Metropoli e lavoro agile

Una breve analisi di cosa potrebbe fare una metropoli quale Milano per attivare un lavoro agile che aiuti realmente la città. ()
lavoro agile
La pandemia ha fatto emergere la necessità di rivedere e strutturare le modalità di lavoro fin qui conosciute ed applicate. Se, fino all'anno scorso, il cosiddetto smart working era un'opzione applicata in alcuni rari casi, ora è diventata una consuetudine nonché una necessità.

Ciò cambia completamente anche l'idea di ufficio così come fino ad oggi conosciuta e pone nell'immediato un problema tangibile sulla necessità di rivedere la contrattualistica nei confronti dei dipendenti che ne usufruiscano.

Secondo un sondaggio dell’International Workplace Group, l’83% degli intervistati ha dichiarato che la possibilità di lavorare in modalità remote, almeno parzialmente, sarebbe il fattore decisivo tra due offerte di lavoro simili. La soddisfazione dei dipendenti aumenta con l’aumentare delle ore di lavoro da remoto loro concesse, ma smette di aumentare quando si va oltre le 15 ore.

C'è poi il reale rischio per la nostra salute.
Secondo un’indagine rapida su 500 homeworker dell’Istituto per gli studi sull’occupazione, il 20% degli intervistati ammette un aumento del consumo di alcol, un terzo afferma di mangiare in modo meno sano, il 60% fa meno esercizio. In più, il 64% riferisce problemi di sonno dovuti all’ansia e il 48% soffre di stress causato da tempi di lavoro irregolari e giornate lunghe. Un terzo si sente solo. E la solitudine non è solo un tema sociale, ma anche un vero e proprio problema di salute, che potrebbe avere gravi conseguenze sul benessere psicofisico dell’individuo. L’isolamento sociale ci rende infatti più vulnerabili a infezioni e malattie: i dottori parlano di maggior rischio di patologie cardiovascolari, diabete, demenza, depressione, ansia.(cit.)

I problemi e le possibilità date dallo smart working devono necessariamente ricadere quindi in una revisione dei contratti di lavoro che riconoscano ai lavoratori il maggior rischio dell'home working, i maggiori costi (bollette, connettività, arredamento, etc.), i risparmi aziendali e la maggior produttività, e trasformino quella che sino ad oggi era solo un'opzione data al lavoratore, in una vera e propria pratica comune di lavoro.

Per le aziende poi si apre una nuova possibilità data dagli spazi che si liberano. Questi spazi, purché rivisti secondo un design che renda praticabile e più piacevole la condivisione, secondo regole di Activity Based Working, e che considerino anche gli aspetti tecnologici quali i sistemi di accesso (badge), di wi-fi, di identificazione e diritto di accesso alla rete informatica, diventano una possibilità economica per le aziende stesse.

Parallelamente, una città metropolitana ha la necessità di migliorare e rivedere costantemente i suoi tempi, la mobilità e i servizi al cittadino. Si parla sempre più di 15 minutes cities. Città come Parigi, Barcellona, ed ora anche Milano, cominciano ad applicare logiche in questo senso.

L'idea di 15 minutes cities non può esulare anche dal lavoro, per cui, per una vera e propria idea di lavoro agile, è necessario l'integrazione di lavoro in presenza, home working e near working (lavoro di prossimità) in ambienti di coworking di quartiere.

Tutte queste componenti pongono la necessità di una regia pubblica.

Sulla falsa riga del protocollo di intesa nato a Bologna, è necessario che l'Amministrazione stili un protocollo cui le aziende possono aderire. Questo protocollo deve prevedere diverse fasi di applicazione:

  1. studio: verificare gli spazi, la contrattualistica immobiliare, i flussi di mobilità dei dipendenti, l'applicabilità di soluzioni di lavoro agile nei diversi comparti aziendali, la volontà dei dipendenti di usufruire di tale opportunità e la omologazione della tipologia di mansioni dei diversi soggetti che potrebbero usufruire del lavoro agile, lo studio degli indicatori BES (Benessere Equo e Sostenibile);

  2. creazione di una rete fisica sul territorio, supportata da strumenti tecnologici adeguati, per la realizzazione del lavoro agile, con l'accordo dei sindacati, la firma di un contratto collettivo di lavoro che regoli queste attività, nonché, da parte dell'amministrazione, lo studio di strumenti di mobilità adeguati alla sua realizzazione;

  3. applicazione e verifica dei risultati.

Il meccanismo deve essere win-to-win e cioè che tutte le componenti guadagnino da questo accordo:

  • i dipendenti che sarebbero maggiormente tutelati e ne guadagnino in felicità e soddisfazione personale;

  • le aziende che vedono ottimizzati i costi e gli spazi, con un miglioramento della produttività, un maggior legame dei dipendenti all'azienda e la dinamicità data da lavorare in stretto contatto con realtà differenti, base per lo sviluppo di nuovi business;

  • l'amministrazione pubblica sia internamente per l'organizzazione del lavoro, sia nella sostenibilità, nella mobilità, nel minor impatto ambientale.


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