Città Studi: la mappa del suo futuro

Campus sostenibile, piscina Ponzio, Piazza Leonardo, scalo Fs di Lambrate, Città della Salute, caserma Pitteri. Sono almeno sei i punti di trasformazione di un'area che cambierà molto nei prossimi anni. Come e su quali interessi resta da vedere. ()
leonardo da vinci

Quale futuro per Città Studi? L’interrogativo non è affatto retorico. Nell’area che si estende intorno a Piazza Leonardo Da Vinci molto è in movimento. Si va dalla ristrutturazione del centro balneare Romano (alias piscina Ponzio), alla riqualificazione di Piazza Leonardo, alla possibile pedonalizzazione di via Celoria. Il tutto all’interno del progetto Campus Sostenibile lanciato tre anni fa dal Politecnico di Milano e dall’Università degli studi.

E poi, più recente, l’annuncio delle Ferrovie di voler dismettere lo scalo di Lambrate, che taglia l’area universitaria dal quartiere Rubattino. Con trattative in corso con il Comune che vertono, nella sostanza, sull’edificabilità di quest’area piuttosto grande. E infine il capitolo più spinoso: la Città della Salute, con il trasferimento a Sesto San Giovanni, nell’ex area Falck, del neurologico Besta e dell’Istituto Nazionale dei Tumori. Per ora, anche qui a due anni dall’annuncio, tutto è ancora bloccato. Le indagini della Magistratura che hanno portato agli arresti di Antonio Rognoni e altri sono approdate al sequestro delle buste della gara per il grande insediamento sestese progettato da Renzo Piano. E gli avvisi di garanzia che si susseguono, come è quello di Antonio Acerbo, non depongono certo per uno sblocco rapido di una nuova gara.

Anche nel caso migliore (per l’amministrazione sestese e gli immobiliaristi che ambiscono ai due istituti sanitari come volano per edificare l’intero milione di metri quadri dell’area Falck) per Città Studi restano aperti non pochi problemi. A chi andranno e cosa si farà degli edifici attrezzati (soprattutto nel caso dell’Istituto Tumori)? Quale sarà l’impatto sul potenziale di ricerca, ancora tra i primi d’Italia, dell’area?

In breve: Campus sostenibile, scalo ferroviario e Città della salute plasmeranno il futuro di Città Studi nei prossimi anni. Tre questioni nient’affatto scontate, da non accettare passivamente. Ma che invece richiedono la partecipazione non solo delle istituzioni: Comune, Consiglio di zona, Politecnico, Statale, Regione, Ferrovie.

Per questo, la settimana scorsa si è tenuto, al circolo Pd “Fiorella Ghilardotti” di Via Pergolesi, un dibattito piuttosto raro e interessante. Uno di quelli che i grandi media non manderebbero mai, ma che invece interessa da vicino decine di migliaia di residenti di Città Studi, del quartiere Rubattino e oltre. Invitati al dibattito, coordinato da Rachele Radaelli del circolo Ghilardotti, due rappresentanti del Consiglio di Zona, Pierangelo Rovelli e Gabriele Mariani, e un docente di Agraria, Riccardo Guidetti, direttamente impegnato sul Campus Sostenibile. Unico neo la mancata presenza di un pari referente del Politecnico.

La mappa di ciò che bolle in pentola a Città Studi è comunque emersa molto nitida. Fin dall’introduzione di Pierangelo Rovelli, capogruppo Pd al consiglio di Zona 3.

“Da sempre, come consiglio di Zona, in materia di urbanistica e di progetti trasformativi abbiamo un criterio di priorità – dice Rovelli - L’attenzione  al consumo di suolo. Questo è stato il caso, per esempio, della piscina Ponzio. Dove, sulla trasformazione del centro balneare, abbiamo esercitato una notevole interlocuzione con il Politecnico e il Comune per cambiare il progetto originario. Che modificava il suo giardino protetto,  un bene prezioso per la zona, molto usato dalle mamme per i bambini piccoli.


L’interlocuzione ha portato a riformulare il progetto con lo spostamento del nuovo studentato previsto, dal giardino a sopra gli spogliatoi. In questo modo il suo impatto si risolverà soltanto in un po’ di ombra in più.

Questo è il lavoro che vogliamo fare anche su Città Studi. Area su cui si muovono molti e rilevanti interessi. Un’area su cui vigilare.

Per esempio il progetto Città della Salute, che prevede lo spostamento dell’Istituto dei Tumori e del neurologico Besta a Sesto San Giovanni nell’area Falck. Noi del Consiglio di Zona insieme ad altri abbiamo giudicato sbagliato questo progetto.

L’Istituto tumori può infatti espandersi al suo interno. Ne ha le strutture. Per il Besta abbiamo proposto una nuova sede a Niguarda, che sta ristrutturandosi e liberando spazio.

