La Città della Salute in arancione
(Beppe Caravita)06/06/2012
Costerebbe molto meno, sarebbe più efficace sul piano clinico e della ricerca, e sarebbe anche più veloce. Questa la Città della Salute in versione arancione. Giuseppe Landonio, oncologo ed ex consigliere comunale, nonché consulente per l’assessore Majorino, in un’intervista al “Giorno” ha anticipato oggi i termini della proposta che il Comune di Milano avanzerà al prossimo tavolo fissato per il 30 giugno, con la Regione che preme per una decisione definitiva sul suo progetto di trasferimento da Città Studi sia dell’Istituto neurologico Besta che dell’Istituto Nazionale dei Tumori e il loro accorpamento in un polo, detto Città della Salute, da costruirsi o nell’area Falck di Sesto S.Giovanni oppure alla caserma Perrucchetti di piazza S.Barbara.
Solo un’alterativa tra due siti urbanistici? Il Comune, forte di un’analisi condotta tra medici, ricercatori e operatori dei due istituti, dice di no. Quello che è necessario è un completo ripensamento del progetto, così come concepito dalla Regione. Invece di tanto nuovo mattone e un accorpamento forzato dei due istituti il Comune punta a “piano di rilancio dell’intera sanità di Milano”, anche oltre il Besta e l’Int.
Come? Innanzitutto cancellando ogni iper-costoso spostamento dell’istituto dei Tumori, che secondo la sua rappresentanza sindacale non ne ha alcuna necessità e voglia (e anzi rischia evidenti danni per l’erario, dati i forti investimenti fatti nel recente passato ancora da ammortizzare). L’Int invece dovrebbe essere finanziato, in modo mirato, per ristrutturare l’edificio antistante per spostarvi gli uffici amministrativi, liberando spazio per gli ambulatori, oggi compressi.
Quanto al Besta l’ipotesi migliore è il suo trasferimento dentro l’area di Niguarda, dove al 2014 (tra due anni) si libereranno ben quattro grandi padiglioni, in seguito all’ammodernamento dell’ospedale. In subordine la proposta del Comune considera anche una sua ristrutturazione nella stessa sede attuale di Città Studi. Ma l’ipotesi Niguarda consentirebbe all’istituto di fruire rapidamente di spazi abbondanti, e delle sinergie cliniche e di ricerca con il grande ospedale milanese.
Velocità: il progetto “Formigoni”, tra bonifiche, progetti e costruzioni, ha almeno un orizzonte al 2017 (e oltre). Il progetto “Pisapia” invece consentirebbe al Besta di operare nella nuova sede (e a regime) fin dal 2014. Tre anni prima.
Costi. Qui la differenza tra le due proposte si fa più eclatante. La Regione, per la Città della Salute, ha messo sul piatto un fondo di 330 milioni di euro. Il progetto in versione Formigoni, con la costruzione edilizia ex-novo di un grande polo per i due istituti, costerà, nelle previsioni degli esperti, ben di più. Forse anche il doppio. Quindi le risorse aggiuntive dovranno necessariamente venire dalla vendita sul mercato delle aree e degli stabili esistenti dei due istituti “traslocati”. E questo in un momento di crisi, qual è l’attuale, in cui le operazioni immobiliari sono tutte ferme, o in caduta verticale (si pensi allo stato pre-fallimentare di molte parti del gruppo Ligresti, compresa l’area del Cerba, l’iniziativa sanitaria privatistica di Veronesi). Il coefficiente di rischio dell’operazione Città della Salute "alla Formigoni" è quindi alto e tendente a crescere. Con la prospettiva di una “cattedrale nel deserto” inutile e incompiuta.
Ben diversi i conti di Landonio e Majorino: 80 milioni necessari per i nuovi ambulatori dell’ istituto dei Tumori e solo 120 milioni per il Besta, sia che scelga la ristrutturazione in loco o il passaggio a Niguarda.
Avanzerebbero quindi 130 milioni dei 330 stanziati, destinabili all’ammodernamento di un altro polo di eccellenza milanese: il Policlinico. Fino a fare del piano davvero un investimento di rilancio sulla sanità e la ricerca clinica nella città.
Il tutto nella massima trasparenza, senza operazioni immobiliari (e ormai sappiamo cosa significano) necessarie o incombenti. E soprattutto un piano a basso tasso di nuovo mattone. Ma alto di strutture cliniche, di ricerca e ospedaliere. Aperte a tutti, poveri e ricchi.