Porta Venezia. Un quartiere e tanti cuori

Il progetto di marketing territoriale promosso dall'Assessorato alla Mobilità con l'Istituto Europeo di Design esalta i valori di apertura, scambi e multiculturalità di Porta Venezia per promuovere l'area come meta di aggregazione e espressività. ()
Porta Venezia branding
Il carattere di un quartiere cittadino, la sua affermazione nell’immaginario dei residenti, nelle aspettative di visitatori e turisti matura generalmente attraverso un percorso influenzato da fattori sociali, culturali, architettonici, economici. Dentro alla città come organismo vivo, una sua zona può tuttavia subire profonde e repentine trasformazioni, può nascere, espandersi, declinare, risorgere con altri volti e altri confini, scoprire in ritardo la voglia di affermarsi, aprire le sue porte, diventare famosa. È il caso del quartiere di Porta Venezia inserito in un interessante progetto di marketing territoriale scaturito da una collaborazione tra l’Assessorato alla Mobilità e lo Ied, che ha coinvolto in una serie di ricerche preliminari - con quattrocento interviste a residenti, esercenti e personaggi analizzate e tradotte in un vero e proprio master plan di possibili iniziative - gli allievi di tre classi master dello Ied: Brand Design, Digital Management ed Eventi.

In rappresentanza dell'intero gruppo di lavoro Sara Fanucci, Gianpaolo Conte  e Nicholas Marchetti hanno presentato i risultati di #Ied4PortaVenezia negli spazi del Consorzio Buenos Aires di via Marcello, in un incontro moderato da Massimo Scarinzi, della commissione cultura del Consiglio di Zona 3. Anche questa istituzione comunale è coinvolta nell'iniziativa di riqualificazione e rilancio di un'area che pur includendo formalmente pezzi di zone diverse, ha ormai assunto un assetto unitario. Centrata intorno alle "dogane" di piazza Oberdan - non a caso scelte dallo Ied anche come possibile logo di un quartiere caratterizzato per la sua apertura mentale -  Porta Venezia si presenta come un simbolico quadrifoglio articolato tra giardini Montanelli, Lazzaretto, reticolo di via Melzo e le eleganti costruzioni intorno a piazza Duse.

Una Soho milanese 
«Vorremmo che questa zona diventasse uno dei punti di riferimento, l'equivalente di una Soho londinese o di un Marais parigino, per una Milano da visitare,» ha esordito Scarinzi ricordando, insieme a recenti episodi di disagio legati all'afflusso di profughi che hanno coinvolto proprio l'area tra piazza Bellintani e la Centrale, anche le tantissime occasioni in cui Porta Venezia ha costituito un valido esempio di riuscita aggregazione. «La collaborazione tra residenti e commercianti, l'arrivo delle prime social street in via Majocchi e Morgagni, dimostrano che una positiva convivenza è possibile se si lavora tutti insieme.» Ied e Assessorato alla mobilità, ha poi ricordato Pierfrancesco Maran,  avevano già collaborato in quest'area per i progetti sulla ciclabilità. «Quest'anno abbiamo cercato di capire come dare valore aggiunto a Porta Venezia, che al pari quartieri come Brera, l'Isola, o Tortona/Solari ha molte caratteristiche qualificanti ma è ancora priva di una sua strutturazione.»

Multiculturalismo dei residenti
Entrando nel vivo della presentazione Elena Sacco, coordinatrice del master Ied in branding, ha ricordato come a differenza della pubblicità, il branding richiede un approccio molto più approfondito. «Esaltare un territorio è complesso, devi individuare i suoi elementi di unicità, entrare davvero nel suo tessuto» 
Lo "scavo" ha messo in luce aspetti abbastanza evidenti di Porta Venezia, come il multiculturalismo dei residenti e della  ristorazione, l'offerta artistica e antiquaria, le occasioni di shopping giocate tra grandi catene e store personalizzati, il verde dei giardini. Forse meno scontati e sicuramente legati alle trasformazioni demografiche più recenti sono le qualità che hanno spinto lo Ied a definire Porta Venezia come un quartiere dove tutti, abitanti stanziali e visitatori occasionali, possono esprimere se stessi. «Porta Venezia non ti giudica" ha sintentizzato Sara Fanucci citando la open mindedness, la mancanza di pregiudizi di una zona milanese a forte presenza Lgbt. 

Sul pubblico del Consorzio Buenos Aires si è quindi riversata una cascata di idee sulle iniziative da organizzare su Internet e sui media convenzionali, attraverso gli arredi urbani, negli spazi condivisi per promuovere tutti questi valori e generare, con la partecipazione di tutto il quartiere, senso di appartenenza e capacità di attrazione. Per ogni ambito di intervento - ristoranti, negozi, verde, club e locali, strade, gallerie e palazzi, e cuore delle persone - gli studenti dello Ied hanno messo a punto "claim" unificanti, simboli grafici, proposte operative. 

My heart is open
All'insegna di My shop is open è stato suggerito un distintivo da indossare per ottenere sconti e facilitazioni nei negozi. My Kitchen is open potrebbe tradursi in un impegno da parte di tutti i  ristoratori nel confezionare, in box adeguatamente brandizzati, un menu di piatti take away. My heart is open è invece lo slogan che celebra la grande tolleranza di una Porta Venezia sempre aperta. Oltre ai contenuti partecipativi da generare su un sito Web ufficiale e su canali su Twitter e Youtube, i giovani creativi dello Ied hanno immaginato agende online condivise, percorsi guidati, momenti musicali e artistici, totem informativi e un coinvolgente armamentario ludico di occasioni capaci di fare di Porta Venezia un quartiere-gioco. Molto apprezzato è stato per esempio il video realizzato con i passanti invitati a esprimere i loro pareri indossando una maglietta con la scritta "Io lo faccio in Porta Venezia".

Le tante iniziative già in atto
Tutto questo progetto non ha ancora un quadro temporale preciso, ma Scarinzi ha assicurato che in questa fase ancora embrionale è già stata avviata una selezione di tematiche precise su cui coinvolgere possibili sponsor e ha ribadito la speranza di poter annunciare novità positive nel corso delle prossime settimane. 
A mo' di consolazione, in attesa che la campagna di brandizzazione decolli, si è parlato delle iniziative che già contribuiscono a fare di Porta Venezia un quartiere "vero" e unico. 
Gabriele Mariani della Commissione Territorio e Urbanistica di Zona 3 ha illustrati alcuni interventi già realizzati o da realizzare intorno a piazza Bellintani e in via Melzo/Lambro per valorizzare le due aree e favorirne la percorribilità. 
Simona Majocchi, di Majocchi Social Street, si è detta convinta che le "vie sociali" siano piccoli laboratori in cui tutte le idee proposte per Porta Venezia «sono state sperimentate, nascendo dal basso.» 
E Roberto Muzzetta, di Milano Pride, ha ricordato a tutti l'appuntamento con la parata che il 28 giugno attraverserà corso Buenos Aires per celebrare il valore più prezioso e fecondo: la diversità.

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