Riaprire I Navigli ..... o le marcite?

Concluso tra giugno e settembre il dibattito pubblico sul Progetto Navigli si sta predisponendo un documento di sintesi con le osservazioni raccolte. La giunta potrà così mettere a punto la delibera da far approvare al Consiglio Comunale per avviare il progetto entro l’anno, secondo le dichiarazioni dell’assessore Lipparini. ()
TRATTO C
Sono finalmente riuscito lunedì 24 settembre 2018 a partecipare alla presentazione della Relazione finale del “Dibattito Pubblico” sul Progetto Navigli. Durante l’estate avevo cercato invano di seguire almeno un incontro tra quelli organizzati dall’Assessorato alla Partecipazione, senza mai riuscirvi, dato il periodo, gli orari, le sedi scelte per gli incontri e le mie lunghe (fortunatamente) vacanze tra luglio e agosto.

Il coordinatore Andrea Pillon ha illustrato nella sede dell’Urban Center al folto pubblico presente (molti non hanno potuto trovar posto in sala) le osservazioni, i pareri, le dichiarazioni delle associazioni e dei cittadini raccolte in 45 Quaderni consultabili sul sito all’uopo predisposto. Nella sua introduzione l'assessore Lipparini ha espresso la propria soddisfazione per il lavoro svolto, la partecipazione dei cittadini agli incontri (5 incontri tra giugno e agosto più altri eventi organizzati da altri “portatori di interessi”) e delineato i prossimi passi che verranno compiuti dall’amministrazione. Un Comitato Scientifico, nominato dal Comune, sta ora esaminando le proposte, le richieste e le criticità emerse durante i dibattiti stilando un documento conclusivo, di cui la la giunta potrà tener conto nella proposta di delibera che verrà sottoposta al Consiglio Comunale entro il corrente anno. Al termine della presentazione sono intervenuti alcuni cittadini che hanno espresso pareri in parte favorevoli e in parte fortemente contrari al progetto.

Dopo aver lasciato sedimentare le prime impressioni, rileggendo qualche articolo pubblicato sulla ormai annosa vicenda della riapertura dei Navigli e data una veloce scorsa ai 45 Quaderni, senza voler in questa sede entrare nel merito dei contenuti e delle motivazioni a favore o contro la riapertura, credo opportuno riflettere riguardo alle modalità con cui si è stato proposto e si è svolto questo dibattito publico, che nelle stesse premesse del proponente Comune di Milano viene altrimenti detto consultazione.

E in effetti di una consultazione si è trattato dal momento che il Progetto, già commissionato in passato in più occasioni e ora ripreso da MM – Metropolitana Milanese spa, non è servito tanto a porre in discussione la questione di fondo, riaprire o no i Navigli, ma piuttosto a raccogliere consensi, critiche, pareri favorevoli e contrari. L’amministrazione vuole procedere comunque per ricostruire ex novo quello che i milanesi vollero interrare circa novant’anni sia per motivi igienici, che per aprire al nuovo corso, alla modernità che avanzava.

Il sindaco Sala, che già in campagna elettorale aveva nel 2016 inserito la riapertura dei Navigli tra i punti qualificanti del suo programma di governo, non ha fatto mistero di volersi ricandidare alla prossime amministrative potendo vantare il merito di aver concretizzato questo obiettivo. Lo stesso assessore alla Partecipazione, promotore del dibattito pubblico, si è espresso chiaramente a favore del progetto, dichiarandosi convinto della bontà e validità della riapertura dei Navigli.
Come interpretare allora la scelta di avviare un dibattito pubblico, che nei fatti non avvia un confronto, ma si riduce ad una consultazione, senza voler mettere in discussione la questione di fondo, le posizioni espresse dai cittadini che ritengono il progetto inutile e dannoso sotto il profilo economico, ambientale, sociale e di pubblica utilità ? Si è voluto solo sondare l’opinione pubblica, assecondare alcune richieste o raccogliere pareri e critiche per un esame concreto delle ragioni contrarie, valutandone fondatezza, pertinenza e sintonia con il perseguimento dell’interesse comune?
Questo dibattito pubblico non potrà certo essere invocato per sostenere che i cittadini milanesi hanno partecipato alle scelte dell’amministrazione.

