D(i)ritti a casa, ovvero l’emergenza abitativa rimossa

Quante persone non hanno o rischiano di perdere la casa? Cosa accade ora con lo sblocco degli sfratti? Quali le misure da adottare con urgenza? ()
20210704 Emergenza casa
L’emergenza abitativa in Italia è grave, diffusa, e ampiamente trascurata dalle istituzioni e dai mezzi di informazione.
Lo sblocco degli sfratti a partire dal 1 luglio, decisa dal Governo Draghi, non farà altro che aggravare una situazione già estremamente complessa.
“L’esecuzione indiscriminata di migliaia di sfratti in un contesto sociale fortemente compromesso dalla crisi economica e nel corso di un’emergenza sanitaria non ancora conclusa - denunciano i Sindacati degli Inquilini - mette a rischio non solo la sicurezza delle famiglie direttamente coinvolte ma la stessa tenuta sociale delle città”.

In Italia l’emergenza abitativa riguarda un milione e mezzo di famiglie, il 5.6% del totale. Di queste, secondo uno studio di Nomisma, 1,2 milioni sono in affitto. Le rimanenti vivono in case di proprietà per le quali non riescono più a pagare il relativo mutuo.
Secondo un’indagine di Banca d’Italia il 40% delle famiglie affittuarie e il 30% di quelle proprietarie con mutuo, anche a seguito della pandemia, hanno difficoltà nel sostenere il pagamento mensile dell’affitto o della rata del mutuo.
Nell’area metropolitana milanese gli sfratti che andranno in esecuzione dopo lo sblocco degli stessi sono oltre 10.000.
A Milano prima della pandemia le famiglie in attesa di una casa erano 25.000. A queste si sono aggiunte tantissime altre travolte dalla crisi sociale causata dalla pandemia. Solo nei cinque mesi tra aprile e agosto 2020 la Caritas Ambrosiana ha ricevuto richieste di aiuto da parte di 1.000 persone finite per strada.

Dunque che fare?
Nell’immediato è necessario concordare una gradualità nell’esecuzione degli sfratti, tutelando le famiglie più fragili. A seguito del presidio del 30 giugno organizzato davanti alla Prefettura di Milano, i Sindacati degli Inquilini, ci dice il Segretario Provinciale del Sunia, Giuseppe Jannuzzi, si aspettano una convocazione urgente da Comune e Prefetto per riprendere il confronto su un protocollo che disciplini tale gradualità. É poi urgente mettere a disposizione i pochi alloggi pubblici ancora disponibili. E promuovere da parte delle amministrazioni comuniali soluzioni concordate con i proprietari di immobili sfitti perché questi vengano utilizzati per aiutare le situazioni più gravi, come quelle di famiglie con minori.

Nel medio termine sarà indispensabile che lo Stato riporti il tema del diritto alla casa tra le sue priorità. Innanzitutto dedicando maggiori risorse alle politiche abitative, tenendo conto del fatto che ad esse l’Italia destina 10 euro annui pro-capite contro i 139 euro della media europea, i 305 euro della Francia e i 362 della Germania. E poi, evitando che sia il mercato a dover regolare tutto, superando la falsa convinzione che lo stesso riesca a trovare una soluzione a tutto, come purtroppo dimostra il paradosso delle decine di migliaia di case sfitte mentre le persone rimangono per strada.

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