Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3

Dopo l’atteso e importante incontro sul futuro di Città Studi all’Auditorium di via Valvassori Peroni abbiamo intervistato Antonella Bruzzese, assessore all’Urbanistica, Verde, Spazi Pubblici, Arredo Urbano, Ambiente e Mobilità del Municipio 3. ()
antonella bruzzese

La prima domanda d’obbligo è relativa al recente incontro sul futuro di Città Studi da Lei organizzato. Quali sono le sue prime reazioni, soddisfazione di certo visto la nutrita presenza di cittadini, ma anche preoccupazione, forse, dato che gli interventi dei relatori hanno visto una netta contrapposizione tra cittadini e amministrazioni pubbliche.

Non avevo dubbi che sarebbe stato un incontro partecipato, perché il tema è importante, il grado di incertezza intorno all’operazione è molto alto e le preoccupazioni espresse dai cittadini comprensibili. Come Municipio 3 sin da quando è stata votata la Manifestazione di Interessi da parte del CdA e del Senato Accademico della Statale a luglio scorso, abbiamo avuto come prima preoccupazione quella di organizzare un dibattito pubblico per fornire un’informazione corretta e per provare a dialogare con i diretti interessati. La situazione è molto complessa. Perché se possiamo concordare sul fatto che Expo abbia avuto il merito di rilanciare Milano sul panorama internazionale, bisogna anche ammettere una serie di criticità che ha reso il percorso particolarmente “tortuoso” a partire dalle vicende che hanno determinato la scelta dell’area, alla riduzione dall’idea originaria forte e innovativa del giardino planetario a una Expo più tradizionale, alla mancanza già in partenza di un progetto specifico per il dopo Expo che ne orientasse la realizzazione. Alla fine se l’eredità di Expo sarà un parco scientifico e tecnologico che riesca a riunire le eccellenze italiane e internazionali della ricerca e dell'industria, come milanese e come ricercatore non posso che esserne contenta. Ma se da un lato il progetto per quell’area sta procedendo con il sostegno del governo, è altrettanto evidente che ancora manca un progetto per Città Studi che si troverebbe privata di una delle sue università storiche qualora le facoltà scientifiche della Statale si trasferissero nelle aree di Expo. Si tratta di costruire un’alternativa credibile al trasferimento, ma non è certo facile ed è comprensibile che i cittadini di fronte a una tale ipotesi di cui non sono chiare le conseguenze nutrano forti preoccupazioni.

Mi sembra tuttavia che alcuni segnali da parte del Comune vadano in una direzione che condivido: l’assessore Maran ha dichiarato che non c’è alcuna intenzione di rendere l’area solamente residenziale e che si lavorerà per mantenere la vocazione attuale a università e servizi, orientamento già deliberato dal precedente Consiglio di Zona 3 e ribadito nel documento programmatico della nostra coalizione. In maniera analoga, la volontà di affidare fin da subito un incarico al Politecnico per promuovere uno studio per l’area e ragionare su scenari possibili è un modo per iniziare ad avere delle ipotesi da valutare. Ed è importante che ciò si faccia subito. Ripeto che la mancanza di un progetto iniziale per Expo, pensato in funzione della futura destinazione dell’area, preparato per tempo e in un quadro di pianificazione alla scala urbana e metropolitana, è purtroppo la maggior difficoltà che ci troviamo ad affrontare oggi.


A questo proposito Lei ha già dichiarato che intende avviare un confronto aperto con la cittadinanza sulle questioni relative alla trasformazioni urbanistiche, spesso però le decisioni in merito o sono già state delineate o vengono comunque decise altrove, o non sono di diretta competenza del Municipio, o come Lei ha appena detto manca un progetto sul quale ragionare, pur avendo un forte impatto con la vita quotidiana dei cittadini. E’ possibile trovare qualche soluzione per superare queste difficoltà?

Uno dei motivi per cui mi sono candidata al Municipio era la possibilità di dare un contributo in un’istituzione che davvero funzionasse come raccordo tra la cittadinanza e l’amministrazione comunale. Mi sono occupata di progettazione partecipata all’università e in alcune esperienze professionali e so quanto il tema sia importante ma anche delicato e a rischio di derive demagogiche.

L’incontro su Città Studi che abbiamo organizzato aveva la natura, vale la pena ribadirlo, di un momento informativo. Lo dico perché credo sia bene distinguere i piani e gli obiettivi di lavoro: un conto è l’informazione, altra cosa è la consultazione, altra cosa ancora la progettazione partecipata. A seconda del contesto, della scala del tema, dei decisori coinvolti e certamente della volontà politica, in alcune situazioni è utile o possibile ricorrere ad alcuni di essi e non ad altri.