Il trasferimento a Sesto sta poi dimostrandosi un problema di legalità e di costi di bonifica. Non solo: la situazione ora è di stallo. Ed è probabilmente destinata a dilatarsi ulteriormente. Ora si parla del 2020 per il completamento della Città della Salute. Intanto però il problema del Besta è sempre più urgente. E richiede un intervento reale. Nessuno sa poi cosa ne sarà delle aree e degli edifici dei due istituti dopo lo spostamento.

Poi c’è la questione dello scalo ferroviario di Lambrate, con una trattativa in corso tra l’amministrazione comunale e le ferrovie. Noi siamo presenti, con l’obbiettivo che non sfoci in una ulteriore speculazione edilizia. Sono 70mila metri quadri, non poco.


Infine c’è il progetto Campus sostenibile, con il Politecnico e l’Università statale. Qui abbiamo collaborato sia sulla Ponzio che sulla pedonalizzazione di Piazza Leonardo. Ma anche su altri temi vorremmo collaborare, per esempio sulla pedonalizzazione di Via Celoria. E ci piacerebbe pure un tavolo sulla gestione del Giuriati.

Gabriele Mariani, presidente commissione urbanistica e territorio del Consiglio di zona 3, ha seguito, passo per passo, tutti i tavoli aperti negli ultimi tre anni su Città Studi. E può raccontare, nei dettagli, la loro evoluzione, accordi e disaccordi, stato dell’arte e prospettive.

“Su temi come lo scalo ferroviario e la Città della Salute abbiamo di fronte attori esterni, non riconducibili alla zona. Sono soggetti più grossi di noi. Anche se però sulla Città della Salute ci siamo mossi con qualche impatto.

Se i 14 alberi del giardino della piscina Ponzio sono rimasti al loro posto è però a causa del nostro lavoro.

Il Politecnico di Milano, per metterla in positivo, è una grande istituzione e un ente pubblico. Quindi va aiutato, in spirito costruttivo. Però è un ente che sa fare molto bene i suoi interessi. Deve quindi dialogare con un consiglio di zona che sa fare altrettanto bene i propri.

La delibera del 2011 sulla Ponzio, pochi giorni dopo le ultime elezioni comunali, non era esattamente negli interessi dei cittadini della zona. Mentre la trasformazione di Piazza Leonardo è stato un fatto positivo avvenuto su spinta del Politecnico e che ha visto la nostra piena collaborazione. E noi sappiamo riconoscere le opportunità che vi sono in questo dialogo.

Quando parliamo di Città Studi parliamo di uno spazio pubblico destinato alla mobilità pedonale, ciclabile e al verde. Che comprende le strade limitrofe a Piazza Leonardo, ovvero via Celoria, Ponzio, Ampere…..

La prima trasformazione a cui noi siamo stati chiamati a partecipare è stata la delibera del Comune sul centro balneare Romano, da parte della sua giunta precedente, che dava il via libera a una concessione gratuita della piscina e/o ad uso della cittadinanza o associazioni sportive. Una formulazione troppo ambigua. Quindi una volta riqualificato, il centro balneare poteva venir destinato soltanto a associazioni sportive. Qui abbiamo dato un giudizio negativo, per preservare l’accesso a tutti della grande vasca. Come è sempre stato, fin dalla sua nascita come centro balneare popolare.

Diverso il punto sugli interventi ai bordi della vasca. In particolare lo studentato allora previsto dal progetto, da costruire sul giardino abbattendo due filari di 14 alberi.




Un giardino critico per la zona, usato dalle mamme per i bambini. E anche qui abbiamo detto no. E il progetto è stato ritirato. Ora siamo approdati su un nuovo progetto che prevede la costruzione sopra gli spogliatoi, in modo abbastanza contenuto, di due-tre piani. E a fronte anche opere di compensazione sulla vasca, lo spostamento degli spogliatoi e l’ingresso trasferito su via Ponzio, con la collocazione dei vigili dalla palazzina attuale in un’altra sede.

Anche la sopraintendenza ha espresso un parere negativo sul primo progetto, indipendentemente da noi, confortando così la nostra presa di posizione. E ha messo la tutela, dato che il centro balneare è sun bene storico.

Passiamo a via Celoria. L’idea del Politecnico è di pedonalizzarla. Per creare un grande campus. Noi, per definizione, non siamo contrari. Ma nei flussi di traffico quotidiani della zona Via Celoria è un punto estremamente delicato. Qui però non abbiamo in mano ancora nessun progetto specifico.


