Città della Salute di nuovo a rischio?

Il terremoto a Infrastrutture Lombarde mette a rischio il grande bando edilizio. E intanto la bonifica dell'acqua di falda nell'area Falck è bloccata. Il vecchio progetto è di nuovo in discussione e il ministero dell'Ambiente non ha ancora emesso il decreto. I segnali di instabilità del progetto di Formigoni si accumulano. Non è il momento per ridiscutere tutto?
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falck per città salute

Il progetto città della salute è di nuovo a rischio? I punti di incertezza sono almeno due. Primo, le conseguenze del ciclone giudiziario abbattutosi la scorsa settimana su Infrastrutture Lombarde e, secondo, la situazione, piuttosto confusa, delle bonifiche nell’inquinata Area Falck di Sesto S. Giovanni che dovrebbe ospitare il nuovo complesso sanitario che accoglierà dal 2018 (secondo i piani) il neurologico Besta con l’Istituto nazionale dei Tumori.

Di sicuro l’evento più traumatico sta nella decapitazione di Infrastrutture Lombarde (Ilspa), dopo l’arresto, lo scorso 20 marzo, di Antonio Giulio Rognoni, ex direttore generale dell’azienda regionale, e di Pierpaolo Perez, il capo dell’ufficio gare e appalti, oltre a sei avvocati connessi a Ilspa. Di fatto, secondo i magistrati, gli uomini che hanno deciso dal 2008 al 2012 a chi assegnare oltre 200 milioni di opere pubbliche, tra ospedali, strade e infrastrutture varie.

Ora però sembra aprirsi un autentico buco decisionale. Entro il 24 aprile dovrà essere deciso il grande bando per la Città della Salute a Sesto S. Giovanni. 323 milioni di appalti da assegnare alle aziende edili, controllando scrupolosamente ogni atto della direzione precedente. Peccato però che la commissione di esame sia stata di fatto annullata dall’ondata di arresti. E il presidente di Ilspa, il leghista Paolo Besozzi, pare intenzionato – secondo Affari Italiani – ad affidare in velocità la carica di direttore generale a un outsider, Guido Bonomelli, già sindaco per la Lega di Castel Mella, e molto vicino a Roberto Maroni.

Verranno così sconvolti i piani di Cl e delle Cooperative per aggiudicarsi l’affare Città della Salute? Tutti gli equilibri salteranno? E poi, salteranno fuori magagne anche nel bando in corso? Nessuno lo sa. Ma il nervosismo è grande. Soprattutto nei piani alti di Sesto S. Giovanni, dove il sindaco Monica Chittò venerdì scorso ha chiesto un incontro urgente con Roberto Maroni, per analizzare la situazione Città della Salute, rassicurarsi e rassicurare.

Che qualcosa non stia andando per il verso giusto lo si percepisce anche a Sesto S. Giovanni. E più precisamente nell’area Falck, dove sono stati ufficialmente inaugurati dallo stesso Maroni lo scorso 4 dicembre i lavori di bonifica del perimetro della Città della Salute.

Ma se anche le ruspe stanno spostando un po’ di terreno superficiale (e non è nemmeno chiaro a quale ritmo) l’altra metà della bonifica (quella importante) sembra ancora del tutto bloccata. Stiamo parlando dell’estesa falda idrica sotterranea che percorre tutta l’area come un fiume carsico. Intrisa di cromo, clorurati, metalli pesanti, residui di acidi. Il deposito profondo di 150 anni di siderurgia che oggi, con l’innalzarsi della falda (non più sfruttata dalle industrie) va a contaminare verso la superficie.

Togliere quindi strati anche profondi di terra, anche i 15 metri necessari a costruire i piani sotterranei della Città della salute (che peraltro dovrebbero ospitare sale operatorie e corsie di degenza dei malati neurologici e di tumori) rischia di essere inutile. La falda, innalzandosi periodicamente, potrebbe intridere di veleni anche le fondamenta e poi le mura del complesso.

Il Comune di Sesto, su questo tema chiave, nel 2007 aveva lanciato un progetto piuttosto ambizioso: una batteria di undici pozzi per prelevare l’acqua di falda, depurarla e inviarla a una centrale di cogenerazione adiacente. Inoltre, contemporamente, la formazione di un consorzio tra le aziende operanti in loco per partecipare al finanziamento dell’opera, piuttosto impegnativa. E il progetto fu approvato dal ministero dell’Ambiente, che ha giurisdizione esclusiva sull’area Falck, come sito di interesse nazionale ad alto livello di inquinamento.

Ma il 24 febbraio scorso (si legge nell’interpellanza al sindaco Chittò da parte di Roberto Di Stefano, capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale) il progetto è stato “rimesso in discussione”. Troppo costoso? Di fatto appare saltato, dopo sette anni, il consorzio delle imprese, quasi tutte nel frattempo delocalizzate dall’area e quindi non disponibili a sostenere l’investimento. Mentre altri proprietari di aree contestano l’eccessivo impatto ambientale del progetto.

