Intervista a Pietro Bussolati, segretario del PD milanese
Pietro Bussolati, Classe 1982, milanese, interista. laureato in Economia, con un master in Gestione dei servizi pubblici locali, da novembre 2013 è alla guida il PD metropolitano milanese. Ecco l'intervista che ci ha rilasciato.
D. Il trasferimento delle facoltà della Statale da Città Studi all’area ex-Expo è un fatto ormai acclarato. Ci sono proposte PD per mantenere l’identità storica del quartiere come centro di studi universitari, di ricerca scientifica e ospedaliera, che costituiscono non solo un patrimonio culturale ma anche un fattore economico importante per la nostra zona?
Esiste un progetto che verrà attuato a breve per raccogliere le richieste della zona, individuare quali saranno i bisogni che possono emergere dal quartiere e quali iniziative attuare per mantenere a Città Studi la vocazione che le è propria. Questo verrà fatto coinvolgendo attivamente il Municipio 3, che tra l’altro ha già organizzato una partecipata assemblea pubblica ad ottobre. D’altra parte non possiamo dimenticare che l’Università deve potersi adeguare, in un’ottica di eccellenza, strutture e laboratori, guardando alle proprie esigenze attuali e future, al fine di poter competere a pari livello con quello dei grandi atenei internazionali.
D. Cassa Depositi e Prestiti sarà il consulente finanziario incaricato di promuovere la valorizzazione delle aree liberate a Città Studi con l’obiettivo di recuperare parte dei fondi necessari al trasferimento della Statale. L’assessore Maran ha dichiarato che non si consentiranno speculazioni immobiliari a danno dei cittadini di Città Studi. Come segretario cittadino è pronto a sostenere politicamente queste affermazioni?
Credo che non si possa dubitare del fatto che verranno gestiti al meglio i rapporti con i cittadini. I rappresentanti eletti sia in consiglio comunale, che municipale, meritano fiducia. Hanno già dimostrato di essere capaci di mantenere gli impegni assunti su diverse questioni, vedi i parcheggi sotterranei, la riqualificazione di piazza Leonardo, e così via. C’è inoltre un perno del quartiere che resta, il Politecnico, che a nostro giudizio deve incrementare i suoi spazi nell’area. Il Comune ha affidato un incarico per analizzare il quartiere e individuare alcune linee di sviluppo che riguardano funzioni pubbliche, ossia legate al mondo dell’università, della cultura e degli uffici pubblici. Di certo non verranno accettati progetti speculativi o la costruzione di appartamenti, ma si lavorerà per un progetto che consenta al quartiere di vivere anche in orari serali e nel weekend.
D. Oltre al trasferimento della Statale su Città Studi graverà anche il trasferimento dell’Istituto Besta e dell’INT alla Città della Salute di Sesto S.G., creando un vuoto che appare insostenibile. Non crede che occorrerebbe un ripensamento sulla dismissione in zona di entrambi gli istituti ospedalieri?
È un dibattito che si è protratto per anni e che non può essere rimesso in discussione. Sono state prese decisioni che hanno fatto seguito alle valutazioni emerse e alla necessità di reperire sedi adatte allo sviluppo delle attività di questi istituti. La Città della Salute non è più un’ipotesi e non è possibile tornare indietro su queste scelte. Il rispensamento della zona, di cui parlavo prima, deve riguardare anche le aree lasciate libere dai due ospedali.
D. Il PD milanese ha lanciato una campagna di ascolto ai propri iscritti e simpatizzanti. Di cosa si stratta?
Abbiamo promosso una campagna che si svolgerà in due fasi. La prima, rivolta agli iscritti ed ai simpatizzanti, per attivare un confronto e raccogliere in tutte le zone idee, suggestioni e proposte su come affrontare i temi salienti che coinvolgono il ruolo del partito e su come correggere errori fatti. La seconda, una fase di mappatura e di ascolto, rivolta alle associazioni e i corpi intermedi presenti sul territorio, che rappresentano la parte attiva della cittadinanza, quella che segue e partecipa alle vicende.
D. Ascolto e partecipazione sono due cose ben diverse. Al riguardo abbiamo raccolto pareri molto critici su come si sta procedendo rispetto alle grandi trasformazioni che attendono la città metropolitana milanese. Non ritiene che i cittadini stiano ricevendo segnali di buone intenzioni che rimangono solo sulla carta senza essere messe in pratica, producendo così effetti contrari a quelli che la politica spera di ottenere?
A cosa si riferisce in particolare?
D. Mi riferisco ad esempio al workshop sugli Scali Ferroviari, inteso dai proponenti anche come momento partecipativo, su cui abbiamo sentito pareri fortemente negativi e che abbiamo pubblicato sulle queste pagine.
Al workshop in questione hanno partecipato oltre 2000 persone e in ogni municipio si terrà un’assemblea pubblica sugli scali ferroviari. La delibera di indirizzo sugli scali è stata votata dal consiglio comunale, senza alcun voto contrario.
Detto questo, ritengo che vadano rispettati i ruoli e le responsabilità, la partecipazione dei cittadini è auspicabile e importante, ma deve essere mantenuta entro le competenze e le attribuzioni che a ciascuno competono. Va bene il confronto pubblico, ma non si possono surrogare le decisioni che devono essere assunte dai rappresentanti eletti dai cittadini stessi. Il dibattito e la discussione devono avvenire entro ambiti ben precisi e definiti, e in questo senso si deve agire per un confronto positivo e proficuo.