Invece per Piazza Leonardo, con una delibera del 22 aprile 2013,  abbiamo dato un parere positivo a liberare dalle auto la piazza. E’ stato un successo. Mi domando perché le amministrazioni precedenti non ci abbiamo mai pensato. Parcheggi di auto di residenti là non ce ne sono. La piazza si svuota ogni sera e dopo lo svuotamento non vi sono state reazioni. E’ stata, quindi, una rivoluzione a costo zero. E sono esperienze replicabili, che danno la percezione di un mutamento in corso. Oggi, poi, sono in corso studi sul riordino della piazza. Con una convenzione in bozza tra Comune e Politecnico. E questa bozza ci è stata trasmessa dall’Assessorato all’urbanistica, che collabora bene con noi. Vi è dentro una serie di impegni tra le parti, dove il Politecnico si farà parte attiva nel trovare soggetti e sponsor che a loro spese riqualificheranno la parte pavimentata di fronte all’ateneo. Di contro il Comune si impegna a interventi su via Villani e sulla parte bassa della Piazza, togliendo le auto parcheggiate, con dissuasori alla sosta, per rendere minima la divisione del giardino generata da questa strada. Poi il Politecnico vorrebbe istallare due grandi gazebo per attività ricreative, di ristorazione e per mostre e attività culturali. Ovviamente attività gratuite.

Noi chiediamo, però, anche l’eliminazione del disordine esistente, come quell’edicola che alla fine della strada chiude via Ampere verso la Piazza. Quindi abbiamo vincolato il nostro assenso ai nuovi chioschi al suo spostamento dentro questi nuovi volumi.

Una linea di pensiero poi vorrebbe chioschi molto colorati. Un’altra, che personalmente condivido, punta a mantenere e valorizzare la monumentalità della piazza, una della poche rimaste integre come ai primi del 900 a Milano. Magari mettendo panchine in stile d’epoca.

Poi abbiamo il problema della via Pascal, di fatto privatizzata e consegnata al Politecnico dalla precedente giunta. E qui, francamente, non possiamo farci più nulla.

E poi il grandissimo tema immediatamente retrostante: lo scalo ferroviario di Lambrate, che rappresenterà la maggiore trasformazione urbana per la zona tre dei prossimi vent’anni. Qui abbiamo avviato gli incontri con l’assessore, ponendo un tema generale che peraltro abbiamo letto su Z3xmi e con cui concordiamo.  Che lo scalo ferroviario è un bene pubblico che l’amministrazione ferroviaria ha rilevato secoli orsono, espropriandolo ai valori di allora. Ora dovrebbe ritornarci, senza speculazione da parte delle Ferrovie. Quindi, qual è la stima giusta con cui questo bene va restituito alla città? E’ il valore dell’esproprio di allora attualizzato, più i costi di bonifica. E così possiamo arrivare anche alla stima delle volumetrie. Per il momento però è tutto fermo. Meglio così piuttosto che scelte scellerate quali quelle che ci ha propinato la precedente giunta.

Sulla densità abitativa dello scalo noi prevediamo di fare pressione, se non altro perché stanno sorgendo già migliaia di nuovi appartamenti nell’area di là, al Rubattino.  Una riduzione delle volumetrie è d’obbligo, anche perché un gran numero di insediamenti mi domando quale mercato possano avere, in un’area stretta e lunga.


Ultimo capitolo la Città della Salute. Noi siamo direttamente interessati per le due grandi entità che andranno a Sesto S. Giovanni, area ex Falck. Come Consiglio di zona, abbiamo avuto fin da subito un atteggiamento contrario a questa impostazione, e non perchè vogliamo che restino ad ogni costo in zona 3. Il Besta deve andare dove è meglio per lui. Ma ci sono considerazioni sia sanitarie che urbanistiche che depongono a netto sfavore del trasferimento a Sesto”.

Fin qui il Consiglio di Zona. Ma il dibattito alla Ghilardotti si è sviluppato anche intorno a una visione: un grande campus verde al centro di città Studi, sottraendo automobili e aggiungendo verde e mobilità leggera. In una parola, un luogo che mostrerà fisicamente le trasformazioni delle città dei prossimi decenni. E qui il punto di vista dei docenti di Agraria sul campus sostenibile, un po’ meno pubblicizzato di quello del Politecnico, è in teressante.

“Il nostro approccio al campus sostenibile è un po’ diverso da quello del Politecnico – dice Riccardo Guidetti, docente della Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano - Noi abbiamo una filosofia e una storia differente. Per noi l’aspetto chiave è la sostenibilità. Con una serie di prospettive. Dove l’aspetto educativo alla sostenibilità è per noi principale. Compreso l’abbattimento delle barriere. Le università si devono aprire.

Milano è una grande città universitaria, la maggiore di tutte quelle lombarde. La metropoli muove circa 200mila persone intorno ai suoi atenei. E l’università è l’ultimo momento educativo dei nostri studenti, l’ultima opportunità per spingerli a pratiche di sostenibilità.

