Prima del 2002: La famiglia Cabassi,
tramite Belgiojosa srl, possiede dal dopoguerra la cascina Triulza e
i terreni agricoli circostanti dove si svolge una attività agricola
fino al 2004. Ha subito otto espropri per quasi 700.000 mq, l’ultimo
dei quali per costruire il carcere di Bollate nel 1997. I terreni si
sono ridotti a 260.000 mq.
2002: Fondazione Fiera acquista per 15
milioni 520.000 mq nell’area da agricoltori privati per poter
costruire in futuro dei parcheggi per la Fiera.
2006: Cabassi e Fondazione Fiera
iniziano una collaborazione per realizzare un piano di sviluppo
dell’area a servizio del nuovo polo e presentano al Comune di
Milano un primo ‘piano integrato di intervento’, per proporre una
modifica urbanistica da aree agricole a nuove destinazioni.
Settembre 2006: Il Sindaco Moratti
presenta la candidatura di Milano all’Expo 2015 e individua l’area
per l’esposizione, anziché scegliere un terreno pubblico. Vista la
mancanza di fondi per acquisire le aree, queste sarebbero cedute
gratuitamente da subito e fino al post Expo (2007-2016), per poi
essere riconsegnate, ad esclusione delle cessioni di aree pubbliche e
delle opere realizzate da Expo, ai proprietari -Cabassi e la
Fondazione Fiera- che acquisirebbero diritti di edificazione sulla
residua area. Tutte le opere pubbliche realizzate per Expo
rimarrebbero al Comune.
Giugno 2007: Il sindaco Moratti sigla,
a nome del Comune, una scrittura privata che prevede la cessione
temporanea delle aree: Fondazione Fiera e gruppo Cabassi si impegnano
a cederle per poi riaverle a 18 mesi dalla chiusura dell’evento,
“premiati” con indice di edificabilità pari a 0,52 mq per mq
(oltre a uno 0,08 che spetta al Comune). La giunta comunale dà il
via libera alla scrittura a luglio.
Settembre 2007: Il Bie -Bureau of
International Expositions, l’ente che gestisce “le Expo”-
riceve il dossier definitivo di candidatura nel quale è scritto che
l’Esposizione milanese godrà del diritto di superficie gratuito
dell’area, in base ad un accordo già siglato. Il master plan
preparato dallo studio di architettura 5+1AA su commissione di
Cabassi e Fondazione Fiera prevede una torre che rimarrà al Comune,
altre torri identiche sono previste lungo la ferrovia da costruire
dopo la fine dell’Expo su progetto dello stesso studio.
2008: Milano si
aggiudica l’Expo 2015, il sindaco Moratti promuove l’Accordo di
Programma che viene firmato in ottobre. L’accordo prevede per il
post-expo un indice di utilizzazione territoriale UT di 0,52mq/mq e
il 56% minimo per superfici pubbliche e di interesse pubblico da
destinare a parco tematico, Rapporto di Copertura RC 60%. Uno degli
obbiettivi è “la realizzazione di aree a verde fruibili di
alta valenza paesaggistica e significativa estensione inserite nel
più ampio sistema del verde e del reticolo idrografico dell’area
milanese, grazie alle sistemazioni paesaggistiche dell’area e
all’insediamento di funzioni di interesse pubblico.” Legambiente
osserva che il parco tematico non garantisce la presenza di verde e
critica l’eccessivo consumo di suolo, chiedendo “un parco a verde
compatto”. Lo stesso Rapporto Ambientale della VAS scrive: “Si
ritiene che la programmazione per il post‐evento dovrebbe disporre
la riconversione dell’area Expo attraverso il mantenimento delle
strutture permanenti per un loro riutilizzo come attrezzature
pubbliche o di interesse pubblico o generale, eventualmente
decentrando funzioni dal centro cittadino di Milano, e lo
smantellamento di quelle temporanee, evitando però una nuova
edificazione in situ.
