Le Signore delle Regole
Parlano poco, e ancora meno scrivono comunicati, lanciano annunci e indicono conferenze stampa. Lavorano, e sodo. Non ho mai letto una loro polemica verso qualche collega di Giunta e, a differenza di altri, non ricordo una sola volta in cui hanno dato segnali di protagonismo fine a sé stesso. Fanno parte di una squadra, e fanno squadra. “Fossero tutti così…”, credo sia il pensiero ricorrente del sindaco Pisapia.
Prima di essere nominate assessore si dedicavano a tempo pieno alle rispettive professioni, cioè avevano un lavoro (anche questo è un segno distintivo non trascurabile…). Dopo essere state nominate assessore, non si sono candidate alle primarie, e nemmeno alle secondarie. Devono occuparsi a tempo pieno della città e, in modo particolare, delle principali ‘rogne’ ereditate dal passato: urbanistica e lavori pubblici.
Mettere mano al Piano Parcheggi significa addentrarsi in un cul de sac: le convenzioni stipulate dall’allora commissario straordinario Albertini prevedono vantaggi per le imprese costruttrici e clausole capestro per l’Amministrazione comunale. Revocare e rinegoziare non è impresa facile, ma bisogna iniziare da lì se si vuole cambiare il volto di una città dove tutto, perfino il destino di aree archeologiche, era pensato a misura d’auto.
Mettere mano silenziosamente alla riorganizzazione del Settore Edilizia Privata, alle procedure di autorizzazione e controllo delle migliaia di richieste che ogni anno invadono gli uffici di Melchiorre Gioia è attività certamente meno affascinante che disquisire del nuovo Piano di Governo del
Territorio. Ma è fondamentale: la Milano imbruttita dai “funghi” di cemento nati in mezzo a cortili di palazzine inizio Novecento, dalle torri di trenta metri sorte al posto di autorimesse e cascine che soffocano tutto quanto sta intorno, non è nata per caso: è il prodotto di chi ha per troppo tempo confuso l’idea di “sviluppo urbano” con l’applicazione di una sola regola: l’assenza di regole.
Ognuno può e deve avere diverse prospettive sul futuro della nostra città. Oltre Expo. La discussione è più che mai aperta Ma credo debba esservi una base comune e condivisa di valori. Milano, per cambiare, aveva bisogno prima di tutto di ristabilire un punto fermo: il rispetto delle regole come supremo interesse pubblico. L’autorevolezza di un’Amministrazione nasce da questo. Senza, esiste solo degrado e sciatteria. Regole chiare e valide per tutti, senza eccezioni nè sacche di impunità tollerate.
Mi sembra che le due Lucie stiano muovendosi su questa strada senza circondarsi di consulenti a cachet, nani e ballerine, cercando di rimotivare e riorganizzare il personale del Comune, che è mediamente di buon livello e in molti casi di livello eccellente. Una scommessa importante, anche questa.
Un altro segno distintivo non trascurabile, per chi ha a cuore Milano.
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Enrico Fedrighini
Portavoce Comitato Promotore MilanoSiMuove