La Città della Salute in arancione

Giuseppe Landonio, oncologo e consulente di Majorino, ha anticipato i lineamenti della controproposta del Comune sulla Città della Salute. Nessun spostamento per l'istituto dei Tumori, ma investimenti mirati sugli ambulatori. Il Besta nei padiglioni liberi di Niguarda già nel 2014 o ristrutturato in loco. Risultato: un piano che costa un terzo di quello Formigoni, e permette di investire anche sul Policlinico. Ed è a bassissimo tasso di nuovo mattone e operazioni immobiliari.
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landonio

Costerebbe molto meno, sarebbe più efficace sul piano clinico e della ricerca, e sarebbe anche più veloce. Questa la Città della Salute in versione arancione. Giuseppe Landonio, oncologo ed ex consigliere comunale, nonché consulente per l’assessore Majorino, in un’intervista al “Giorno” ha anticipato oggi i termini della proposta che il Comune di Milano avanzerà al prossimo tavolo fissato per il 30 giugno, con la Regione che preme per una decisione definitiva sul suo progetto di trasferimento da Città Studi sia dell’Istituto neurologico Besta che dell’Istituto Nazionale dei Tumori e il loro accorpamento in un polo, detto Città della Salute, da costruirsi o nell’area Falck di Sesto S.Giovanni oppure alla caserma Perrucchetti di piazza S.Barbara.

Solo un’alterativa tra due siti urbanistici? Il Comune, forte di un’analisi condotta tra medici, ricercatori e operatori dei due istituti, dice di no. Quello che è necessario è un completo ripensamento del progetto, così come concepito dalla Regione. Invece di tanto nuovo mattone e un accorpamento forzato dei due istituti il Comune punta a “piano di rilancio dell’intera sanità di Milano”, anche oltre il Besta e l’Int.

Come? Innanzitutto cancellando ogni iper-costoso spostamento dell’istituto dei Tumori, che secondo la sua rappresentanza sindacale non ne ha alcuna necessità e voglia (e anzi rischia evidenti danni per l’erario, dati i forti investimenti fatti nel recente passato ancora da ammortizzare). L’Int invece dovrebbe essere finanziato, in modo mirato, per ristrutturare l’edificio antistante per spostarvi gli uffici amministrativi, liberando spazio per gli ambulatori, oggi compressi.

Quanto al Besta l’ipotesi migliore è il suo trasferimento dentro l’area di Niguarda, dove al 2014 (tra due anni) si libereranno ben quattro grandi padiglioni, in seguito all’ammodernamento dell’ospedale. In subordine la proposta del Comune considera anche una sua ristrutturazione nella stessa sede attuale di Città Studi. Ma l’ipotesi Niguarda consentirebbe all’istituto di fruire rapidamente di spazi abbondanti, e delle sinergie cliniche e di ricerca con il grande ospedale milanese.

Velocità: il progetto “Formigoni”, tra bonifiche, progetti e costruzioni, ha almeno un orizzonte al 2017 (e oltre). Il progetto “Pisapia” invece consentirebbe al Besta di operare nella nuova sede (e a regime) fin dal 2014. Tre anni prima.

Costi. Qui la differenza tra le due proposte si fa più eclatante. La Regione, per la Città della Salute, ha messo sul piatto un fondo di 330 milioni di euro. Il progetto in versione Formigoni, con la costruzione edilizia ex-novo di un grande polo per i due istituti, costerà, nelle previsioni degli esperti, ben di più. Forse anche il doppio. Quindi le risorse aggiuntive dovranno necessariamente venire dalla vendita sul mercato delle aree e degli stabili esistenti dei due istituti “traslocati”. E questo in un momento di crisi, qual è l’attuale, in cui le operazioni immobiliari sono tutte ferme, o in caduta verticale (si pensi allo stato pre-fallimentare di molte parti del gruppo Ligresti, compresa l’area del Cerba, l’iniziativa sanitaria privatistica di Veronesi). Il coefficiente di rischio dell’operazione Città della Salute "alla Formigoni" è quindi alto e tendente a crescere. Con la prospettiva di una “cattedrale nel deserto” inutile e incompiuta.