Anche nella scelta delle funzioni pubbliche occorrerà considerare
gli effetti sul sistema della viabilità, escludendo destinazioni
d’uso (es. ospedale) con forte potere attrattivo. Ciò
consentirebbe la rinaturalizzazione di gran parte dell’area,
valorizzando il suo inserimento nel sistema dei parchi di cintura e
contribuendo alla definizione della “corona verde” nel settore
nord‐ovest dell’area metropolitana.” A questi auspici si
oppongono con osservazioni sia Fondazione Fiera che il gruppo
Cabassi.
Per
quanto riguarda le bonifiche il Rapporto Ambientale individua una
serie di punti in cui eseguire i controlli, in particolare nelle
parti utilizzate per i cantieri dell’alta velocità, viabilità
dell’Anas, parcheggi della fiera, campo rom ai margini dell’area
agricola, tenendo della possibile contaminazione da parte della
raffineria di Rho localizzata dove ora c’è la Fiera.
2009:
I Cabassi propongono al Comune di realizzare una cittadella della
giustizia vista la vicinanza del carcere di Bollate. Stanca,
amministratore di Expo spa, valuta invece un acquisto dei terreni per
150 milioni, in previsione di una futura vendita a un prezzo più
alto, Cantoni, presidente di Fondazione Fiera, li valuta a 200
milioni.
2010:
Formigoni spiazza tutti e lancia l’idea di una società
partecipata da Regione, Comune e Provincia che acquisti i terreni, in
contrasto con Cantoni. La giunta regionale vota il 31 maggio per la
costituzione della società che li dovrà acquisire. I proprietari si
oppongono come pure il sindaco Moratti e propongono a Regione,
Provincia e Comune vari progetti per il post-Expo che non vengono
accettati. Lo scontro tra Comune che vuole il comodato e Regione che
vuole l’acquisto diventa sempre più aspro. Il candidato alle
primarie del centrosinistra Boeri, che aveva collaborato al disegno
del masterplan di Expo, propone di realizzarla in un’area pubblica
dietro l’Ortomercato ma ormai il dossier di candidatura non può
essere cambiato.
2011: Il 30 maggio Giuliano Pisapia
diventa sindaco di Milano. Il 1 giugno viene costituita Arexpo con
Regione e Comune al 34,67%, Fondazione Fiera al 27,66% corrispondente
all’apporto dei terreni, Provincia di Milano al 2% e Comune di Rho
al 1%. Il 13 giugno i milanesi approvano cinque referendum di cui il
terzo richiede di conservare il futuro
parco dell’area EXPO: “Volete voi che il Comune di Milano adotti
tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la
conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato
sul sito EXPO e la sua connessione al sistema delle aree verdi e
delle acque?” Lo stesso giorno i Cabassi concedono il diritto di
opzione per l’acquisto, Il 14 giugno il BIE riceve gli atti appena
firmati. Il 25 luglio il Consiglio Comunale ratifica l’accordo di
programma e la variante urbanistica che definiscono gli indici del
post Expo. I Cabassi vendono i loro terreni di 260.000 mq per 42
milioni di euro, più la cascina Triulza per 7 milioni, una cifra
bassa sotto la minaccia di un esproprio, 161 euro/mq, il costo totale
con le aree di Fondazione Fiera è stato 142,6 milioni di euro. La
stima del valore è stata fatta dall’Agenzia del Territorio. I
lavori partono a ottobre 2011. Arexpo si indebita con Finlombarda,
finanziaria della Regione, per 80 milioni, a cui i subentrano nel
2013 Intesa San Paolo ed altre banche con un prestito di 160 milioni
a fronte dell’ipoteca dei terreni.