E ora? Stando al protocollo d'intesa firmato tra Regione e Comune nel dicembre 2012 la bonifica della falda dovrebbe partire a fine marzo, tra pochi giorni. Ma il ministero dell’Ambiente è in netto ritardo sul suo decreto per le bonifiche (che dovrà includere indicazioni sul progetto alternativo per la falda), supposto in essere già nel novembre scorso, e poi a Natale.

Come sbrogliare la matassa? Basterà un piano di interventi solo sugli “hot spot”, sui punti in cui la falda emerge più vistosamente? Costerebbe meno, di certo, e darebbe minor impatto ambientale. Ma le conseguenze a lungo termine su ospedali, lavoratori e pazienti?

La questione falda appare quindi come il vero problema irrisolto dell’area Falck (e di Sesto). Un po’ come il fiume alluvionale che fece saltare il progetto in Vialba. E per la vicenda della Città della Salute non sarebbe una novità. Dati i precedenti, che si dipanano da un decennio a questa parte tra tentativi di insediamento alla Bicocca, poi Vialba-Ospedale Sacco e infine ora area Falck di Sesto S. Giovanni.

Non sarebbe meglio darci un taglio una volta per tutte? Chi ha davvero bisogno di una nuova sede è il Besta, mentre il Tumori ha appena inaugurato sale operatorie nuove di zecca e ha ampi spazi di espansione al suo interno. Contro un progetto sestese stimato oltre i 400 milioni (a carico dei due istituti) non sarebbe meglio spenderne tra 50 e 100 per una nuova sede del Besta a Niguarda (in sinergia con un grande ospedale generale), oppure persino in una nuova area a Città Studi, quale quella che è disposta a offrire l’Università Statale? Oppure infine, se decollerà, spostare il Besta nel Parco Sud, vicino al nuovo Cerba?

Le alternative non mancano, come si vede. E sono tutte meno costose, e rischiose, di un progetto Città della Salute, strenuamente voluto dalle cordate formigoniane, un progetto pedissequamente trapiantato da Vialba alle diversissime condizioni ambientali dell'area Falck. Converrebbe, al nuovo vertice regionale e di Ilspa un serio ripensamento su tutta questa materia.

Beppe Caravita  

 

 


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Re: Città della Salute di nuovo a rischio?
01/04/2014 Damiano Stefano Volante
Un'area così vasta inquinata massicciamente per decenni, in tempi di assenza di qualsiasi normativa di tutela ambientale, richiederebbe necessariamente un intervento di bonifica, a prescindere dalla destinazione d'uso prescelta: sia che si volesse edificare sia che si volesse destinare il sito a Parco pubblico, la bonifica di un terreno di tali dimensioni è sempre fondamentale.
Le ventilate possibilità di inquinamento della faglia milanese non fanno altro che aggravare il problema.

Damiano Stefano Volante


Re: Città della Salute di nuovo a rischio?
27/03/2014 Paolo Burgio
Non posseggo informazioni sulla quantità dell'acqua di falda e sul livello di inquinamento di cui trattasi, ma se esiste la necessità di prevedere sia il prelievo dell'acqua che il relativo trattamento, significa che la contaminazione dei terreni dell'area Falck rappresenta un grosso problema. Infatti mi pare di capire che occorra prelevare l'acqua poiché il livello della falda si sta rialzando a causa della diminuzione dei prelievi dopo la chiusura degli stabilimenti e che il livello dell'inquinamento sotterraneo sia da tale da contaminare i terreni circostanti diffondendo l'inquinamento delle falde.
Se la famiglia Falck, quando decise di dismettere le sue attività nel settore siderurgico e chiudere gli stabilimento di Sesto, alienò la proprietà dell'area, invece di pensare ad avviare una grande operazione immobiliare in proprio, deve aver avuto dei buoni motivi per rinunciare ad un affare così importante. Ed uno dei buoni motivi potrebbe essere l'enorme costo e le notevoli difficoltà tecniche poste dal recupero di un sito così vasto, che per decenni e decenni è stato inquinato massicciamente, quando non esisteva alcuna preoccupazione in merito alla contaminazione dell'ambiente, nessuna norma che controllasse e limitasse le acque di scarico industriali e le immissioni
atmosferiche. Se quindi questa preoccupazione sconsigliò allora di pensare ad operazioni immobiliari in grande stile, quando le restrizioni e le normative erano di gran lunga più permissive di quelle odierne, come mai oggi si pensa con tanta sicurezza di insediare addirittura un centro ospedaliero, sopra terreni che
sono stati per così lungo tempo soggetti a pesante inquinamento, che non è nemmeno semplice né agevole circoscrivere e determinare?


Re: Città della Salute di nuovo a rischio?
27/03/2014 Michele Sacerdoti
Sono perfettamente d'accordo con le proposte di Beppe Caravita, che in parte coincidono con quelle proposte nel 2012 dal consiglio di zona 3.
Il Besta doveva andare inizialmente al Cerba ma poi Formigoni, che voleva creare un polo ospedaliero controllato da Cl in coincorrenza con il Cerba di Veronesi, lo accorpò nel progetto della Città della Salute, prima a Vialba e poi a Sesto.


 
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