto alla corruzione (su cui il governo attuale, condizionato dal Pdl, tituba) i capitali criminali poterebbero essere colpiti e recuperati. Si tratta di ben 160 miliardi all’anno, frutto di spaccio di morte, estorsioni, distorsioni della concorrenza…160 miliardi, pari all’8% del pil italiano. E se vi aggiungiamo altri 60 di corruzione e 150-200 di evasione ecco che un futuro governo della legalità, di cui Saviano è un simbolo, potrebbe attaccare circa il 25% del Pil , oggi rubato o evaso. Risorse cruciali per investimenti, politiche sociali, reale ripresa.
L’altro messaggio credibile, quello di Pisapia, è che legalità e partecipazione diffusa possono andare in sinergia. Fino a propagarsi da Milano a Genova, dallo spazio locale allo spazio nazionale.
Sogno? Beh, si. Ma era appunto questo lo scopo della serata di L&G dello Smeraldo. Mettere in moto un sogno, una prospettiva positiva. E pare riuscito in questo. Compresa la sibillina frase in chiusura della Bonsanti sulla discussione dentro L&G sul tema di <un partito nuovo, ma completamente diverso da quelli di oggi>. Un partito arancione nazionale? Chissà.
Un fatto è però certo. Chi ha lavorato e lavora all’esperimento
milanese, dopo ieri, ha qualche serio segnale, qualche prospettiva in più per non mollare, anzi per
costruire ancora di più. E’ nelle cose.
Beppe Caravita