Opinioni a confronto. MILANO PUO' ESSERE “UNA CITTA' PARTECIPATA”?
(Patrizia Sollini)05/03/2014
Questi gli esperti interpellati per il primo quesito (ma l’invito a intervenire è rivolto anche ai loro colleghi).
Francesca Cognetti - Ricercatrice presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e membro del comitato direttivo di Polisocial, il programma di impegno e responsabilità sociale del Politecnico di Milano. È tra i responsabili del Corso di perfezionamento post-lauream “Azione locale partecipata e sviluppo urbano sostenibile”, promosso annualmente da Istituto Universitario di Venezia.
Gerardo DeLuzenberger - Facilitatore Professionista Certificato dalla Associazione Internazionale Facilitatori. Socio fondatore di Genius Loci, società operante nel campo della progettazione partecipata, della formazione e del change management. Co-fondatore della Scuola Superiore di Facilitazione.
Silvia Tarulli - Pianificazione territoriale di area vasta, progettazione partecipata, housing sociale, sviluppo delle risorse delle comunità locali. Collabora con ABcittà officina del futuro - Cooperativa sociale di professionisti in progettazione partecipata.
PRIMO QUESITO
Che voi sappiate l’attuale Giunta ha aperto il dibattito sul futuro della città anche a componenti attive presenti in Milano? Siete a conoscenza di qualche caso interessante di “progettazione partecipata” in città? Cosa rende “attraente” questa modalità di lavoro dal vostro punto di vista?
Francesca Cognetti
Credo che l’attuale Amministrazione abbia avviato molti processi di ascolto e di costruzione di ambiti di dialogo con le organizzazioni della società civile.
È questo un segnale importante che ci fa ben sperare rispetto al rinnovamento di uno stile di governo più attento alle molte progettualità “dal basso” che la città di Milano esprime.
Penso ad esempio, nell’ambito delle politiche sociali al Forum del terzo settore – giunto alla terza edizione-; nell’ambito delle politiche per la casa ai programmi di coinvolgimento degli abitanti come i Laboratori di Quartiere e lo Spazio Abitare; sui temi di carattere urbano i progetti per il quartiere Isola, il processo di ascolto per la trasformazione degli scali ferroviari, il bando per i Giardini Condivisi; sulle politiche culturali la costruzione di eventi che attingono a molte differenti progettualità come BOOK City e Piano city. Questi processi sono stati avviati dall’Amministrazione negli ultimi anni e per la gran parte riguardano attività di avvicinamento e ascolto, volte al recepimento delle posizioni locali e delle progettualità esistenti, alla raccolta di pareri in merito a uno specifico tema, alla messa a sistema delle proposte. Possono essere quindi intesi come l’avvio di un percorso di partecipazione, che non può dirsi concluso e che ha bisogno di molte energie per essere sviluppato.
Sono quindi processi importanti, che hanno sviluppato aspettative, richieste, nuove idee, che hanno bisogno di acquistare maggiore spessore, anche in funzione di cambiamenti tangibili, sia sul fronte delle trasformazioni urbane, sia su quello degli assetti organizzativi. Dopo questo avvio, in cui molti semi sono stati gettati, ci si aspetta infatti oggi di vedere i fiori e i frutti di questi processi; siamo quindi in una fase che richiede molta attenzione, orientamenti chiari, esiti importanti.
Il compito non è facile: questa Amministrazione ha dovuto rimettere a fuoco uno stile di governo, un modo di parlare a molti, la possibilità di rappresentare le diverse anime della città, in un’epoca di crisi del pubblico e dei suoi canali tradizionali di intervento.
D’altra parte l’attuale giunta nasce da un forte impulso al cambiamento che è venuto dalle più diverse componenti attive della città. E’ la spinta anche verso una politica attenta ai temi del coinvolgimento e della partecipazione, che ci restituirà una città più aperta, più inclusiva, più giusta. Siamo in attesa di questi frutti.
Gerardo DeLuzenberger
Ho incontrato alcuni assessori dell’attuale giunta, ed ho riscontrato grande attenzione al tema della partecipazione. La mia impressione è che su questo si sia fatto a Milano molto di più di quel che si “veda”, anche se spesso con modalità che definirei “convenzionali” – il che non è per forza un problema. Ci sono poi alcuni esperimenti che hanno provato a fare un salto nell’uso della partecipazione. Penso al progetto partecipato su centro civico e cavalcavia Bussa nel quartiere isola, quello sugli alberi in Mac Mahon, quello per lo sviluppo del welfare, gli orti partecipati, quello su darsena e navigli, quello sulla stazione centrale. Esperienze che, con tutti i loro limiti, penso vadano guardate con interesse. Ciò che le rende attraenti non è tanto l’idea di coinvolgere le componenti attive nelle decisioni da prendere, anzi confesso che comincio a pensare che questa sia la parte meno interessante della storia. Certo il coinvolgimento aumenta le possibilità di prendere decisioni che incontrino i reali bisogni della gente, ma a me piace guardare a queste esperienze come a dei veri e propri esperimenti sociali che provano a ridisegnare il rapporto tra cittadini e cittadini prima ancora che tra cittadini e pubblica amministrazione.
