Movimento arancione: dal locale al nazionale?

La serata allo Smeraldo di Libertà e Giustizia di lunedì 12 marzo, sulla ripresa della politica dopo il governo tecnico, ha avuto due protagonisti. Roberto Saviano e Giuliano Pisapia. Il primo sulla legalità e il secondo sulla partecipazione e l'equità. Messaggi in chiaro per il dopo-Monti. E il sindaco di Milano ha affermato una prospettiva poltica esplicita. Quello che è stato fatto nella metropoli lombarda deve estendersi a livello nazionale. Il movimento arancione, nato dal basso, è quindi solo agli inizi. E la cruciale tornata elettorale dell'anno prossimo sarà il suo vero banco di prova.
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«Queste esperienze locali devono diventare nazionali. L’Italia stava annegando, quindi serviva un salvagente, cioè il governo Monti. Noi lo ringrazieremo sempre. Ma a un certo punto la parola dev’essere restituita agli elettori. Ci vuole un altro passo. Anche perché, attenti, Berlusconi non è sparito, sta lavorando».

In queste parole di Giuliano Pisapia sta il nocciolo, quantomeno per il movimento arancione, della svolta impressa lunedì 12 marzo al teatro Smeraldo da Libertà e Giustizia al quadro politico italiano.

Il suo manifesto, stilato dal costituzionalista Gustavo Zagrebelski e firmato in rete da 40mila persone, afferma un concetto molto semplice e quindi rompe un tabù. Il governo Monti, dei tecnici, è necessariamente a termine, pena l’autodistruzione della democrazia in Italia. Ad aprile-maggio dell’anno prossimo si dovrà tornare a votare. Ma, con i grandi partiti scossi da continui scandali di corruzione e in calo verticale di consensi e di fiducia (gli ultimi sondaggi li danno al 6%, persino sotto le banche, dato unico in Europa), è urgente una profonda riforma della politica, alias nuovi progetti politici e nuove leadership.

Volutamente, ha spiegato Sandra Bonsanti coordinatrice di L&G, Milano è stata scelta come assise del convegno. La città che nell’estate scorsa ha per prima battuto il berlusconismo, e avviato un nuovo corso politico. Con la partecipazione e l’equità. La cifra dell’intervento di Pisapia che, di fronte ai duemila convenuti nel teatro milanese, ha ricordato episodi anche di oggi, dalle segnalazioni spontanee per salvare i clochard dal grande freddo ai biglietti del tram gratuiti per i disoccupati. Ma è anche una cifra nazionale, che si estende oggi alla corsa di Doria a Genova. E domani?

Si sta facendo un po’ di dietrologia dietro il manifesto di L&G e la serata dello Smeraldo. C’è chi sostiene che Carlo De Benedetti, patron dell’associazione, abbia spaccato il “partito di Repubblica”  in contrasto con Scalfari (che sostiene un governo Monti “lungo”, per almeno una legislatura di risanamento) con un progetto innovativo, forse una “lista civica nazionale” in cui i nomi di spicco sarebbero proprio le due star della serata, Giuliano Pisapia e Roberto Saviano. Possibile? Forse. Probabile, no (difficile pensare che Pisapia lasci il suo impegno da sindaco per correre nel 2013). Politicamente sensato? Sì.

Per capirlo restiamo sui messaggi dello Smeraldo. Che, se letti con attenzione, formano un progetto.

In un’Italia in crisi profonda, con impoverimento diffuso, evasione, corruzione e criminalità dilaganti la tesi di Roberto Saviano è che una reale politica di contrasto alla corruzione (su cui il governo attuale, condizionato dal Pdl, tituba)  i capitali criminali poterebbero essere colpiti e recuperati. Si tratta di ben 160 miliardi all’anno, frutto di spaccio di morte, estorsioni, distorsioni della concorrenza…160 miliardi, pari all’8% del pil italiano. E se vi aggiungiamo altri 60 di corruzione e 150-200 di evasione ecco che un futuro governo della legalità, di cui Saviano è un simbolo, potrebbe attaccare circa il 25% del Pil , oggi rubato o evaso. Risorse cruciali per investimenti, politiche sociali, reale ripresa.

 L’altro messaggio credibile, quello di Pisapia, è che legalità e partecipazione diffusa possono andare in sinergia. Fino a propagarsi da Milano a Genova, dallo spazio locale allo spazio nazionale.

Sogno? Beh, si. Ma era appunto questo lo scopo della serata di L&G dello Smeraldo. Mettere in moto un sogno, una prospettiva positiva. E pare riuscito in questo. Compresa la sibillina frase in chiusura della Bonsanti sulla discussione dentro L&G  sul tema di <un partito nuovo, ma completamente diverso da quelli di oggi>. Un partito arancione nazionale? Chissà.

Un fatto è però certo. Chi ha lavorato e lavora all’esperimento milanese, dopo ieri, ha qualche serio segnale, qualche prospettiva  in più per non mollare, anzi per costruire ancora di più. E’ nelle cose.  

