Città Studi. Un trasferimento che s'ha da fare

Un dialogo impossibile. Da una parte l’amministrazione, dall’altra i cittadini. ()
Immagine storia 4 640x360

Alla fiaccolata dello scorso martedì 7 novembre, quando un migliaio di persone hanno percorso le vie intorno a Città Studi per protestare contro il minacciato trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale, l’amministrazione comunale ha risposto con una prontezza insolita.

Convocazione martedì 14 novembre delle commissioni comunali congiunte urbanistica e territorio. Il professor Balducci del Politecnico di Milano ha presentato i risultati, o per meglio dire, le conclusioni dell’indagine condotta per “riempire i vuoti” della Statale, come abbiamo già riferito in questo articolo. Conclusioni raccolte in un documento (Città Studi 2.0) che riassume quello di 100 pagine presentato a fine luglio in cui si prospettano le disponibilità del Politecnico, della Bicocca e dell'Agenzia del Demanio ad occupare alcune sedi liberate a Città Studi

Martedì 21 novembre seconda e ultima convocazione delle commissioni comunali congiunte. Nonostante diversi posti fossero vuoti nelle file riservate al pubblico, non è stato consentito l’accesso ad altri, dopo l’inizio della seduta. I cittadini intervenuti hanno lamentato di non aver ricevuto risposte alle preoccupazioni espresse, sia in merito all’opportunità di dislocare una sede storica fuori dal contesto cittadino, sia in merito all’asserito vantaggio economico del trasferimento, dando per scontato che la ristrutturazione a Città Studi è più costosa di un nuovo campus a Expo. Alcuni si sono sentiti presi in giro per il modo con cui sono state accolte le osservazioni fatte e per il rifiuto ad entrare nel merito delle questioni poste. Data l’ora tarda, erano le 20.30, non tutti hanno potuto parlare. Nella sua replica l’assessore Maran ha ripetuto quanto aveva avuto modo di dire in altre occasioni: la vocazione universitaria del quartiere verrà mantenuta, il quartiere verrà rivitalizzato e per quanto riguarda il trasferimento degli Istituti Ospedalieri, il presidente della Regione Maroni ha confermato “l’interesse a definire un progetto unitario per mantenere la vocazione universitaria del quartiere e migliorare l’offerta dei servizi per gli studenti”.

Giovedì 23 novembre Arexpo ha annunciato l’esito della gara per la scelta del concessionario per lo sviluppo dell’area Expo, il gruppo australiano Lendlease, già presente a Milano nel progetto City Life ed entrato quest’anno in joint venture al 50% con la società che ha rilevato l’area di Santa Giulia a Rogoredo. Si occuperanno dello sviluppo dell’area Expo ricevuta in concessione per 99 anni per realizzare una grande operazione immobiliare destinata in parte al terziario, ad uffici e spazi commerciali, a residenze private, a social housing, a residenze per anziani e studentesche.

Venerdì 24 la giunta milanese ha deliberato le linee guida per il futuro Accordo di Programma da redigere tra Comune, Regione e Arexpo per il trasferimento della Statale. Come si legge nel comunicato stampa diramato dal Comune gli obiettivi di indirizzo politico fissati, se il trasferimento avverrà, consentiranno di “stimare i costi e gli obblighi derivanti dagli impegni assunti dai vari attori coinvolti, definire le procedure più efficaci per la nuova pianificazione territoriale, stabilendo tempi e modalità degli interventi”.

Lunedì 27 novembre il Municipio 3 ha indetto un’assemblea pubblica in cui il rettore del Politecnico, prof. Ferruccio Resta, insediato dall’inizio di quest’anno, ha illustrato ai cittadini i progetti che l’ateneo ha in corso e gli interventi che verranno realizzati nella sede del Poli di Città Studi. Un’assemblea molto affollata, molti cittadini hanno trovato solo posto in piedi. La relazione del rettore Resta, dettagliata e concreta, è stata visibilmente apprezzata. Il fulcro degli interventi riguarda il progetto di Renzo Piano, già allievo del Poli, per la ristrutturazione delle aule e degli edifici prospicienti la via Bonardi.

