Pace (armata) alla Sea
(Giuseppe Caravita)30/01/2013
I mesi delle frenetiche operazioni finanziarie, delle voci di vendita al fondo F2i, e anche della fallita quotazione in borsa si sono chiusi. E per la Sea, la maggiore azienda lombarda nel settore trasporti (5mila addetti) comincia, almeno si spera, una fase nuova. Di strategie industriali, di progetto, di lavoro.
Organizzato dal Comitato per Milano di Zona 3, e ospitato
dal Cdz di Via Sansovino, l’incontro di venerdì 25 scorso sul futuro dell'azienda ha avuto una
tempistica quantomai fortunata. Soprattutto per la presenza del direttore
generale del Comune di Milano, Davide Corritore, reduce 48 ore prima da un incontro con i
rappresentanti del fondo F2i (guidato da Vito Gamberale). Meeting in cui i due
azionisti della Sea (il Comune con il 55% e l’F2i con il 45%) hanno deciso di
seppellire l’ascia di guerra, dopo le ultime forti polemiche seguite al
fallimento della quotazione in Borsa della Sea. Scurdammoce ò passato, verrebbe
da dire. E pensiamo insieme al suo futuro. “La Sea, per il Comune di Milano è e
resta una partecipazione strategica – ricorda Corritore – da sola, con i suoi
dividendi, copre il 70% delle spese di welfare comunali. Noi non intendiamo
rinunciare a questo asset. A meno di altre situazioni di assoluta
emergenza dei conti".
La volontà di tenere la maggioranza dell’azienda c’è. Ma
anche la spada di Damocle finanziaria sul Comune. Come quella che calò nell’autunno del
2011 costringendo Palazzo Marino a una veloce vendita del 30%, per circa 100
milioni, pur di non incappare nei rigori e nelle penalità pesanti del patto di
stabilità. “Torino fece una scelta
diversa – aggiunge Corritore – e le conseguenze le sta ancora pagando”.
Incrociando le dita i due soci dovrebbero però ora stabilizzarsi nel 55 e 45% reciproci. E aprirsi la prospettiva industriale. La Sea, al proposito, ha appena inaugurato un investimento pluriennale da 300 milinoni. Il “satellite tre” di Malpensa. “Una struttura grande una volta e mezza Linate - spiega Giuseppe Bonomi, presidente della Sea – a misura dei grandi vettori intercontinentali. E di Malpensa come punto di snodo dalle rotte asiatiche a quelle europee e Usa”.
In pratica, grazie ad accordi come quelli con Emirates, già nel 2012 il traffico da e per l’Asia è cresciuto del 10%, contribuendo a controbilanciare il calo italiano e europeo. “Il risultato, in un anno di crisi fortissima, è aver contenuto la riduzione di passeggeri al 4%”. “Il baricentro del pianeta – aggiunge Corritore – si sta spostando in questa direzione”. E diventare un hub europeo per i vettori asiatici è oggi al primo posto nelle priorità dell’azienda.
Ma non solo questo. Ogni azienda di servizi aereoportuali, accanto alle sofisticate attività di assistenza al volo e di accoglienza, deve fare i conti con attività più critiche, quali per esempio l’handling dei bagagli e delle merci.
“Fiumicino ha fatto un scelta diversa da noi, esternalizzando già molti anni fa queste attività. Trovandosi con situazioni spesso ingestibili, su multiple aziende, e bassa qualità dei servizi e del lavoro – dice Bonomi – Noi invece siamo rimasti fermi su un’azienda nostra. Che, economicamente, resta una sfida difficile. Ma dove crediamo che una stretta cooperazione con i sindacati ci consentirà di vincerla. Sia sotto il profilo della qualità dei servizi che anche dell’equilibrio dei conti”.
Aperture? Anche se con qualche distinguo i rappresentanti
sindacali presenti (Gianni Cervone dell’Rsu Sea e Stefano Malorgio Segretario
Generale Filt-CGIL Milano) le accolgono.
L’esperienza dei duri anni passati, da quella primavera 2008 quando Alitalia di colpo abbandonò Malpensa (1600 voli cancellati in un giorno) è ancora viva. Ma la questione vera, e spinosa, resta l’instabilità nei rapporti tra i due azionisti. Un Comune ancora in maggioranza ma un fondo F2i, dopo l’acquisto della quota della Provincia di Milano, sempre più a ridosso del primo. E il rischio che una nuova crisi della finanze comunali rimetta in discussione tutto. “Finora F2i non ha mostrato grandi performance nella sua politica di acquisizione di piccoli e medi aereoporti in giro per l’Italia - osserva Pierpaolo Pecchiari , esperto di Sel - Una per tutte: Gamberale è arrivato ad affermare che lo scalo di Genova poteva diventare un hub per il Mediterraneo. Per chi conosce quel piccolo aereoporto l’affermazione si commenta da sola”.
“Chi ha la maggioranza comandi" dice secco Basilio Rizzo,Presidente Consiglio Comunale di Milano. Troppa diplomazia non serve. Mani libere per investire, creare lavoro e costruire sulle nuove opportunità delle rotte globali e anche sulla liberalizzazione di Linate.