Io credo che per un Municipio il tema del coinvolgimento dei cittadini deve essere una priorità, ma è opportuno farlo con regole e con obiettivi chiari: possiamo discutere di tutto, ma se vogliamo incidere sulle scelte dobbiamo lavorare perché ci siano le condizioni e gli strumenti per farlo, altrimenti si rischia di costruire aspettative che verranno disattese.

Le trasformazioni urbanistiche di cui stiamo parlando sono complesse e si giocano su tavoli diversi, è evidente.

Il Municipio deve certamente promuovere l’informazione, deve raccogliere le istanze dei cittadini e trasferirle ai livelli adeguati, deve insistere con i decisori perché processi di partecipazione siano effettivamente avviati e li vedano coinvolti. Nel caso specifico abbiamo iniziato a studiare gli strumenti a nostra disposizione e se – come sembra – il Comune con l’incarico al Politecnico intende avviare un percorso di ascolto, ci interessa capire come intendono svilupparlo per collaborare ed eventualmente costruire ulteriori percorsi di monitoraggio e/o di consultazione.


A questo proposito mi viene da pensare che ad esempio il Dibattito Pubblico, in Francia obbligatorio per legge per le opere di rilevante impegno finanziario possa essere uno strumento essenziale per garantire trasparenza e rispondenza degli interventi alle reali necessità del territorio. In Italia ancora manca, è stato solo annunciato, per così dire, e resta da vedere come verrà normato. Questo potrebbe essere uno strumento di immediata applicazione, ma da costruire. Chi ci impedisce a livello locale di prendere esempio da altri e avviare un percorso di questo tipo per Città Studi?

In realtà non è proprio così. La Toscana dal 2013 ha una legge regionale che prevede il dibattito pubblico obbligatorio per opere pubbliche sopra i 50 milioni di euro e ha creato un’Autorità Regionale per la Garanzia e la Promozione della Partecipazione. Un modello sicuramente interessante in cui una parte della discussione avviene on-line. I cittadini non solo si esprimono contro ma articolano proposte. Nel panorama attuale, credo che uno degli ostacoli più grandi riguardi le risorse: bisogna trovare il modo di reperirle tanto più che non sono affatto cifre trascurabili, così come è importante trovare il modo per incentivare l’utilizzo di questi percorsi. Chi vi ricorre deve vedere il proprio percorso in qualche misura agevolato e non solo rallentato. Un altro tema riguarda come questi strumenti pensati per le grandi opere possano essere tradotti nei casi di minor scala e anche per interventi di privati (e qui allora il tema delle risorse e degli incentivi è cruciale).

In Toscana ci sono state diverse esperienze che credo valga la pena osservare. Se vogliamo sperimentare forme di dibattito pubblico, è utile prendere a riferimento i casi più vicini a noi che nascono in contesti legislativi e istituzionali analoghi (le istituzioni francesi hanno una tradizione molto diversa dalla nostra). In ogni caso, oltre al dibattito pubblico, esistono diversi strumenti a disposizione per la partecipazione (vedi ad esempio il documento “Progettare insieme la città” linee guida per la sperimentazione di percorsi partecipati nell’ambito deli procedimenti della Direzione Centrale Sviluppo del Territorio, che la precedente giunta comunale ha adottato a fine mandato).

Nel caso di Città Studi, nell’eventualità del trasferimento di Statale, per avviare un percorso di questo tipo, bisogna avere qualche ipotesi concreta di cui discutere, per fare la quale è necessario costruire degli scenari supportati da qualche preliminare verifica di interesse o fattibilità e sulla base di un quadro chiaro dei vincoli, delle esigenze, dei costi e non ultimo dei tempi di realizzazione. Altrimenti si rischia di discutere senza fondamento.


Altro grande problema da affrontare è la comunicazione tra amministrazione e cittadini. Non mi pare possa essere gestita solo con facebook o twitter, pur di grande immediatezza e attualità. Ci sono in previsione strumenti più ufficiali e sistematici, ad esempio un sito del Municipio, magari sul portale del Comune, per comunicare con i cittadini?

Sì, è vero. È un tema importante: non si può avviare un dialogo se non c’è un’informazione corretta ed efficace e una comunicazione che necessariamente deve andare in due direzioni. In Municipio lo abbiamo ben presente.