Un progetto che, lasciando inalterata la sede storica della Facoltà di Architettura, l’edificio che si affaccia su piazza Leonardo all’angolo con via Ampére, rivede profondamente la sistemazione della restante parte creando due nuove piazze, accessibili a tutti da via Bonardi. Si realizza così l’inserimento e l’integrazione del complesso universitario nel tessuto urbano circostante. Un progetto per il quale sono stati reperiti 31 milioni di euro, ne mancano 7 per il completamento, non appena verrano stanziati si partirà con la progettazione esecutiva e poi con la realizzazione, da completare in circa 3-4 anni.

Il rettore ha voluto precisare che Bovisa rappresenta l’altra principale sede milanese e ovviamente verrà mantenuta; la scelta di Bovisa ha consentito l’espansione dell’università e permesso di rispondere alle crescenti esigenze di aule, laboratori e strutture, di sostenere il confronto con gli altri atenei nel mondo. Il Poli è oggi settimo nelle graduatorie internazionali tra le facoltà di design e occupa posizioni di tutto rispetto in quelle di architettura e ingegneria.

Un quadro di efficienza, capacità gestionale e competitività quello offerto da Resta.

Al punto che qualcuno si è rammaricato che lo stesso non si possa dire per la Statale. Le sedi storiche vengono abbandonate, l’integrazione con la città non è contemplata. Si prospettano scelte cariche di forti ripercussioni sull’offerta formativa e il gradimento futuro senza dialogare con le componenti presenti all’interno dell’università, con la cittadinanza e le componenti sociali all’esterno dell’ateneo, senza aver discusso le criticità, senza aver pianificato gli interventi, senza aver programmato per tempo il reperimento delle ingenti risorse finanziarie che l’operazione comporta.

Il rettore Resta ha poi solo accennato al fatto che le previsioni di occupazione da parte del Poli di aree lasciate libere dalla Statale si possono valutare in circa 20.000 mq. Resta non ha potuto dire più di tanto, infatti se ne parlerà quando questa possibilità si concretizzerà.

II confronto tra le due realtà universitarie coabitanti, per ora, a Città Studi è, a dir poco, impietoso e la vicenda del trasferimento delle facoltà scientifiche fa emergere in pieno la mancanza di una visione complessiva e progettuale del futuro da parte delle istituzioni coinvolte.

Si è parlato degli spostamenti di facoltà universitarie quasi fossero mattoncini di lego giocati da un bambino, con la ricerca a posteriori di soluzioni che giustifichino l'azzardo della proposta iniziale per motivi non strategici, ma tattici. Ne è prova la confusione delle ipotesi avanzate: Politecnico e Bicocca, altre università che riversano studenti al posto di altri studenti, e poi persino l'Agenzia del Territorio e l'Agenzia delle Entrate di via Manin, enti pubblici che dovranno investire altri soldi pubblici, inoltre alienazione di aree vincolate a destinazione pubblica per operazioni immobiliari private.

Siamo di fronte aI tentativo di dar per compiuta una scelta, che non può essere ancora fatta perché il Senato Accademico non ha ancora votato. In democrazia, non al magnifico rettore, ma al senato accademico spetta il compito di decidere e ci auguriamo che i docenti abbiano un sussulto d'orgoglio per il loro ruolo, scelgano a ragion veduta e con ponderazione prescindendo da qualsiasi condizionamento estraneo agli interessi dell’ateneo, ove ve ne fossero.


Dobbiamo anche rilevare con quale noncuranza gli amministratori considerano un patrimonio culturale della città, per la cui difesa ora è intervenuto persino il FAI inserendo tra i luoghi da proteggere Città Studi con queste motivazioni:

“l’allontanamento delle sedi universitarie potrebbe però significare lo svuotamento e il declino del quartiere, motivo per cui i residenti si sono attivati al censimento." "Il FAI sosterrà il comitato di quartiere Che ne sarà di Città Studi nelle pratiche necessarie per l’apposizione del vincolo paesaggistico per l’area. Il vincolo servirà a salvaguardare la valenza storico e artistica della zona, scongiurando il rischio di speculazioni edilizie."

Speculazioni che sull’area di Città Studi, a detta dell’assessore Maran, non saranno permesse. Spiace ricordare che sull’area Expo i cittadini milanesi nel referendum indetto nel 2011 a stragrande maggioranza avevano chiesto che, una volta terminata l’esposizione, fosse realizzato un grande parco verde.


Articoli o termini correlati

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha