Intervista a Renato Sacristani, presidente uscente del Consiglio di Zona 3

Abbiamo intervistato Renato Sacristani, presidente del Consiglio di Zona 3, giunto a fine mandato, per raccogliere impressioni e commenti sull'esperienza fatta. ()
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Renato Sacristani, sin da giovane impegnato nei movimenti giovanili di sinistra (ha fondato nel '69 il Movimento Studentesco della Bovisa e durante il servizio militare a Bari il Movimento dei soldati democratici), ha lavorato con la Lega delle Cooperative per lo sviluppare di attività nel settore editoriale in Italia e dagli anni '90 all'estero per creare joint ventures tra imprese cubane e italiane in altri svariati settori. Dal 2005 ha seguito per conto della Provincia di Milano, Assessorato al Lavoro, vari settori industriali in crisi, gestendo ad esempio le trattative per il salvataggio dell'INNSE PRESSE di via Rubattino.


D. Dopo cinque anni alla presidenza di Zona 3 qual è il maggior rimpianto per ciò che non ha potuto realizzare?

E' una risposta difficile, c'è l'imbarazzo della scelta. I Consigli di Zona hanno avuto ben pochi poteri, ma una cosa che avrei voluto promuovere e che faceva parte di un impegno politico delle forze di sinistra è la questione relativa alle case popolari. Non siamo riusciti, non solo in zona 3, ma anche nelle altre zone ad affrontare significativamente il problema di 23.000 famiglie in lista di attesa in città per una casa e un'emergenza sfratti che colpiva numerose altre famiglie. Un problema di grande rilevanza sociale e anche simbolico, rimasto irrisolto. Dopo la conclusione della rovinosa gestione Aler e l'incarico che il Comune ha affidato, devo dire giustamente, a MM spa, si dovevano ristrutturare le 2800 abitazioni sfitte con un investimento contenuto, circa 25.000 euro per unità immobiliare, ricorrendo a mutui facilmente accessibili ed estinguibili con gli affitti. Un obiettivo direi prioritario, mentre si sono potute rendere disponibili in tutto solo 800 abitazioni.

D. I poteri del Presidente e dei Consigli di Zona sono risultati di fatto alquanto limitati. La riforma e la mini giunta prevista nei nuovi Municipi serviranno a rendere più efficace l'istituzione locale?

Ho forti dubbi al riguardo. Il problema vero non sta tanto nelle possibilità giuridiche, anni fa era stato emanato il regolamento Lucchini sulla gestione decentrata. Avrebbe già consentito un'azione più incisiva, ma non è mai stato applicato. Il problema sta nella volontà politica di trasferire effettivamente i poteri, non basta che siano scritti sulla carta. La giunta attuale, anche se aveva fatto del decentramento un punto di forza del proprio programma, non l'ha poi voluto attuare, nemmeno dopo aver deliberato di affidare a livello di sperimentazione alle zone la manutenzione delle scuole. Cosa succederà quando, come realisticamente pare, andrà al governo di questa città un manager? La politica dei manager è sempre stata quella di concentrare, mai di delegare poteri a una gestione democraticamente decentrata, per sua natura più difficile da gestire. Inoltre il Comune di Milano è fortemente accentrato, uno dei comuni più accentrati in Italia e la dirigenza, come è avvenuto con il regolamento, opporrà grandi resistenze. Se non c'è un ambito politico che vuole fortemente questa trasformazione, difficilmente il nuovo e votato regolamento sui Municipi ne consentirà l'automatica attuazione.

D. La comunicazione e la partecipazione dei cittadini sono a mio avviso grosse lacune da colmare. Come fare secondo lei?

In questi cinque anni abbiamo perso un'occasione storica, quella di avvicinare i cittadini alla gestione della cosa pubblica. La disaffezione verso la politica è una delle ragioni per cui i cittadini sono lontani dalle istituzioni e non partecipano. Avremmo dovuto avere come entità territoriale più poteri ed essere messi in grado di attivare meccanismi concreti di partecipazione, penso a referendum di indirizzo, seppur non deliberativi, anche mediante consultazioni tramite internet. Ad esempio una cosa che avevo proposto era quella di far scegliere ai cittadini dove ubicare i giochi bimbi. Non si è riusciti a farlo non perché la cosa fosse impossibile, ma per l’opposizione delle altre forze di maggioranza.

