Pisapia a metà del guado
A fine marzo ha cominciato a fare il suo lavoro, ovvero a guardarsi i conti. Studiando le cifre previsionali per il 2013 dei vari assessorati, insieme alle varie poste di entrata.
Risultato: la macchina comunale oggi gira a 2,5 miliardi di euro di spesa. Ma se togliamo le poste incomprimibili (personale, bollette, contratti di servizio con Atm e Amsa….) restano solo 680 milioni di spese “discrezionali”. Dentro queste ci sono soprattutto i servizi, alle persone, famiglie, lavoro...
Sull’altro lato i trasferimenti da Roma si sono ridotti, fino a 350 milioni in meno. E altri 200 milioni di entrate straordinarie (plusvalenze, oneri di urbanizzazione, entrate sull’accordo derivati….) sono state congelate dal Governo in onore del patto di stabilità concordato con l’Europa.
Risultato: un disavanzo prevedibile per quest’anno di ben 435 milioni. Portarlo a zero, sui 680 milioni di spese “manovrabili” sembra davvero una missione più che improba, quasi impossibile.
Ovvio, riversare tutto il disavanzo in tagli sui servizi è impensabile. In pratica il Comune dovrebbe chiudere i battenti a quasi tutti i suoi programmi di welfare, sul lavoro, culturali e altro. In una fase poi di grande sofferenza per Milano, nell’epicentro della più profonda recessione dal dopoguerra ad oggi.
Quindi è pensabile che almeno 200 milioni verranno da entrate aggiuntive, fiscali e tariffarie. Ma anche 200 milioni in meno di spese di servizi e programmi non sarà uno scherzo. Senza poter contare, infine, su operazioni straordinarie (come la vendita di quote della Sea o altre partecipate) che l’anno scorso hanno rimesso a posto in extremis i conti.
Insomma, si profila per la seconda metà dell’era Pisapia la maggiore e più radicale operazione di austerità mai affrontata dal Comune di Milano. Che la Balzani, di fronte a una giunta sotto pressione, cerca di presentare persino come un’opportunità.
La sua linea verte infatti su un completo ripensamento dell’azione comunale. Una macchina che viaggia a 2,5 miliardi di uscite non è chiaramente più sostenibile. La spesa va valutata voce per voce, va considerato ogni impatto sulle varie fasce sociali, escludendo benefici gratuiti impropri per i più abbienti. E interventi onerosi non strategici. Su queste basi va costruito un bilancio diverso - ha spiegato nel corso della due giorni dei Comitati per Milano - non più amministrativo, ma per progetti e per obbiettivi selezionati.
Così Balzani vuole arrivare a giugno alla definizione e approvazione di un bilancio preventivo 2013. Un documento reale, che eviti di continuare ad andare avanti alla cieca mese per mese. E intanto ha proposto una cura drastica. Arrivarci, a giugno, spendendo in tutto meno di 20 milioni, contro i 56 mensili medi. Una “short list” di progetti cancellati (e pochi approvati) che ha sollevato forti malumori tra gli assessori. Ma la dieta è e resterà stretta.
Sarà quindi dura, durissima. Ma è anche un passaggio obbligato per il Comune di Milano. Con una giunta Pisapia che dal primo momento della sindacatura non ha potuto nè ha messo la polvere sotto il tappeto.
Eppure nei primi due anni di cose ne ha fatte. E ci ha pensato Milano Civica a metterle in fila, nel booklet che alleghiamo. Da interventi grandi come l’area C, il Pgt “riequilibrato” con i contributi dei cittadini o i vigili di quartiere a quelli più piccoli come gli aiuti a chi ha perso il lavoro, il microcredito, il rinnovo dei mercati comunali.
Il libretto rappresenta un buon antidoto rispetto alla situazione descritta sopra. Leggerlo tira un po’ su il morale. E fa sperare che, anche in questi tempi difficili, Milano Civica riuscirà persino a raddoppiarlo a metà 2015.