Beppe Caravita


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Re: Movimento arancione: dal locale al nazionale?
14/03/2012 Beppe Caravita
Non faccio l'esegeta di Pisapia ma riporto le frasi e gli stimoli salienti di quella serata. E' chiaro che, di fronte al critico appuntamento elettorale dell'anno prossimo, molto si stia muovendo. E' altresì chiaro che, con il 40% degli italiani disgustati dalla politica, vi è spazio e necessità per facce nuove e proposte nuove.
Supponiamo si arrivi alle elezioni del 2013 con questa legge elettorale di oggi. Oltre che antidemocratica questa riprodurrebbe gli schieramenti partitici attuali, pdl e lega contro Pd e sinistra. Con gli esiti disastrosi che possiamo facilmente immaginare. La serata di L&G è tutta dentro questo interrogativo. Poi se loro vogliano o meno proporre un partito o liste nuove non lo so. Invece, Vincenzo, credo che una progressiva diffusione (dal basso) di movimenti arancione sarebbe una buona cosa. Fino a un livello federativo nazionale.


ideologico, sì ma q.b.
14/03/2012 clanto
Bhè, il trafiletto in calce non rende giustizia al sindaco che ha esordito con tutta una serie di “cose” realizzate dalla giunta arancione che dovrebbero essere il suo fiore all’occhiello.
Non si è parlato di ciò che è necessario fare da più di vent’anni e non si vuole fare, ne da arancioni ne da blu rossi o gialli qualsivoglia… E’ chiaro che una politica sulla casa non si fa, e non si farà mai; meglio accudire i senzatetto solo d’inverno che non favorire il rientro nella società di questi soggetti, fregandosene del fatto che diventano sempre più numerosi di anno in anno… E’ meglio dismettere il patrimonio pubblico ,o impiegare precari e sottoprecari per fare cassa, piuttosto che costruire una vera politica sul lavoro che vada contro tendenza e utilizzi le risorse per non favorire il ristagno economico… Sempre meglio andare in deroga al patto di stabilità, e alle leggi, piuttosto che garantire trasparenza, legalità, diritti, dignità negli appalti e nei conti pubblici…. Insomma, per chi non c’era a quella serata, dell’intervento del sindaco, non si è perso niente; ma quell’agitare lo spauracchio del” signor b. il ritorno”, quello non ve lo hanno voluto evitare.


Re: Movimento arancione: dal locale al nazionale?
14/03/2012 VINCENZO ROBUSTELLI
Ser questo è il pensiero di Pisapia sul governo Monti questo è anche il pensiero della giunta:
"Queste esperienze locali devono diventare nazionali. L’Italia stava annegando, quindi serviva un salvagente, cioè il governo Monti. Noi lo ringrazieremo sempre. Ma a un certo punto la parola dev’essere restituita agli elettori. Ci vuole un altro passo. Anche perché, attenti, Berlusconi non è sparito, sta lavorando".
Se questo è il pensiero di Corritore
https://www.z3xmi.it/pagina.phtml?_id_articolo=525-Parla-Davide-Corritore.-La-sfida-dellAmministrazione-Pisapia-risanare-il-Bilancio-e-rilanciare-lo-sviluppo.-Difficolta-e-progetti-per-la-Milano-del-futuro-nelle-parole-del-City-Manager..html
"Quindi il tema strategico che oggi si sta discutendo in Comune è: uno, un piano di risanamento che riesca a tracciare la strada che porta al riequilibrio stabile di bilancio. In modo da consegnare al futuro una città che si sostiene strutturalmente da sé. E, secondo, riprendere gli investimenti, ora, senza aspettare il pareggio delle partite correnti. Anche perché siamo in una crisi economica pesante e l’unica è fare come sta facendo il Governo. Ovvero una manovra dura sulle partite correnti, sul disavanzo primario, ma contemporaneamente di spinta sugli investimenti nelle infrastrutture e in opere per le città. Su questo terreno il Governo Monti si sta attivando rapidamente. Una logica keynesiana di stimolo alla ripresa. E sarebbe auspicabile che Milano, capitale dell’economia, seguisse la stessa strada".
E’ inutile chiedere il pensiero di Tabacci.
Tutto questo vuol dire che non c’è speranza per Milano per il cambiamento che abbiamo richiesto in campagna elettorale.
Dietro il color arancione appare il solito colore grigio dei politici di professione, dei burocrati che ti spiegano come sia utile al paese privatizzare tutto, vendere i beni della collettività, farsi licenziare, lavorare da precario, pagare sempre di più per l’inflazione, diminuire le pensioni, portare sempre più in là la possibilità di andare in pensione.
Non solo, si vorrebbe far un partito nazionale arancione?
Ma la frase "Berlusconi non è sparito, sta lavorando" può solo creare ilarità. E’ certo che Berlusconi non intende cedere, ma quali sono le iniziative governative e dei partiti per cacciarlo definitivamente? Ma quali sono le differenze tra il programma Berlusconi e quello Monti, quali sono le conseguenze sulla nostra vita delle manovre di Monti.
Non dimentichiamo che nell’ultima finanziaria di Berlusconi il PD si astenne.


 
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