100 sindaci scrivono a Gallera: "POTENZIARE LE USCA!"

Le Unità speciali di continuità assistenziale sono state istituite col decreto governativo del 9 marzo per supportare i medici di base sul territorio. In Lombardia avrebbero dovuto essere 65, ma la Regione ne ha attivate solo 8. ()
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MILANO - Oltre 100 sindaci della Città Metropolitana - tra cui anche il primo cittadino di Milano Giuseppe Sala - di diversi schieramenti, civici, di centrosinistra e di centrodestra (ad eccezione di quelli della Lega), firmano un appello rivolto al Direttore Generale di ATS Milano, Walter Bergamaschi, e all'assessore Giulio Gallera, in cui chiedono un potenziamento della rete di sorveglianza territoriale.
Al centro dell'attenzione ci sono le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), la cui istituzione è stata prevista dal decreto del Governo (n. 14 del 9 marzo 2020), per fornire una gestione domiciliare dei pazienti COVID (dimessi dalle strutture ospedaliere o mai ricoverati) o con sintomatologia simil-influenzale di cui non è nota l’eventuale positività.

La normativa nazionale prevede che tali squadre, attive 7 giorni su 7, debbano operare in stretta sinergia con i Medici di Medicina Generale, nella misura di una ogni ogni 50.000 abitanti.

I sindaci, nella lettera, denunciano per tutta l'ATS di Milano (comprendente anche Lodi) l'attivazione di sole 8 USCA, a fronte delle 65 che, secondo i calcoli, avrebbero dovuto essere attivate.

Nel documento si legge che, con questi rapporti, ogni Unità dovrebbe farsi carico di bacini di oltre 400.000 persone, rendendo di fatto inattuabile la fondamentale sorveglianza territoriale che l’epidemia da Covid-19 richiede.

I sindaci rilevano inoltre, da un confronto con i diretti interessati, che molto spesso i medici di medicina generale trovano poco chiare le modalità di attivazione e che, quando le USCA vengono rese operative, gli interventi non sono tempestivi e spesso non se ne riceve nessun tipo di riscontro. “Questo quadro – si legge nella lettera - denota da un lato la grande fatica di tutto il sistema di sorveglianza sul territorio, dall’altro il suo inadeguato livello di coordinamento. Siamo inoltre preoccupati – proseguono i sindaci - dal fatto che proprio in questi giorni stanno scadendo le quarantene di numerosi pazienti (...) La riammissione di tutte le persone messe in quarantena, infatti, è basata su un criterio assolutamente generico e soprattutto la ripresa dell’attività lavorativa, avvenendo senza una verifica, espone ad un reale pericolo di contagio, non soltanto in ambiente sanitario, con la possibilità di un secondo picco epidemico”.

Sulla base di tali segnalazioni, i sindaci fanno cinque richieste:

1 - Rafforzare con urgenza la rete delle USCA, garantendone almeno una per ambito territoriale, dotandole di adeguato personale ed investendo sulla loro stretta connessione con i medici di medicina generale;

2 - Garantire ai medici di medicina generale i dispositivi di protezione individuale necessari e di dotazioni strumentali, quali i saturimetri, quanto mai indicati per lo screening ed il monitoraggio dell’epidemia;

3 - Chiarire in modo definitivo le modalità di accesso al tampone per i pazienti;

4 - Effettuare i tamponi per il Covid-19 a tutte le persone che hanno terminato la quarantena, comprendendo anche i sospetti positivi, in modo da verificarne l’effettiva guarigione e la possibilità di riammissione;

5 - Procedere a un’ulteriore fornitura di mascherine a favore dei cittadini, alla luce del fatto che la precedente spedizione ai comuni non ha coperto tutta la popolazione e che probabilmente dovremo indossare questi DPI anche nelle prossime settimane.

Testo lettera ed elenco sindaci firmatari qui

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