Ben diversi i conti di Landonio e Majorino: 80 milioni necessari per i nuovi ambulatori dell’ istituto dei Tumori e solo 120 milioni per il Besta, sia che scelga la ristrutturazione in loco o il passaggio a Niguarda.

Avanzerebbero quindi 130 milioni dei 330 stanziati, destinabili all’ammodernamento di un altro polo di eccellenza milanese: il Policlinico. Fino a fare del piano davvero un investimento di rilancio sulla sanità e la ricerca clinica nella città.

Il tutto nella massima trasparenza, senza operazioni immobiliari (e ormai sappiamo cosa significano)  necessarie o incombenti. E soprattutto un piano a basso tasso di nuovo mattone. Ma alto di strutture cliniche, di ricerca e ospedaliere. Aperte a tutti, poveri e ricchi.

 


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Re: La Città della Salute in arancione
08/06/2012 Pietro Catizone
Soluzione alternativa senz'altro più sensata e lontana dal progetto faraonico della Regione.
Oltretutto l'area di Sesto mi sembra già sull'asse NORD rispetto a Niguarda, coprendo quindi un bacino d'utenza già coinvolto da Niguarda.
Inoltre le sinergie con Niguarda non sono certo da trascurare.
Piuttosto si analizzino bene i sistemi di trasporto, oggi Niguarda non mi sembra servito come tale polo sanitario meriterebbe, tenendo conto che il Pronto Soccorso è stato spostato dal lato opposto all'entrata principalen (metropolitana?).


Re: La Città della Salute in arancione
07/06/2012 Michele Sacerdoti
Sono perfettamente d'accordo con Landonio, che conosco e stimo.
Ho seguito negli anni passati alcune assembleee indette dalla RSU dell'Istituto dei Tumori che ha sempre esposto con chiarezza i motivi per cui non era necessario uno spostamento dell'Istituto. Allora si parlava del progetto di Vialba.
Il progetto della città della salute era nato come risposta di Formigoni e del mondo di Conunione e Liberazione al Cerba di Veronesi, considerato il polo della sanità laica.
E infatti il Comune di Milano dette il via libera al Cerba con l'allora vicepresidente nel Parco Sud Beretta, consigliere comunale del Pdl in quota Cl, solo dopo che Formigoni aveva ideato il polo di Vialba, intorno a cui Cl doveva sviluppare un quartiere di housing sociale.
Inizialmente il Besta doveva andare al Cerba insieme all'IEO e al Cardiologico Monzino, poi Formigoni riuscì a staccarlo da questo progetto e aggregarlo al polo di Vialba.
L'idea scientifica del Cerba e poi della città della salute di Vialba nasce intorno a presupposti scientifici sostenuti da Veronesi e poi tramontati in seguito allo sviluppo della medicina: che per vincere i tumori si dovesse analizzare il DNA del paziente per individuare cure personalizzate (medicina molecolare). L'analisi del DNA è ancora molto costosa.
Poi si è scoperto che il Dna delle metastasi è diverso da quello del tumore originario e questa linea di cura è stata abbandonata.
Per quanto riguarda la destinazione di Sesto San Giovanni, è da notare che il nuovo ospedale occuperebbe 150.000 dei 400.000 mq destinati a parco per i 20.000 nuovi abitanti dell'area Falck. Sesto dovrebbe trovare altre aree da destinare a verde in città per dare ai nuovi abitanti lo standard minimo di verde previsto (20 mq ad abitante), dove non si sa visto che tutto il territorio è ormai costruito.
In compenso i malati avrebbero una bella vista dalle loro stanze sul verde che rimane intorno e l'ospedale sarebbe più attraente. Un po' come il Cerba che distruggerà prezioso terreno agricolo nel Parco Sud.


 
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