Trent'anni dopo via D'Amelio

Affollato e sentito più che mai l'annuale ritrovo di cittadini, associazioni e istituzioni per l'anniversario dell'attentato mafioso in cui morirono il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti che lo scortavano, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia a cadere in servizio. E una partecipazione speciale, che riannoda i fili della lotta alla mafia, facendo da ponte tra la Palermo del 1992 e la Milano di oggi. ()
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Tra gli intervenuti ai Giardini Falcone e Borsellino di via Benedetto Marcello alla commemorazione per il trentennale della strage di via D'Amelio c'era anche Marcello Viola, il nuovo Procuratore capo di Milano fresco di nomina lo scorso aprile (nella foto un momento del suo discorso). Una presenza particolarmente significativa, considerando che Viola ha iniziato la sua attività in magistratura nel 1981 come pubblico ministero proprio a Palermo. Lui stesso nell'occasione ha raccontato di aver conosciuto Paolo Borsellino insieme a Giovanni Falcone al cospetto di Rocco Chinnici, Capo dell'Ufficio istruzione del Tribunale, colui a cui si deve la nascita del famoso 'pool antimafia' e che fu poi ucciso sotto casa dalla mafia nel luglio 1983, anch'egli con un'autobomba che fece altre tre vittime, due agenti della scorta e il portiere dello stabile.

Nel suo intervento di ieri Viola ha detto di essere stato profondamente segnato sul piano professionale ma anche umano dalle stragi del 1992, in particolare per il rapporto lavorativo e personale che aveva con Borsellino. Non è quindi un caso che il suo punto di vista sulle mafie attuali richiami molto quello del magistrato ucciso trent'anni fa, che osservava come le organizzazioni mafiose prosperino quando appaiono meno pericolose per l'ordine pubblico, perché non sparano, non mettono bombe e non uccidono. Anche a Milano la stagione delle bombe mafiose è lontana - la strage di via Palestro è del 1993 - quindi siamo in un momento del genere, di quiete apparente, e proprio per questo nel suo discorso di insediamento come Procuratore capo in aprile ha avvertito di non cadere nella trappola della sottovalutazione: "Sappiamo bene che così come il virus, la mafia ha la capacità mutante di adattarsi, infiltrarsi, confondersi con il resto. La mafia dei nostri giorni è definita come una mafia fluida e invisibile, pronta a immettere sul mercato grandi risorse" (fonte AGI). Un monito importante nel momento in cui si sta aprendo una stagione di opere pubbliche, che scatenerà i pericolosi e indesiderati appetiti delle mafie, purtroppo già pienamente e fortemente attive nella nostra città.

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