Esondazione Lambro: situazione drammatica in via Corelli

Un gruppo di case al civico 34 di vi Corelli è stata invasa dal Lambro esondato. 24 famiglie sfollate e accolte in hotel. ()
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Conosciamo il dissesto idrologico italiano, causa delle frequenti esondazioni, a volte drammatiche, che colpiscono sempre più frequentamente l'Italia.
A Milano si parla sempre del Seveso, oggetto di molteplici polemiche dovuto alla annosità del problema, anche se l'amministrazione Pisapia è finalmente riuscita a finanziare, con l'accordo di Regione e Governo, un piano per controllare le future esondazioni.
Questa volta però non parliamo del Seveso, bensì del Lambro. Già esondato giovedì scorso in corrispondenza del Parco Lambro, allagando, tra l'altro, la Comunità Exodus e la comunità CeAS, ieri è esondato nuovamente ed in modo ancora più drammatico. Se le esondazioni al Parco Lambro sono frequenti, anche per il fatto che la zona è da sempre area di golena per il fiume, quella che ha colpito via Corelli 34 è dovuta alla cattiva realizzazione di un argine in sabbia e terra creato successivamente a lavori per la creazione di una mini centrale idroelettrica della A2A. In una zona lunga 4-5 mt l'argine era stato ripristinato, data l'assenza di alberi che ne avrebbero garantito la tenuta, in modo del tutto insufficiente a contenere un fiume in piena, da cui il suo sfondamento e la creazione di un alveo secondario che ha investito in pieno il gruppo di case e loft di via Corelli 34.
Nonostate gli interventi degli abitanti che, con sacchi di sabbia, hanno tentato di contenere l'argine all'altezza delle proprie abitazioni, alle 19.30, quando si è sfondato l'argine in questione, le case sono state investite da un vero fiume, invadendo i piani terra delle abitazioni. 50 le persone sfollate, anche con l'aiuto dei vigili del Fuoco, intervenuti con canotti. Oltre ai Vigili del Fuoco, sono intervenuti anche la Polizia Municipale e della Protezione Civile ma che non ha potuto far altro che constatare la dimensione del problema. C'è da dire che gli interventi sono giunti dopo parecchie ore e non immediatamente con mezzi adatti.
Mi sono recato a vedere oggi nel pomeriggio e le famiglie, una alla volta, venivano scortate dai vigili del fuoco per verificare lo stato delle loro abitazioni e recuperare degli abiti in attesa di poter rientrare.
Alle 16.30 è intervenuta una ruspa da Brescia in caripco all'AIPO, l’Agenzia Interregionale del fiume Po, per ripristinare l'argine rotto e, grazie a questo intervento ed alla diminuzione di 10' del livello del fiume, il Lambro non alimenta più questo secondo alveo, ma il tempo per ripristinare l'agibilità delle case è ancora lungo. Nel frattempo le 25 famiglie sono state ospitate, a cura del Comune, in hotel.
La domanda è: possibile che gli enti preposti al controllo dei lavori sugli alvei dei fiumi e su argini non abbiano notato la precarietà del lavoro svolto? Da indiscrezioni, l'azienda incaricata dei lavori aveva segnalato al committente la possibile non tenuta dell'argine fatto in quel modo, senza però ricevere risposte in merito. Ancora una volta si corre ai ripari dopo, caricando sulla cittadinanza centinaia di migliaia di Euro di danni a causa di un'incuria che avrebbe comportato un aggravio di spesa di qualche migliaio di Euro!
La speranza è che i responsabili vengano identificati!

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