Andar per librerie... Libreria Aleph
Incontriamo Sergio Marchio responsabile della Libreria Aleph che è collocata nel mezzanino della stazione Lima della M1. Una libreria con una storia particolare e un nome che si rifà a culture antiche e ai bellissimi racconti di Jorge Luis Borges
(Massimo Cecconi)24/11/2012Qual è la storia della libreria?
Questa libreria nasce circa 20 anni fa.
L’anno prossimo festeggeremo il ventennale. Deriva da una mia
esperienza precedente di libreria, che allora era in un’altra zona
della città, orientata ai temi dei servizi sociali, della
psichiatria e della psicologia terapeutica. La libreria nacque in
seguito ad un progetto condiviso con un gruppo di psicologi che poi
diedero vita all’Albo degli psicologi di Lombardia (che ora ha sede
in corso Buenos Aires,75) e con gli studenti di Psicologia di allora.
Trent’anni fa, le professioni e tutte le attività di questo
settore erano un po’ lasciate all’improvvisazione: Dare una
struttura a tutto ciò poneva il problema di fornire, oltre
all’inquadramento legislativo, anche una rete di servizi. La
libreria si è collocata all’interno di questa rete di servizi. Nel
frattempo molto è accaduto. Una volta la figura dello psicologo e le
diverse problematiche del disturbo mentale agivano sotto traccia. Ciò
che accadeva in questo mondo non veniva né verbalizzato né
pubblicizzato. In questi ultimi anni, invece, si è verificata
un’esplosione di queste tematiche legata, in parte, alla
proliferazione di figure professionali che riescono a dare
un’immagine sempre più definita del come affrontare i vari ambiti
del disturbo mentale e, in parte, alla affermazione di queste
tematiche anche a livello culturale e informativo. Questi aspetti
hanno creato un sommovimento molto grosso nel campo del lavoro per
cui i corsi di laurea in Psicologia che prima In Italia erano solo
due (Roma e Padova) oggi sono quasi una ventina. Il numero dei
professionisti di quest’area è lievitato enormemente: in Lombardia
ci sono oggi circa 8000 iscritti all’Albo, mentre in Italia sono
65000. A fronte di questa crescita, la nostra attività si è sempre
di più sviluppata orientandosi verso un lavoro specializzato, legato
alle categorie professionali e agli operatori sociali. Tutto ciò ha
fatto sì che noi abbiamo sviluppato vari livelli di intervento
all’interno di convegni, seminari e momenti formativi. Abbiamo
anche allestito un sito internet molto articolato
(www.alephlibreria.it) che oltre 60 scuole di psicoterapia e
associazioni varie del settore usano come vetrina per promuovere le
proprie attività.
Oltre agli aspetti che riguardano
l’ambito psichico, abbiamo una particolare attenzione nei confronti
delle medicine alternative, al di là, naturalmente, di una copertura
ottimale di letteratura e saggistica varia.
Chi sono i vostri clienti?
Sono principalmente studenti, operatori
psicosociali, intellettuali, professionisti ma anche pubblico
generico. Rispetto al passato, noi notiamo comunque una grande
attenzione ai temi sociali anche da parte della gente comune. Negli
anni passati ho curato l’organizzazione di iniziative di diffusione
del libro in piazza Duomo, poi con Radio Popolare abbiamo partecipato
(un tempo in piazza Oberdan) e partecipiamo (in via Pagano) al Banco
di Garabombo anche in collaborazione con la Cooperativa Chico
Mendes/Altromercato. Per altro, accanto alla nostra libreria esiste
uno spazio di Altromercato con cui collaboriamo avendo un’assoluta
affinità di clienti.
Dal vostro osservatorio, come va il
mercato del libro a Milano e in Italia?
La nostra specifica specializzazione ci
mette un po’ al riparo dalle onde di crisi del mercato del libro.
Si verifica comunque un calo, se il mercato italiano sta subendo una
flessione intorno al 20/30%, noi perdiamo un po’ meno. A fronte di
una domanda che storicamente è sempre salita, da un paio d’anni a
questa parte si nota un certo rallentamento. Qui si inserisce anche
il tema dell’editoria elettronica. Un tempo, lo studente
universitario comprava il libro o, al massimo, lo fotocopiava
(continua a farlo anche ora quale forma di difesa nei confronti del
caro vita), oggi proliferano i blog, i libri in pdf presenti in rete;
si sono estremamente polverizzate le modalità di approccio allo
strumento di studio. Non c’è più solo il libro. Con questa crisi,
quasi tutte le librerie universitarie hanno subito un autentico
tracollo…da una parte c’è una caduta del potere d’acquisto
delle famiglie e degli studenti, dall’altra parte vengono sempre
più utilizzati nuovi strumenti di apprendimento.
Quali sono i rapporti con il
quartiere e con le Istituzioni?
Con le istituzioni non abbiamo alcun
rapporto particolare. Fa un po’ specie pensare che in questa zona
esista un’ enorme densità di librerie di ottimo livello, più del
centro della città, e che mai il Consiglio di zona abbia pensato di
fare una iniziativa coinvolgendo le librerie della zona: corso Buenos
Aires e il suo indotto rappresentano la più grande offerta di
librerie a livello nazionale, sia per qualità che per quantità. Ho
qualche perplessità anche su manifestazioni come Bookcity che
sembrano essere di carattere rituale, non sistematico, un po’
autoreferenziale, il successo di pubblico non vuol dire
automaticamente un aumento della lettura e della vendita dei libri.
Non c’è del resto nemmeno alcun
rapporto con l’ATM, noi siamo dei meri inquilini. Ci si dimentica
che vent’anni fa questa era una zona a rischio per la sicurezza,
oggi, anche grazie alla nostra presenza, è un luogo tranquillo e ben
frequentato. Manca una strategia di gestione degli spazi della
Metropolitana sia da parte di ATM che da parte del Comune, tenendo
conto che il problema della mobilità è un problema centrale per la
città.
Tre libri assolutamente da leggere…
Emmanuel Carrère, Limonov, Adelphi
Moni Ovadia, Madre dignità, Einaudi
Wislawa Szymborska, Basta così,
Adelphi
(a cura di Massimo Cecconi)