Girovagando : Andreani Gioielli in plexiglas

Nella vetrina sono esposti gioielli di bigiotteria in diversi materiali e tendenza, colpiscono però i colori e le forme stilizzate dei modelli in plexiglas. Con Pamela e Fiorella, sorelle e conduttrici della 'bottega' in via Mangiagalli 5, si parla di artigianato e di arte. ()
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Pamela, da quanto tempo vi dedicate a questa attività e da cosa è stata motivata la scelta?

Il Perspex, questo è un marchio come il Plexiglas, è stato portato in Italia dall'Inghilterra da nostro nonno, il brevetto è del 1935. Era il risultato di ricerche nate per necessità belliche e doveva sostituire il vetro. Nonno creò un'industria, partendo dai lucernai, nostro padre proseguì e tentò anche altre strade.
Per noi sorelle la scelta del materiale diventava naturale. Nel 1986 abbiamo aperto questo negozio.

Perché avete scelto di dedicarvi a un'attività di bijoux?

L'idea di artigianato artistico per noi si concretizzava nel lavoro ben fatto, curato singolarmente pezzo per pezzo, di conseguenza abbiamo optato per questa scelta. All'inizio avevamo un certo numero di dipendenti e molti clienti dell'alta moda, i cui ordini facevamo fatica a esaurire. E' stata l'alta moda a sdoganare il bijou.

Quindi avete realizzato un bel successo nel vostro campo?

Sì, certo, siamo citate nei due libri sulla bigiotteria di Bianca Cappello editi da Skira. Nel 2019 siamo stati recensiti dal Giorno nella rubrica “Gli antichi negozi”.
Quando sono arrivate le catene commerciali internazionali, occorreva decidere se industrializzarsi e trasferire la produzione all'estero.
Abbiamo optato per il piccolo, ma bello e di valore e siamo rimaste.

Chi di voi due è l'artista o lo siete entrambe?

Fiorella è l'artista, con un'inventiva versatile in più direzioni. Io seguo la parte più commerciale.

Le tue creazioni in plexiglas, Fiorella, sono davvero belle, sono però presenti altri gioielli affatto differenti.

Il mercato va seguito e quindi lavoro anche con più materiali: argento, pavé di swaroski, composizioni più classiche, così da accontentare ogni cliente, sia i nostri clienti storici, che quelli della vendita al dettaglio.

L'artigianato può sopravvivere tutt'oggi?

La globalizzazione ha ridimensionato il mercato artigianale e la crisi economica ha anche ridotto la possibilità di spesa dei clienti, ma l'avvento di internet consente una nuova forma di mercato di vendita on line e tutti si sono adeguati, anche noi, come tanti artisti. Manteniamo buoni prezzi perché produciamo in proprio.

L'artigianato può costituire ancora una possibilità di lavoro per i giovani, quali sono le difficoltà?

La tradizione artigianale italiana e in particolare quella milanese deve essere protetta e passi in avanti sono stati fatti con il “Fuorisalone”, le iniziative dell'assessora alle Attività produttive Cristina Tajani con le Botteghe Aperte, il Wunder Market una volta al mese al Base (ex Ansaldo), le retrospettive al Museo del Novecento, la prossima sarà su Elsa Schiaparelli.
Occorre dare visibilità ai giovani e meno giovani artigiani, non bastano i mercatini estemporanei. Ci sono molti edifici vuoti in città, che potrebbero essere utilizzati come spazi espositivi, anche a rotazione, per periodi determinati a prezzo contenuto o gratuiti. Qui accanto c'è un edificio vuoto, che era utilizzato dalla ASL .
Le difficoltà sono tante, perché il costo della vita a Milano è elevato e la città è dispersiva. Bisognerebbe creare una nicchia, una strada per ogni tipo di artigianato, come nell'antichità.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Voglio organizzare un corso per insegnare a lavorare con il plexiglas e creare bijoux, trasmettere alle persone giovani il mestiere, affinché acquisiscano queste conoscenze artistiche che altrimenti si disperdono. Vorrei anche dedicarmi ad altri progetti creativi che ho in mente.

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