Referendum del lavoro , art.18 e art. 8

Riconquistare il diritto di avere diritti. ()
licenziamenti articolo18
Vi sono questioni di tale rilievo che richiedono l'impegno di tutti, i due referendum sul lavoro sono una di queste.

In breve cerco di motivarne il perché, in particolare a quanti, e sono tanti, non sanno cos'è l'art.8.

Il quadro sociale, e quello politico, è allarmante: la disoccupazione ha raggiunto livelli socialmente insopportabili. La democrazia è crollata nei luoghi di lavoro, sono falcidiati i diritti e le conquiste di decenni di lotta. Milioni di cittadini e lavoratori sono a rischio povertà, si estende l’area degli ex precari (sono i primi ad essere licenziati).
Marchionne non produce automobili, non le esporta, importa invece il modello di relazioni industriali del Nord America (9% la sindacalizzazione nelle grandi imprese, in alcuni Stati vietata per legge, solo contratti aziendali.)

In questa realtà irrompe la proposta dei referendum: è la buona politica che vuole imporsi alla mediocre o cattiva politica, affermare la dignità, il valore e la funzione sociale del lavoro, contro quanti hanno tolto ai lavoratori il "diritto ad avere diritti.”

L’art. 18, depotenziato, e ridotto a poca cosa, dalla controriforma del lavoro, proteggeva il lavoratore e la lavoratrice dal licenziamento senza motivo (la giusta causa), è il pilastro sul quale si regge lo Statuto dei lavoratori, simbolo delle conquiste di diritti e avanzamento del mondo del lavoro. Dobbiamo riconquistarlo.

L’art.8 del decreto del 2011 (Governo Berlusconi) sulla manovra finanziaria è un mostro giuridico: per legge è consentito derogare dalle leggi introdotte dagli anni 60, incluso lo Statuto dei lavoratori. Va contro gli art. 3 e 39 della Costituzione. La contrattazione aziendale può infatti derogare in peggio non solo alle norme dei contratti nazionali (che sarebbero ridotti a vana formalità) ma anche a gran parte della legislazione del lavoro. Essendo il sindacato innanzitutto strumento della contrattazione, depotenziata questa, si degrada l’attività sindacale. E anche il legislatore risulta delegittimato.

Il successo di questi referendum può cambiare le cose, riparare a guasti nel diritto che ci riportano a un medioevo giuridico e inciderà sulle scelte del prossimo governo. I contenuti sono netti e chiari, sono le fondamenta di un programma di sinistra.

Se nella nostra zona si costituirà un Comitato unitario di sostegno ai referendum, composto da quanti (sindacati, partiti, associazioni, comitati, rappresentanze di lavoratori, RSU, pensionati, giovani, precari e studenti, certo anche di studenti, cittadini)  ne condividono i contenuti, credo che il nostro Comitato debba farne parte. Riguarda le prospettive del paese, e anche la democrazia del vivere quotidiano, in forme concrete, dunque anche i cittadini/e della nostra zona.

Siamo sostenitori della partecipazione, partecipiamo.

Il 13 ottobre partirà la raccolta delle firme.

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