Oggi viviamo in un contesto che ci richiede immediatezza nella comunicazione e certi strumenti come facebook o twitter possono garantirla. D’altro lato c’è spesso uno scollamento tra strumenti veloci e quelli a disposizioni delle realtà istituzionali per cui la gestione del sito deve passare da quelle (poche) persone con apposita delega per farlo, che lavorano con orari non sempre flessibili e avendo diverse altre incombenze. Spesso si tratta solo di problemi di risorse umane dedicate.

Ma c’è anche un altro tema che riguarda l’informazione in entrata, necessaria per interloquire con i cittadini. Ci arrivano segnalazioni attraverso canali diversi, con modalità differenti, mediante e-mail e lettere. Lo stiamo affrontando – anche con gli uffici centrali - per capire come gestire nella maniera migliore questi flussi ed evitare di perdere dei pezzi per strada.


Oltre alle deleghe all’Urbanistica lei ha anche quelle al Verde e Spazi Pubblici, che nel nuovo regolamento comunale milanese sono divenuti di diretta competenza del Municipio. Quali problemi, se ce ne sono, si dovranno risolvere per una buona gestione di queste competenze?

Le Zone in passato già davano indicazioni di priorità per la manutenzione straordinaria del verde. Queste competenze sono confermate ai Municipi che potranno lavorare con maggiore autonomia su questioni che attengono la vita quotidiana, come i giardinetti o le aree cani. Su questi temi si potrà dialogare con i cittadini con la possibilità di risolvere i problemi con maggior immediatezza. Stamattina, ad esempio, ero con il Presidente della Commissione Territorio, il tecnico del verde e una cittadina in viale Abruzzi per un sopralluogo a discutere con lei direttamente di un problema di messa in sicurezza di un percorso che dovremmo riuscire a risolvere con la sistemazione di una siepe.

Sui temi del verde, con la collaborazione della giunta e della commissione competente, sto lavorando perché il Municipio possa svolgere differenti ruoli: quello di referente diretto per la programmazione delle priorità degli interventi diretti di manutenzione straordinaria; quello di “regia pubblica” per quei progetti che l’amministrazione centrale supporta, che sono nati dalle sollecitazioni del territorio e che coinvolgeranno associazioni di varia natura (come la sistemazione del viale Rimembranze di Lambrate o il giardino condiviso di via San Faustino che nascerà su un’area di proprietà della Statale a seguito di un protocollo di intesa tra Università Statale e Comune di Milano); quello di stimolo e impulso alle istituzioni competenti relativamente a quei progetti di ampia portata (come per il sistema delle aree verdi lungo il Lambro) che riguardano diversi soggetti e livelli di governo, e su cui associazioni del territorio abbiano avanzato o intendano proporre interventi di valorizzazione ambientali. Tre ruoli e tre scale di intervento che presuppongono, in ogni caso, la volontà di collaborare con associazioni e cittadini per promuovere - nei prossimi cinque anni - una cultura diffusa di presa in carico e di cura del verde e dello spazio pubblico. Favorendo il coinvolgimento diretto di associazioni e di tutte quelle attività di appropriazione degli spazi che rendono possibile quel passaggio di mentalità dal considerare lo spazio pubblico come spazio “di nessuno” (quindi non me ne occupo) a spazio “di tutti” (e quindi anche mio). I modi saranno molti, uno che abbiamo sperimentato di recente è stata il patrocinio e la collaborazione il Cleaning day in piazza Gobetti organizzato dal Comitato Abruzzi Piccinni, Rotary Milano Castello e Rotaract Club Milano Castello e della Social Street Gobetti che ha coinvolto i cittadini in un rapporto proficuo con l’amministrazione.




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Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
23/10/2016 Emanuele Breveglieri
Maran,si, Maran, parlaimo dell'affidabilità di Maran e parliamone solo per l'argomento M4...Nello stesso luogo di questo incontro, in merito a M4, Maran sosteneva che (ci sono le trascrizioni degli incontri):
- il progetto M4 non era assolutamente modificabile (varianti per curva in Argonne, parco delle Basiliche,lavori sotto la Statale sono "alcune" di quelle "modifiche impossibili" che lui stesso ha POI presentato al CIPE)

- Maran ha promesso che i filari di viale Argonne (sempre progetto M4) sarebbero stati preservati come da indicazione Sopraintendenza = 6 alberi abbattuti

- Maran ha promesso interventi perequativi sull'asse Argonne - Sereni entro maggio 2016. A oggi di campi bocce, campo da basket, giochi per bambini rimangono un'idea, un sogno, una speranza. Maraniana, appunto.

