La domanda che si pongono in molti, in questi ultimi giorni,
è piuttosto semplice: dobbiamo proprio aspettarci che i due grandi soggetti
clinici di città studi, l’Istituto Nazionale dei Tumori (Int) e il Besta
lasceranno la Zona 3 al 2016 (o qualche anno dopo) per trasferirsi nella nuova Città
della Salute, nell’area dell’Ospedale Sacco a Via Alba?
La città della Salute, progetto di un nuovo grande polo
clinico e di ricerca, è da almeno cinque anni un fiore all’occhiello per la
giunta regionale guidata da Roberto Formigoni.
Ma, stando ai fatti degli ultimi mesi qualche dubbio è
lecito porselo.
Riassumiamoli. A Luglio lo stesso Formigoni ha annunciato
come imminente la partenza operativa del bando che avrebbe avviato la selezione
delle imprese per le opere nell’area Sacco. Indicando anche una data limite precisa:
il 30 novembre. Nulla.
Quindici giorni dopo, ovvero giovedì 15 dicembre scorso,
invece il colpo di teatro. La Regione decideva di sciogliere il Consorzio Città
della Salute, il piccolo ente operativo creato due anni fa per gestire il
progetto. Entro Natale, probabilmente, il Consorzio chiuderà i battenti, il suo
presidente Luigi Roth (un manager cattolico, molto vicino al Vaticano e
Comunione e Liberazione) forse passerà a gestire il padiglione italiano dell’Expo.
E le competenze del progetto Città della Salute passeranno direttamente alla
Regione, alla sua direzione Sanità.
Una chiusura che è suonata a molti come una mazzata
sull’intera iniziativa, che peraltro e da due anni sta generando incertezze sugli
investimenti in Zona Tre dell’Int (nuove camere operatorie, allestimento del
sesto piano, sede distaccata di Via Amadeo) e sta creando preoccupazioni sui
servizi sanitari pubblici qualificati che resteranno a disposizione dei
cittadini nel comprensorio di Città Studi.
Nulla da temere, per Formigoni. Secondo la Regione, la città della Salute si farà lo
stesso, nonostante la fine del consorzio. Stando al comunicato ufficiale la
chiusura è motivata dalla necessità di contenere i costi. Ma i
fondi che finora hanno fatto funzionare il consorzio (in due anni 1,5 milioni
di euro) provengono dagli istituti (il solo Int ha pagato 400 mila euro
all’anno) e non dall’ex-Pirellone.
Ufficialmente, ancora, la direzione Sanità della Regione
prenderà in mano l’intero progetto e pubblicherà a breve il famoso bando (ma su
questo stavolta non viene indicata una data precisa). Intanto però trapela che il Comune,
in una serie di incontri con i funzionari regionali, abbia espresso fortissimi dubbi sulle sue attuali disponibilità finanziarie a sostenere le forti spese infrastrutturali
necessarie al nuovo grande complesso clinico e di ricerca nell’area Sacco.
L’amministrazione
guidata da Giuliano Pisapia, come è noto, si è trovata a ereditare un vistoso
buco di bilancio dalla precedente giunta Moratti, oltre ai pesanti tagli delle ultime
manovre. E la città della Salute, che nel suo piano originario prevede un polo
da 1400 clinici e ricercatori, è un affare, piuttosto imponente, da circa 680
milioni di euro. Stando solo alle ultime previsioni (cresciute del 30% su due anni fa). Sarà, sulla carta,
il maggiore nuovo polo sanitario d’Europa. E avrà bisogno, tra l’altro, di una
linea di metropolitana dedicata e di un ridisegno della viabilità intorno al
parco agricolo confinante con l’ospedale Sacco.
In tempi di forte crisi economica, con le opere prioritarie
dell’Expo da finanziare, le banche con i rubinetti del credito quasi serrati,
non sarà quindi facile per la Regione far partire rapidamente il progetto,
anche facendo conto sul project financing pubblico-privato (su cui il consorzio
ha lavorato nei due anni passati) con partner oggi sempre meno liquidi e disponibili.
E poi sullo sfondo il rebus immobiliare. Gli investimenti nella
Città della Salute, in tutto o in parte, dovrebbero ripagarsi, nei piani, con le
“pregiate” aree liberate a Città Studi dall’Int e dal Besta. Probabilmente da
riconvertire in nuovi complessi residenziali.
Ma anche qui. Il mercato ci sarà davvero, in una Milano in
cui si sta costruendo un po’ ovunque, a fronte di una evidente crisi della domanda abitativa (che in
questi ultimi mesi pare paralisi assoluta)?
Ultimo elemento. Gli incontri tra funzionari della Regione e
le rappresentanze sindacali degli istituti.hanno visto un netto spostamento di focale. Mentre la città
della Salute è rimasta su uno sfondo un po’ nebbioso (incluso il ventilato sganciamento del Sacco) l’accento è passato su un
progetto più piccolo, il polo di ricerca oncologica di Nerviano, dove è
previsto lo spostamento di un certo numero di ricercatori dell’Int. Iniziativa
a cui i sindacati non si oppongono, ma di sicuro più piccola (e forse più
interessante) del mega-progetto formigoniano.
(Giuseppe Caravita)