E’ chiaro che bisogna entrare nel merito dei contenuti e prendere in considerazione il problema sotto i molteplici aspetti che il Progetto Navigli nella sua complessità coinvolge. A quali bisogni ed esigenze risponde, quanto peserà sulla finanze pubbliche e sui bilanci comunali a venire, quali vantaggi/svantaggi comporta, quanto e come inciderà sulla vita presente e futura dei milanesi? Domande che vale la pena di riconsiderare vista l’entità della posta in gioco e che gruppi di cittadini hanno cominciato a porsi iniziando a raccogliere petizioni e firme. Per una rapida presa visione delle principali ragioni del NO al progetto tra i 45 Quaderni presentati al dibattito pubblico rimandiamo a questo.

Il tema delle vie d’acqua a Milano è ricorrente ed è stato anche utilizzato per sostenere la candidatura milanese ad EXPO 2015; nel progetto iniziale si proponeva addirittura di raccordare il sito dell’esposizione con la Darsena costruendo un canale navigabile, una soluzione assurda e praticamente impossibile da realizzare, poi ridimensionata prevedendo una più modesta Via d’Acqua, al costo di circa 70 milioni di euro. A causa della strenua opposizione dei cittadini delle zone a Nord Ovest di Milano, scesi in campo (letteralmente) per difendere i parchi che il canale avrebbe attraversato, i lavori appena iniziati furono bloccati; sappiamo come è andata a finire, la questione si è chiusa dopo l’intervento della magistratura.

Non è certo un precedente riferibile al Progetto Navigli, ma è indicativo della propensione a pensare a grandi opere invece che a porre attenzione alla difesa del sistema di fiumi, rogge, canali, che hanno costituito la ricchezza del territorio intorno a Milano e che oggi vanno salvaguardati per far rinascere un’agricoltura periurbana a protezione dell'eco-sistema naturale, dopo anni di degrado e di contaminazione. Oggi la situazione è cambiata, le attività industriali fortemente inquinanti sono terminate, i controlli vengono esercitati, esiste un certo grado di sensibilità e di attenzione all’ambiente. Dopo i guasti e i danni provocati dalle passate generazioni è doberoso preoccuparsi di recuperare i beni ambientali di cui siamo ancora ricchi.

Forse è giunto il momento di riaprire le marcite e non i Navigli.

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Re: Riaprire I Navigli ..... o le marcite?
19/10/2018 Ennio Galante
Cari Burgio e Sacerdoti, Leggo con interesse il vostro educato dibattito sulla riapertura dei navigli.
Essendo milanese fin dalla nascita, ho visto da bambino, durante la guerra e l’immediato dopo-guerra la fase di abbandono dei navigli e la successiva ricopertura, in nome della crescente mobilità urbana su gomma. Successivamente ho seguito (un po’ “da lontano”) la fase del lancio delle VIE D’ACQUA DA MILANO AL MARE (ho ancora il libretto del 1963, che mi diede il prof. Arnaudi quando è stato senatore). Di quel canale Milano-Cremona-Po (doveva permettere la navigazione fino a 1350 tonnellate. Mi pare che il terminale milanese sia rimasto nel nulla a S.Donato. In materia di ricordi urbanistico-ambientali, aggiungo un’altra distruzione della quale ormai si è persa memoria e interesse: quel che restava delle mura di Milano, demolite in gran parte all’inizio del secolo scorso, dopo l’ultima guerra fu distrutto (quasi completamente) per edificare palazzoni. L’ultima botta, in questo caso, è avvenuta con la costruzione del Centro Feltrinelli. Io sono conservazionista sia per i beni naturali che per quelli edificati dall’uomo. Purtroppo non ho seguito da vicino la vicenda della “riapertura” dei navigli. Alcuni amici urbanisti sono critici. Personalmente sono per il restauro conservativo dell’antico, piuttosto che per il rifacimento astorico (vedi molte zone del centro di Milano). Tuttavia cerco di capire alcune obiezioni tecniche alla riapertura. Un esempio che ho sentito riguarda l’incrocio tra Corso di Porta Romana e via S. Sofia.