Siamo coinvolti, come Statale, su via Celoria, la cerniera tra il Politecnico e Noi. Qui si parla di pedonalizzazione. In realtà sul tappeto ci sono tre ipotesi: togliere le auto quantomeno dai marciapiedi (e sarebbe già un bel risultato), sul tratto tra Leonardo e Ponzio. Trasformarla in una zona a traffico limitato oppure radicalmente pedonalizzarla. Su queste ipotesi abbiamo coinvolto gli studenti. L’idea è di fare evolvere il progetto verso un parco urbano, che unisca Piazza Leonardo, il giardino delle scuole e si prolunghi in via Celoria. Una sorta di polmone verde riqualificato, il cuore del nuovo campus.

E qui nasce un nostro progetto su via Celoria. Una bottega della sostenibilità. Un punto di riferimento per i prodotti da filiere controllate. Anche per dare una identità alla strada, perché altrimenti in via Celoria al sabato e domenica continuerebbe a non esserci nessuno. Invece così diventerebbe un polo di aggregazione, una via sempre frequentata. La zona 3, infatti,  è già molto attiva sui mercatini biologici. E le attività potrebbero confluire lì.

Per quanto ci riguarda, il punto di domanda principale è il destino della facoltà di veterinaria. Che gravita anche sul polo di Lodi. Oggi le normative europee impongono a questa facoltà la connessione con un ospedale con certe caratteristiche, non presente in Città Studi. E quindi c’è questo destino di spostamento, ma non vi sono ancora piani precisi. E veterinaria a Città studi continua le sue attività. Vi è poi un cantiere aperto, vicino alla facoltà di matematica, dove dovrebbe sorgere il nuovo palazzo della facoltà di informatica”.

Nella mappa del futuro di Città Studi c’è infine un ultima bandierina da mettere. Il potenziamento dei tunnel e attraversamenti che passano la linea ferroviaria e vanno sul quartiere Rubattino.

“Per quanto riguarda il quarto attraversamento – dice Mariani- va detto che il Politecnico ha avuto un incarico per studiare impatti e proposte dei cittadini sugli scali ferroviari. Qui in zona 3 è emerso che comunque si voglia trattare la questione è necessario un attraversamento ulteriore. Ci sono problemi seri per realizzarlo, come dislivelli di strutture e grandi linee elettriche sottostanti. L’ipotesi migliore convergerebbe proprio su via Pascal”.

Abbassare la febbre edificativa sarebbe quanto mai necessario. “la zona tre ha già una densità abitativa molto elevata – dice Dario Monzio Compagnoni, consigliere di zona -  circa 11mila abitanti per chilometro quadrato. Città Studi è al doppio. La zona è molto intasata. Per esempio, nel caso dello scalo ferroviario, sarebbe necessaria un’attenta pianificazione degli insediamenti. E non solo. Il questo attraversamento sulla carta c’è già. E’ nella lista del piano opere pubbliche il raddoppio del tunnel di via S.Faustino. Si deve fare ma ogni anno se ne rinviano i lavori. E poi pochi sanno che un altro tunnel che parte da Via Vanzetti è chiuso e inutilizzato da anni”. Sarebbero soluzioni praticabili, in questi anni di vacche magre.

“L’area Rubattino, anche per questi colli di bottiglia, non riesce a svilupparsi. E poi - continua Monzio Compagnoni -  c’è l’area della caserma di via Pitteri. Solo ora il mistero della Difesa si sta rendendo conto dell’insostenibilità di queste caserme vuote. E ne ha annunciato l’affidamento ai comuni, previo un piano di utilizzo, altrimenti l’offerta decade in un anno. Ma noi possiamo metterlo a punto rapidamente, questo piano”. Anche in modo partecipato. Insomma, da Piazza Leonardo a Via Celoria, dalla caserma di via Pitteri allo scalo ferroviario c’è spazio (e si spera aperto) per progettare il futuro di Città Studi.


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Re: Città Studi: la mappa del suo futuro
25/09/2014 Franz
La domanda iniziale è MOLTO retorica. Infatti la parte più reale e concreta è stata messa alla fine, negli ultimi 3 paragrafi.
Poi alcuni esempi:
10 anni per una biblioteca (CAM di Via Peroni) per lo scalo Lambrate almeno 100 anni se tanto mi dà tanto!
PRU Rubattino, la prima struttura pubblica si vedrà solo nel 2015: una Scuola primaria in 15 anni .... con i tempi ci siamo.
... sognare non costa niente è da svegli che si fanno i conti.
Sarebbe meglio essere un pò meno ambiziosi ma più concreti.


 
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