Andar per librerie... Libreria Aleph

Incontriamo Sergio Marchio responsabile della Libreria Aleph che è collocata nel mezzanino della stazione Lima della M1. Una libreria con una storia particolare e un nome che si rifà a culture antiche e ai bellissimi racconti di Jorge Luis Borges

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Libreria Aleph

Qual è la storia della libreria?
Questa libreria nasce circa 20 anni fa. L’anno prossimo festeggeremo il ventennale. Deriva da una mia esperienza precedente di libreria, che allora era in un’altra zona della città, orientata ai temi dei servizi sociali, della psichiatria e della psicologia terapeutica. La libreria nacque in seguito ad un progetto condiviso con un gruppo di psicologi che poi diedero vita all’Albo degli psicologi di Lombardia (che ora ha sede in corso Buenos Aires,75) e con gli studenti di Psicologia di allora. Trent’anni fa, le professioni e tutte le attività di questo settore erano un po’ lasciate all’improvvisazione: Dare una struttura a tutto ciò poneva il problema di fornire, oltre all’inquadramento legislativo, anche una rete di servizi. La libreria si è collocata all’interno di questa rete di servizi. Nel frattempo molto è accaduto. Una volta la figura dello psicologo e le diverse problematiche del disturbo mentale agivano sotto traccia. Ciò che accadeva in questo mondo non veniva né verbalizzato né pubblicizzato. In questi ultimi anni, invece, si è verificata un’esplosione di queste tematiche legata, in parte, alla proliferazione di figure professionali che riescono a dare un’immagine sempre più definita del come affrontare i vari ambiti del disturbo mentale e, in parte, alla affermazione di queste tematiche anche a livello culturale e informativo. Questi aspetti hanno creato un sommovimento molto grosso nel campo del lavoro per cui i corsi di laurea in Psicologia che prima In Italia erano solo due (Roma e Padova) oggi sono quasi una ventina. Il numero dei professionisti di quest’area è lievitato enormemente: in Lombardia ci sono oggi circa 8000 iscritti all’Albo, mentre in Italia sono 65000. A fronte di questa crescita, la nostra attività si è sempre di più sviluppata orientandosi verso un lavoro specializzato, legato alle categorie professionali e agli operatori sociali. Tutto ciò ha fatto sì che noi abbiamo sviluppato vari livelli di intervento all’interno di convegni, seminari e momenti formativi. Abbiamo anche allestito un sito internet molto articolato (www.alephlibreria.it) che oltre 60 scuole di psicoterapia e associazioni varie del settore usano come vetrina per promuovere le proprie attività.
Oltre agli aspetti che riguardano l’ambito psichico, abbiamo una particolare attenzione nei confronti delle medicine alternative, al di là, naturalmente, di una copertura ottimale di letteratura e saggistica varia.

Chi sono i vostri clienti?
Sono principalmente studenti, operatori psicosociali, intellettuali, professionisti ma anche pubblico generico. Rispetto al passato, noi notiamo comunque una grande attenzione ai temi sociali anche da parte della gente comune. Negli anni passati ho curato l’organizzazione di iniziative di diffusione del libro in piazza Duomo, poi con Radio Popolare abbiamo partecipato (un tempo in piazza Oberdan) e partecipiamo (in via Pagano) al Banco di Garabombo anche in collaborazione con la Cooperativa Chico Mendes/Altromercato. Per altro, accanto alla nostra libreria esiste uno spazio di Altromercato con cui collaboriamo avendo un’assoluta affinità di clienti.

Dal vostro osservatorio, come va il mercato del libro a Milano e in Italia?
La nostra specifica specializzazione ci mette un po’ al riparo dalle onde di crisi del mercato del libro. Si verifica comunque un calo, se il mercato italiano sta subendo una flessione intorno al 20/30%, noi perdiamo un po’ meno. A fronte di una domanda che storicamente è sempre salita, da un paio d’anni a questa parte si nota un certo rallentamento. Qui si inserisce anche il tema dell’editoria elettronica. Un tempo, lo studente universitario comprava il libro o, al massimo, lo fotocopiava (continua a farlo anche ora quale forma di difesa nei confronti del caro vita), oggi proliferano i blog, i libri in pdf presenti in rete; si sono estremamente polverizzate le modalità di approccio allo strumento di studio. Non c’è più solo il libro. Con questa crisi, quasi tutte le librerie universitarie hanno subito un autentico tracollo…da una parte c’è una caduta del potere d’acquisto delle famiglie e degli studenti, dall’altra parte vengono sempre più utilizzati nuovi strumenti di apprendimento.

Quali sono i rapporti con il quartiere e con le Istituzioni?
Con le istituzioni non abbiamo alcun rapporto particolare. Fa un po’ specie pensare che in questa zona esista un’ enorme densità di librerie di ottimo livello, più del centro della città, e che mai il Consiglio di zona abbia pensato di fare una iniziativa coinvolgendo le librerie della zona: corso Buenos Aires e il suo indotto rappresentano la più grande offerta di librerie a livello nazionale, sia per qualità che per quantità. Ho qualche perplessità anche su manifestazioni come Bookcity che sembrano essere di carattere rituale, non sistematico, un po’ autoreferenziale, il successo di pubblico non vuol dire automaticamente un aumento della lettura e della vendita dei libri.
Non c’è del resto nemmeno alcun rapporto con l’ATM, noi siamo dei meri inquilini. Ci si dimentica che vent’anni fa questa era una zona a rischio per la sicurezza, oggi, anche grazie alla nostra presenza, è un luogo tranquillo e ben frequentato. Manca una strategia di gestione degli spazi della Metropolitana sia da parte di ATM che da parte del Comune, tenendo conto che il problema della mobilità è un problema centrale per la città.

 

Tre libri assolutamente da leggere…
Emmanuel Carrère, Limonov, Adelphi
Moni Ovadia, Madre dignità, Einaudi
Wislawa Szymborska, Basta così, Adelphi


(a cura di Massimo Cecconi)




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