Silvia Tarulli
L’attuale giunta ha promosso diversi progetti partecipati, di questi molti sono riconducibili più alla definizione di “cittadinanza attiva” (cioè progetti che tentano di incoraggiare e rafforzare la rete delle comunità territoriali esistenti) che alla progettazione partecipata tradizionalmente intesa. Un esempio interessante è l’esperienza che si è svolta al quartiere Isola, prima con il percorso partecipato finalizzato alla definizione delle linee guida relative a un nuovo Centro Civico e poi con il laboratorio di progettazione per individuare nuove idee per la riqualificazione del Cavalcavia Bussa. Un altro progetto che ha avuto un risultato positivo è quello della zona 30 Tortona Solari, nato da un’iniziativa dei comitati locali ed in seguito sviluppato attraverso la collaborazione fra cittadini e Amministrazione, che prevede un percorso con moderazione del traffico, piste ciclabili e una maggiore sicurezza per gli abitanti del quartiere.
SECONDO QUESITO
A volte a livello centrale e/o dal decentramento è difficile comunicare con la cittadinanza. Come operatori del settore quali strumenti di comunicazione trovate più efficaci per far conoscere meglio iniziative e progetti alla cittadinanza?
Francesca Cognetti
Credo che il quadro dei progetti di ascolto e partecipazione, per quanto articolato, risulti ai cittadini frammentato e poco accessibile. Mi sembra che ci sia la necessità di ampliare luoghi, virtuali e reali, di comunicazione sui processi e le trasformazioni in corso, che siano prima di tutto luoghi di informazione sulle scelte di governo della città (dalle più minute alle più consistenti), e poi anche luoghi di discussione e di partecipazione.
In questa direzione potrebbero essere potenziati luoghi come l’Urban Center, ma anche le sedi dei Consigli di Zona. Più in generale, gli stessi Consigli di zona potrebbero essere maggiormente valorizzati nel loro ruolo di “antenne locali”, esercitando pienamente la parte di istituzione decentrata, vicina alle percezioni e ai desideri locali. Si sente anche la mancanza di strumenti di comunicazione a larga diffusione, sia sul web, sia di formato cartaceo; strumenti anche semplici che possano però aprire un canale frequente di scambio tra Pubblica Amministrazione e cittadinanza.
Gerardo DeLuzenberger
Certamente sul tema comunicazione si può fare di più. Anche perché, come dicevo prima, sono convinto che questa amministrazione stia investendo molto sulla “partecipazione” nel senso più ampio del termine, e molto meno sul raccontare quello che fa e renderlo visibile. Credo che la partecipazione andrebbe comunicata e spiegata meglio, raccontando quello che l’amministrazione fa e sta facendo.
Si dovrebbe investire sulla narrazione e sul senso di quello che si sta facendo.
Tempo fa avevo suggerito di sviluppare una parte del sito web del Comune su questo tema. Di creare un portale che potesse raccogliere e mettere a sistema tutte le cose che si stanno facendo. Ma anche diventare esso stesso un canale di partecipazione. Anche perché in una città come Milano non si può prescindere nel fare partecipazione da un uso estensivo di tutti i canali esistenti – e soprattutto del web e dei social network.
Silvia Tarulli
La comunicazione dell’amministrazione rispetto ai progetti partecipati da lei proposti è stata molto scarsa; le attività di coinvolgimento dei cittadini promosse dai vari assessorati sono numerose, ma sono conosciute solo da coloro che ne sono stati direttamente coinvolti, per le altre persone è difficile venirne a conoscenza e questo rende molti milanesi convinti che non sia realizzato quasi nulla in proposito.
Per aumentare la visibilità dei progetti partecipati promossi dall’Amministrazione potrebbe essere utile creare una pagina del sito del Comune di Milano e una pagina Facebook dedicate a questo tema in cui elencare i progetti che propongono un approccio partecipato (magari differenziando tra i vari livelli di partecipazione proposti) e in cui raccontare gli sviluppi e i risultati raggiunti. Si potrebbe anche contrassegnare tali progetti con un simbolo che li identifichi come appartenenti alla categoria dei progetti partecipati e che sia di immediata riconoscibilità.