2012: A
marzo del 2012 dagli studi supervisionati dall’Agenzia Regionale
per la Protezione Ambientale circa il 10% dei terreni del sito
espositivo risultavano essere inquinati di idrocarburi e zinco e
dunque da bonificare.Le
aree inquinate erano otto: Parcheggi Fiera in Milano, Cascina
Triulza, Deposito Impresa Pessina, Area “triangolare”, Case
Mobili, Area Poste e via Cristina da Belgioioso, Area Immobiliare
cinque e Area Impeco. Con
l’Accordo quadro siglato il 2 agosto 2012 si definisce che i costi
della bonifica vengano sostenuti da Expo 2015 s.p.a, che si rivarrà
poi su Arexpo, la società a partecipazione pubblica che ha
acquistato i terreni dell’area espositiva; quest’ultima, a sua
volta, si rivarrà sui proprietari originari dell’area, la
Fondazione Fiera Milano e la Belgioiosa s.r.l del gruppo Cabassi, per
un tetto massimo di 6 milioni di euro, sulla base di una perizia
effettuata da Expo 2015 s.p.a. e Metropolitana Milanese. Tre mesi
dopo la stipulazione dell’accordo, la Cooperativa Cmc di Ravenna,
che ha vinto l’appalto per la rimozione delle interferenze, chiede
a Expo s.p.a 29,5 milioni di euro di extra costi, di cui 15 milioni
per il trasporto e l’eliminazione dei terreni inquinati di cui non
si conosceva ancora la reale quantità. I costi di bonifica
sarebbero dovuti essere a carico dei proprietari originari dei
terreni di Expo, ovvero Fiera Milano e Famiglia Cabassi, come
stabilito da un ordine del giorno approvato dai Consigli Comunali di
Milano e Rho nel luglio 2011, contestualmente all’approvazione
dell’accordo di programma.
2014: Arexpo cerca di vendere i terreni
con una base d’asta di 315,4 milioni , l’asta va deserta perché
il costo è eccessivo, a fronte di 44 ettari da riservare a parco
tematico e altri 36 per aree a attrezzature pubbliche. Qualcuno
pensa che in base alle condizioni di mercato si possa ottenere la
metà della cifra, nonostante che l’Agenzia del Territorio avesse
valutato nell’agosto 2011 una forchetta tra 346 e 366 milioni.
2015: Il rettore della Università
Statale Vago lancia nel febbraio 2015 l’idea di trasferire le
facoltà scientifiche da Città Studi all’Expo. Assolombarda unisce
alla proposta il suo progetto Nexpo per creare un polo tecnologico
della filiera IT. Il Presidente della Regione Lombardia Maroni, che
prima aveva proposto la creazione di uno stadio e di una città dello
sport, sostiene il progetto di Vago. La Cassa Depositi e Prestiti e
l’Agenzia del Demanio recepiscono l’idea nel giugno 2015 con un
progetto che prevede anche un Polo degli Uffici della Pubblica
Amministrazione e un Polo di innovazione nel settore agroalimentare
CREA. Il progetto tiene conto che le aree sono a bilancio di Expo per
192,8 milioni e ritiene critica per il progetto la stima di 315
milioni.
2016: In base ad un accordo di aprile
con Expo, Arexpo si impegna a chiedere davanti a un giudice 29,5
milioni ai vecchi proprietari, da girare poi ad Expo che li ha
sostenuti. La causa doveva essere avviata entro fine settembre, ma
non è mai stata fatta. In compenso i Cabassi, tramite la loro
società Bastogi, citano in agosto in giudizio Expo e Arexpo per
negare qualunque responsabilità negli extracosti per le bonifiche,
per chiedere un milione di euro per i danni di immagine subiti in
virtù delle pretese di Arexpo e Expo su tali costi e per avere
indietro i 250.000 euro pagati da Bastogi per i lavori di bonifica
preventivati sulle aree da MM e mai rendicontati da Arexpo. Secondo
Bastogi Arexpo doveva chiedere gli extracosti ai proprietari entro 60
giorni dal termine delle bonifiche, avvenuto tra il 2013 e il 2014.
