Basta con le cricche. La salute è un diritto


Da anni, in Lombardia, assistiamo ad un progressivo smantellamento del servizio sanitario pubblico a favore del privato. Una situazione ormai insostenibile voluta dal governatore Formigoni e dal suo sistema di potere ben attento a difendere i propri interessi, ma ben poco sensibile ai reali bisogni della comunità.
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urlo Munch
La serie di scandali scoppiati negli ultimi mesi ha portato alla ribalta, anche agli occhi più distratti, una situazione che ci mostra in tutta evidenza la gestione della sanità lombarda non come “cosa pubblica”, ma come cosa privata, ad opera del governatore Formigoni e del sistema di potere da lui instaurato.

È di per sé scandaloso che gli appartenenti al movimento di Comunione e Liberazione, e delle organizzazioni che si richiamano a questo movimento, abbiano potuto invadere in modo così rilevante, palese ed incontrastato posizioni di potere in gran parte delle istituzioni ospedaliere pubbliche, nelle fondazioni e nelle università della Regione Lombardia.

È pure scandaloso che queste posizioni siano state appannaggio di personaggi scelti innanzitutto per appartenenza, prima che per competenza e che le strutture e i servizi dei privati siano stati favoriti a totale discapito di quelli pubblici, continuamente depauperati di risorse e personale adeguato.

Suscita anche indignazione il fatto che, di fronte all'emergere di comportamenti eticamente riprovevoli da parte di un esponente così importante di CL, come Formigoni, vengano prese le distanze da parte di chi rappresenta CL, don Julian Carròn, distinguendo l'operato del singolo dalle posizioni  del movimento e dall'insegnamento  del suo fondatore don Giussani.
Riprendo quanto ho letto in una lettera inviata a “La Repubblica” da Domenico Basile, facendo  seguito alla pubblicazione di quella firmata dal presidente di CL. Basile scrive:

“Ritorna l'eco di atteggiamenti già osservati a ben altro livello, quando Giovanni Paolo II fece pubblica richiesta di perdono per tanti spiacevoli episodi nella storia della Chiesa Cattolica, facendone tuttavia ricadere la colpa su singoli individui peccatori, piuttosto che sull'istituzione come tale. C'è in questi atteggiamenti una tipica ipocrisia che trova più comodo attribuire ai peccati individuali, ritualmente riscattabili, la responsabilità, ignorando quella collettiva che richiederebbe ben altri approfondimenti e risarcimenti.
Nel caso di CL, infatti, è sotto gli occhi di tutti come questo movimento sia diventato una autentica struttura di potere che ha egemonizzato le istituzioni pubbliche lombarde, a partire dalla Sanità - gestita, pare, con pratiche discutibili - e che, a livello nazionale, è stata sostegno determinante dei più screditati governi della Repubblica.
Il "dolore indicibile" sofferto da Carròn e il "perdono", richiesto per l'eventuale danno alla memoria di don Giussani, andrebbero meglio indirizzati al danno arrecato al bene comune, continuamente aggredito dagli interessi particolari di cricche, lobbies, o movimenti. “

D'altra parte è stata un'esperienza personale dello scrivente, negli ormai anni lontani passati al Liceo Berchet partecipando a Gioventù Studentesca, quella di avvertire ad un certo punto che le parole non corrispondevano alle opere, che la responsabilità individuale era considerata in fondo relativa, contando solo il bene della causa, affermando una visione già allora integralista dell'impegno del credente nella società.
Appare quindi in totale contraddizione Carron quando pretende di distinguere l'operato del singolo, rispetto alla responsabilità del movimento, in quanto in CL il singolo opera in stretto rapporto con il movimento, ne trae reciprocamente sostegno e favori. La missione dichiarata è quella della conquista e del controllo di ciò che più conta nella società, il potere politico ed il potere economico.  Non ci interessa, e non sta a noi, esprimere giudizi morali sui comportamenti individuali, ma la responsabilità politica, quella che compete ad ognuno in quanto partecipe di una comunità sociale non può essere elusa in alcun modo e non può essere coperta distinguendo l'operato di uno dei rappresentanti più in vista con quella del movimento che lo sostiene.

Il perseguimento di questi interessi non ha posto dubbi né remore morali ai massimi esponenti di un movimento determinato a conquistare il potere e ad occupare posizioni di rilievo nella società in quanto esponenti del movimento.
Non sorprende che CL, movimento cattolico, abbia potuto, e possa ancora oggi, andare a braccetto con Berlusconi, senza imbarazzo per il discredito universale che un tale personaggio politico ha ottenuto; per un tale individuo è comprensibile, ma non accettabile, che il fine giustifichi i mezzi, ma diventa irritante che la stessa pretesa venga accampata da un movimento che si dichiara portatore di principi irrinunciabili e superiori, scadendo in un contesto di assoluto relativismo morale, in aperto contrasto con i propri conclamati principi.

Non sorprende nemmeno che da parte di alte gerarchie cattoliche si dia sostegno a CL, che continua a riaffermare la presenza nel mondo di una religiosità imposta dall'alto, dispensatrice di protezione, indulgente verso le debolezze umane, ma chiusa in sé stessa e ben attenta a difendere i propri interessi.
Da anni assistiamo in Lombardia ad un progressivo smantellamento del servizio sanitario pubblico ad opera di questa amministrazione regionale, imperante, è il caso di dirlo, ininterrottamente da un ventennio, durata inammissibile in un sistema democratico, ed  è divenuto intollerabile il perdurare di questa gestione politica che ha permesso tali sprechi, danni ed appropriazioni indebite di beni pubblici.
La sanità, e con essa la scuola e l'educazione, non possono continuare a restare nelle mani di chi ha operato per il trasferimento massiccio alla sfera privata di questi servizi, di chi ha operato e continua ad operare  per lo svuotamento e l'immiserimento del servizio pubblico a favore del privato, senza avere apportato alcun beneficio ai cittadini.


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