Quindi, caro Sacerdoti, non mi parli de:"Eh, l'ha detto Maran"


Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
20/10/2016 Gianluca Bozzia
Bruzzese dice che per fare la progettazione partecipata servono:
1. volontà politica: Antola, Maran, Sala ce la mettono o intendono perdere anche questo municipio nel 2021?
2. informazione: c'è ne è già abbastanza a partire dagli incontri del novembre 2015;
3. soldi: condizionare il Politecnico ad usare una parte di quelli per l'incarico affidato dal Comune sembra fattibile;
4. interessi e potere reali: il Comune ha il 34,67% di Arexpo e Azzone è il presidente di Arexpo oltre che rettore di Polimi quindi qui le sovrapposizioni di interesse ma anche di potere sono molte.

Il Comune come socio di Arexpo concorre a creare il problema e ha il potere per condizionare indirettamente e direttamente la partita nel Municipio 3.
Sala, Maran, Antola e Bruzzese possono minacciare che il comune se ne fotte di perdere i 32,6 milioni investiti in Arexpo per l'area e lasciano la patata creata da Formigoni nelle mani di Maroni. E' meglio perdere 32,6 milioni o creare danni?

Propongo una soluzione alla milanese, troppo semplice per essere scelta: nel Municipio tre siamo 153.000, ognuno mette 200 euro straordinari diluiti in 5 anni (40 euro all'anno, vecchi e bambini compresi) e tappiamo il buco di Arexpo per il comune. UniMi rimane qui e a Expo fanno quello che vogliono, magari il Parco votato dai cittadini con referendum molti anni fa va benissimo. Troppo facile, lo so...


Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
20/10/2016 Stefania
La Beic è la foglia di fico che serve a coprire la mancanza di idee. E' un progetto di 20 anni fa (inizialmente si chiamava la Biblioteca del 2000!) per Porta Vittoria. Non è mai decollato ed il mondo, negli ultimi 20 anni, è cambiato. La giustificazione per ridurre la surpeficie della Statale da 250mila mq (a Città Studi) a 150mila mq (a Rho) è la dematerializzazione della carta. Si può credere che la biblioteca europea sia la risposta per Città Studi? Basta poi guardare il sito della Beic (quello interet!) per capire che il progetto prevede una superficie minima rispetto a quella lasciata libera dalla Statale. Io negli interventi dell'Assessore Bruzzese leggo rassegnazione e mancanza di voglia di contrastare un progetto deleterio.


Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
20/10/2016 Walter
Beh, se lo dice Maran possiamo dormire sonni tranquilli... non sapeva nemmeno che FS aveva gia' messo in vendita gli scali ferroviari
http://www.investinitalyrealestate.com/en/property/milano-greco-lambrate-rogoredo/#tab-territory


Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
20/10/2016 Michele Sacerdoti
Non sono d'accordo con Breveglieri.
Il documento "Progettare insieme la città" adottato
dalla Giunta Pisapia a fine mandato è molto valido.
L'ho caricato sul mio sito http://www.msacerdoti.it/partecipazioneurbanisticalineeguida.pdf
Inoltre l'assessore Maran sostiene che l'area del quadrilatero Ponzio-Celoria-Mangiagalli-Colombo non sarà venduta
dal demanio statale che ne è il proprietario, la Statale venderà altri edifici di grande valore
fuori da quest'area, e quindi si può pensare di ospitare negli edifici vincolati dellle funzioni di servizio culturale,
ad esempio una grande biblioteca pubblica tipo la BEIC.
Ne ha parlato all'auditorium e me lo ha chiarito dopo l'incontro.


Re: Intervista ad Antonella Bruzzese, assessore all'Urbanistica del Municipio 3
19/10/2016 Emanuele Breveglieri
Un sincero "bravo" a Paolo Burgio che ha condotto con grande professionalità l'intervista, senza regalare niente alla Bruzzese. Quello che, purtroppo, traspare anche troppo chiaramente, è che un progetto non c'è, una cabina di regia nemmeno e che i cittadini sono e saranno semplici spettatori. Il problema sembra essere "riempire" lo spazio ex Expo con qualcosa, cosa non si sa, ma bisogna pur accontentare gli amici del PDC (Partito del Cemento). Probabilmente sarebbe molto meglio riqualificare le aree, immaginare una progettualità diversa, mettere in campo le competenze e i talenti presenti nel tessuto urbano e sociale, fare un lungo lavoro di ascolto e mediazione ma, eh, buon Dio! Mancano le risorse! Eh! Meglio una colatona di cemento, liscio, grigio, come il cervello di parecchi fans di questo ennesimo sfregio alla città.


 
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