D.L'esperienza della passata amministrazione Pisapia, che riuniva tutte le forze politiche di centro-sinistra, di cui lei è un esempio, non si è ripetuta. Dal suo punto di vista per quali motivi?

Perché dopo una prima fase di avvio e dopo aver affrontato i grossi problemi posti dall'eredita lasciata dalla precedente amministrazione Moratti, c'è stata una svolta importante. L'evento Expo e la realizzazione della linea M5 erano progetti in fase avanzata e non era pensabile rimetterli totalmente in discussione al punto in cui erano giunti. Invece su un caso eclatante c'è stata una svolta che ha diviso la maggioranza e si tratta della linea metropolitana M4. Qui la situazione era diversa, la giunta avrebbe potuto rimettere in discussione la convenzione con il contraente, dato che Impregilo e imprese associate si erano rese inadempienti, Anche la maggioranza era divisa. Si trattava di un progetto da 1800 milioni di euro, affidato sulla base di un project financing in concessione che comportava un impegno per il Comune pari a 100 milioni all'anno, un esborso ritenuto incongruo e che veniva a gravare pesantemente sulle finanze comunali. Occorreva un atto coraggioso, rivedere su nuove basi il progetto della Moratti e gestirlo in modo totalmente pubblico, come in passato è avvenuto per le linee M1, M2, M3.

Non è stato fatto, non si è voluto rimettere in discussione il pregresso e gli accordi con il ministro Lupi che avevano portato a un’impostazione malata che la giunta avrebbe potuto accantonare. Ora, i vari manager promettono di voler risolvere esigenze e urgenze di natura sociale e mi domando poi dove pensano di reperire i fondi. Se la scelta strategica è quella di destinare le risorse alle Grandi Opere così privatizzate, è ovvio che poi non avremo la possibilità di destinarle ad altri utilizzi, non si riuscirà ad attuare un vero decentramento con reali poteri, e così via.Non a caso non si sono trovati i fondi per le case popolari, mentre si sono trovati per la M5 e la M4.

Un scelta di fondo della giunta che abbiamo combattuto e che ha determinato un nostro diverso indirizzo per il futuro.

D. Se le componenti più a sinistra del PD si ritroveranno probabilmente all'opposizione, sia in Comune che nei Municipi, come potranno esercitare un'efficace azione di contrasto all'operato della maggioranza?

Sulla base dell’esperienza di questi cinque anni penso addirittura che una forza di sinistra possa avere maggiori capacità di influire su alcune scelte di un’eventuale maggioranza di centro-sinistra, rispetto a quella che avrebbe avuto facendone parte. Può avere maggiori opportunità proprio esercitando una maggiore pressione popolare.

In questi 5 anni pur essendo all'interno della maggioranza non siamo stati in grado di interloquire e condizionare tante questioni. Ad esempio sugli Scali Ferroviari in Consiglio di Zona non abbiamo nemmeno potuto esprimere un parere, sulla questione M4 ho inviato una decina di lettere e messaggi all'assessore Maran per avere informazioni da trasmettere alla cittadinanza, rimaste senza risposta.

D. Quindi in queste elezioni amministrative chi sosterrà?

Sostengo la candidatura di Basilio Rizzo e della lista “ Milano in Comune” a cui hanno aderito varie forze di sinistra, Possibile, Act, l’Altra Europa, Partito Umanista, oltre al mio partito, Rifondazione Comunista.


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Re: Intervista a Renato Sacristani, presidente uscente del Consiglio di Zona 3
01/05/2016 DAPRI LUISA
Purtroppo il bilancio assolutamente negativo che viene tracciato risponde al vero e alla percezione che noi cittadini di Zona 3 abbiamo avuto lungo tutto l'arco dell'attuale legistaltura.
I pochi cittadini che faticosamente si sono attivati per partecipare sono stati ignorati quando non contrastati.
Mi è capitato di registrare in una Commissione del Consiglio di Zona 3 frasi del tipo "noi raccogliamo i pareri e le firme dei cittadini poi decidiamo noi". " non è il numero delle firme che conta..." Questa è partecipazione democratica? e si trattava proprio di questioni legate ai giardini dei bimbi, focus dell'intervistato...
figuriamoci il resto.
Peccato abbiamo perso 5 anni.
Luisa Dapri


 
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