Re: Riaprire I Navigli ..... o le marcite?
18/10/2018 Paolo Burgio
La questione della riapertura dei Navigli è troppo importante ed avrà un impatto tale sul futuro della città da non poter venir liquidata con un dibattito pubblico limitato a 5 sporadici incontri frequentati da un ristretto numero di cittadini, del tutto meritevoli per il loro impegno, sia a favore che contro, ma non certo rappresentativi anche di una limitata parte della cittadinanza. E, diciamolo chiaro, non si è trattato di un dibattito pubblico degno di questo nome, ma di una consultazione tra pochi per recepire pareri e trarre indicazioni, di cui benevolmente l'amministrazione potrà, se vorrà, tener conto. Questo era il senso dell'articolo. Una precisazione va fatta, nel referendum del 2011 non si era chiesto ai cittadini se erano favorevoli alla riapertura dei Navigli, fornendo indicazioni che permettessero di valutare la questione in questi termini, ma si era posto un quesito preciso limitatamente alla riapertura della Darsena con una spesa di 10 milioni di euro. Nel quesito veniva anche chiesto se si voleva “procedere gradualmente alla riattivazione idraulica e paesaggistica del sistema dei Navigli milanesi sulla base di una specifico percorso progettuale di fattibilità”.
E la fattibilità è la questione che oggi va affrontata seriamente e civilmente, senza paventare altre finalità o interessi di parte, che sicuramente devono esulare dalle intenzioni di quanti vogliono condurre un confronto sereno e pacato sui temi e sui contenuti., nel rispetto delle posizioni altrui. So che non sarà facile e magari illusorio, ma mi riprometto quindi di tornare sul tema per evidenziare le questioni più importanti su cui si confrontano il Si ed il No.


Re: Riaprire I Navigli ..... o le marcite?
18/10/2018 Michele Sacerdoti
Per una volta non sono affatto d'accordo con Paolo Burgio né con il quaderno citato degli oppositori al progetto.
Come ho scritto sul quaderno 17 https://progettonavigli.comune.milano.it/wp-content/uploads/2018/07/Quaderno-MIchele-Sacerdoti.pdf
A mio parere la riapertura dei Navigli fa parte di una “visione” a lungo termine dello sviluppo della città che
deve essere caratterizzata dal recupero della sua immagine storica di città d’acqua anche se la riapertura
non può essere filologica se non in alcuni tratti dove esistono ancora le chiuse: Conca di Viarenna e Conca
dell’Incoronata. Per il resto del percorso è essenziale che venga assicurata la navigabilità con un servizio
pubblico ma anche la percorribilità da parte di mezzi privati come canoe e canotti.
Non si può confrontare la riapertura dei navigli con quella delle marcite.
Mi spiace molto che gli autori del quaderno n. 35, che conosco di persona e con cui ho condotto molte battaglie, si siano schierati contro
questo importante progetto di alto valore ambientale.
Per fortuna le associazioni ambientaliste come Legambiente, Wwf, FAI e in parte Italia Nostra sono favorevoli al progetto.
Vorrei che gli autori del quaderno, invece che "sparare contro la Croce Rossa", si occupassero invece di vari problemi legati al PGT da me denunciati e di cui nessuno si
sta occupando, tutti presi a dividere il fronte della difesa dell'ambiente.
La consultazione pubblica, a cui ho partecipato, è stata fatta in modo molto approfondito. Il progetto è stato illustrato nei massimi dettagli e sono stati raccolte osservazioni e critiche di ogni tipo.
Ora il consiglio comunale deve decidere e spero che deciderà a favore della riapertura, come hanno fatto all'unanimità in Regione e come hanno chiesto i cittadini nel referendum del 2011.
Anche in Francia il débat publique serve a raccogliere le critiche ma poi è il soggetto proponente che decide in ultima istanza.
Non si può pensare che un gruppo agguerrito di oppositori, che si è presentato a tutte le riunioni, possa decidere al posto dei votanti al referendum e dei rappresentanti eletti in consiglio comunale.


 
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