Sembra che le prove della provenienza degli inquinanti dai terreni
dei Cabassi siano irrecuperabili. Sulla vicenda incombe secondo i
Cabassi un conflitto di interesse in quanto Arexpo dovrebbe fare
causa anche a Fondazione Fiera, che è una dei suoi soci, e i Cabassi
temono che sia posto a capo loro anche l’onere a carico della
Fondazione Fiera. Del seguito della causa non è uscita alcuna
notizia ma la questione rischia di pesare sull’affidamento del
bando del masterplan, in quanto chi vince il bando potrebbe dover
fare ulteriori bonifiche per rendere i terreni compatibili con le
attività che vi si svolgeranno.
24 febbraio 2016: Il primo ministro
Renzi propone il progetto Human Technopole dell’IIT di Genova e
ignora il progetto della Cassa Depositi e Prestiti e dell’Agenzia
del Demanio, successivamente avviene una trattativa tra Governo e
Regione per prevedere comunque l’insediamento dell’università
statale e del polo di Assolombarda.
19 luglio 2016: Il Senato Accademico e
il Consiglio di Amministrazione della Statale approvano una
manifestazione di interesse per trasferire le facoltà scientifiche
della Statale nell’area Expo.
Novembre 2016: Il governo entra in
Arexpo con una quota del 39% e un aumento di capitale di 50 milioni,
le quote del Comune e Regione scendono al 21%, Fondazione Fiera al
16%, Città metropolitana e Comune di Rho al 1,5%, per le decisioni
di particolare rilevanza è necessario il 71% del capitale sociale.
Dicembre 2016: Il Governo Renzi approva
il finanziamento di 130 milioni all’interno del Patto Lombardia da
destinare alla costruzione degli edifici della Università Statale
nell’area Expo, il parlamento stanzia 8 milioni di euro per il
progetto e finanzia lo Human Technopole con 770 milioni di euro in 7
anni.
Gennaio 2017: Il parco tematico
dell’Accordo di Programma del 2011 diventa un Parco della Scienza,
del Sapere e dell’Innovazione, comprensivo dello Human Technopole
gestito dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e del Campus
delle Facoltà Scientifiche dell’Università Statale di Milano
Arexpo emette un bando per l’ideazione
ed elaborazione del Masterplan per la “rigenerazione urbana”
dell’intera area ex-Expo di 1 milione di mq e per lo sviluppo e la
gestione degli spazi con costituzione di un diritto di superficie per
99 anni per costruzioni comprese tra i 250.000 e i 480.000 mq di slp.
Il punteggio di aggiudicazione è per il 70% sul progetto tecnico e
per il 30% sull’offerta economica. La quota minima di verde non è
definita, il parco della scienza ne assorbirà la maggior parte. Si
attuano tutte le perplessità sulla cementificazione dell’area e
eccessivo consumo di suolo agricolo presenti nel rapporto ambientale
della VAS dell’ADP del 2011. La proposta di insediamento
dell’Ospedale Galeazzi va contro alle indicazioni del rapporto.
5 febbraio 2017: Il Senato Accademico e
il Consiglio di Amministrazione della Università Statale approvano i
requisiti per la parte del masterplan relativa alla Statale,
preparati con una consulenza del Politecnico di Milano.
14 aprile 2017: Arexpo invia le lettere
di invito a tre concorrenti che hanno superato i criteri di
qualificazione del bando, l’italiana Coima, la francese Stam e
l’australiana Lendlease. Il termine di consegna delle offerte è il
31 luglio 2017, a ottobre verrà individuato il vincitore che dovrà
redigere il masterplan e pagare una concessione annua per le aree,
oltre a dare la consulenza a Arexpo per le partiche urbanistiche che
prevedono l’approvazione di un Programma Integrato di Intervento da
parte delle giunte comunali di Milano e Rho. La Statale dovrà
trovare un acquirente per gli edifici che lascia in Città Studi per
i 130 milioni previsti.