Riaprire I Navigli ..... o le marcite?
Dopo aver lasciato sedimentare le prime impressioni, rileggendo qualche articolo pubblicato sulla ormai annosa vicenda della riapertura dei Navigli e data una veloce scorsa ai 45 Quaderni, senza voler in questa sede entrare nel merito dei contenuti e delle motivazioni a favore o contro la riapertura, credo opportuno riflettere riguardo alle modalità con cui si è stato proposto e si è svolto questo dibattito publico, che nelle stesse premesse del proponente Comune di Milano viene altrimenti detto consultazione.
E in effetti di una consultazione si è trattato dal momento che il Progetto, già commissionato in passato in più occasioni e ora ripreso da MM – Metropolitana Milanese spa, non è servito tanto a porre in discussione la questione di fondo, riaprire o no i Navigli, ma piuttosto a raccogliere consensi, critiche, pareri favorevoli e contrari. L’amministrazione vuole procedere comunque per ricostruire ex novo quello che i milanesi vollero interrare circa novant’anni sia per motivi igienici, che per aprire al nuovo corso, alla modernità che avanzava.
Il sindaco Sala, che già in campagna elettorale aveva nel 2016 inserito la riapertura dei Navigli tra i punti qualificanti del suo programma di governo, non ha fatto mistero di volersi ricandidare alla prossime amministrative potendo vantare il merito di aver concretizzato questo obiettivo. Lo stesso assessore alla Partecipazione, promotore del dibattito pubblico, si è espresso chiaramente a favore del progetto, dichiarandosi convinto della bontà e validità della riapertura dei Navigli.
Come interpretare allora la scelta di avviare un dibattito pubblico, che nei fatti non avvia un confronto, ma si riduce ad una consultazione, senza voler mettere in discussione la questione di fondo, le posizioni espresse dai cittadini che ritengono il progetto inutile e dannoso sotto il profilo economico, ambientale, sociale e di pubblica utilità ? Si è voluto solo sondare l’opinione pubblica, assecondare alcune richieste o raccogliere pareri e critiche per un esame concreto delle ragioni contrarie, valutandone fondatezza, pertinenza e sintonia con il perseguimento dell’interesse comune?
Questo dibattito pubblico non potrà certo essere invocato per sostenere che i cittadini milanesi hanno partecipato alle scelte dell’amministrazione.
E’ chiaro che bisogna entrare nel merito dei contenuti e prendere in considerazione il problema sotto i molteplici aspetti che il Progetto Navigli nella sua complessità coinvolge. A quali bisogni ed esigenze risponde, quanto peserà sulla finanze pubbliche e sui bilanci comunali a venire, quali vantaggi/svantaggi comporta, quanto e come inciderà sulla vita presente e futura dei milanesi? Domande che vale la pena di riconsiderare vista l’entità della posta in gioco e che gruppi di cittadini hanno cominciato a porsi iniziando a raccogliere petizioni e firme. Per una rapida presa visione delle principali ragioni del NO al progetto tra i 45 Quaderni presentati al dibattito pubblico rimandiamo a questo.
Il tema delle vie d’acqua a Milano è ricorrente ed è stato anche utilizzato per sostenere la candidatura milanese ad EXPO 2015; nel progetto iniziale si proponeva addirittura di raccordare il sito dell’esposizione con la Darsena costruendo un canale navigabile, una soluzione assurda e praticamente impossibile da realizzare, poi ridimensionata prevedendo una più modesta Via d’Acqua, al costo di circa 70 milioni di euro. A causa della strenua opposizione dei cittadini delle zone a Nord Ovest di Milano, scesi in campo (letteralmente) per difendere i parchi che il canale avrebbe attraversato, i lavori appena iniziati furono bloccati; sappiamo come è andata a finire, la questione si è chiusa dopo l’intervento della magistratura.
Non è certo un precedente riferibile al Progetto Navigli, ma è indicativo della propensione a pensare a grandi opere invece che a porre attenzione alla difesa del sistema di fiumi, rogge, canali, che hanno costituito la ricchezza del territorio intorno a Milano e che oggi vanno salvaguardati per far rinascere un’agricoltura periurbana a protezione dell'eco-sistema naturale, dopo anni di degrado e di contaminazione. Oggi la situazione è cambiata, le attività industriali fortemente inquinanti sono terminate, i controlli vengono esercitati, esiste un certo grado di sensibilità e di attenzione all’ambiente. Dopo i guasti e i danni provocati dalle passate generazioni è doberoso preoccuparsi di recuperare i beni ambientali di cui siamo ancora ricchi.
Forse è giunto il momento di riaprire le marcite e non i Navigli.