Un importante pezzo d'Europa ha le sue origini in Zona 3

Nell'agosto de 1943 un gruppo di antifascisti si riunisce in via Poerio e fonda il Movimento Federalista Europeo, con lo scopo prioritario della lotta politica per affermare stabilmente nel Vecchio continente la pace, la libertà, la democrazia e la giustizia sociale. ()
via poerio 37
In via Poerio al 37 esiste casa Rollier ed è proprio in questa casa che il 27 e 28 agosto del 1943 si tiene una riunione cui parteciparono una trentina di invitati, tra cui Enrico Giussani, Manlio Rossi Doria e Leone Ginzburg. La riunione fa seguito al Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, con l'intenzione di creare un nuovo ordine internazionale fondato sulla federazione europea. Quella riunione dell'agosto 1943 fu il congresso fondativo del Movimento Federalista Europeo le cui tesi si condensavano in 6 punti, in cui, oltre allo spirito antifascista, si promuoveva la scomparsa delle sovranità nazionali assolute, presentando l'alternativa della federazione europea.
Il gruppo si riunisce in via Poerio perché uno dei membri fondatori del Movimento era Mario Alberto Rollier, che poi, dopo la guerra, diventò esponente di spicco del PSDI milanese.
Del convegno di via Poerio, Ada Rossi ci offre un colorito resoconto in una lettera destinata a Rita, la moglie di Mario Alberto Rollier:
"Una vostra saletta si era riempita, molti stavano seduti per terra: ricordo Colomi, Cavallera, Luisa Usellini (il marito era stato arrestato da Badoglio con Cerilo Spinelli e si trovavano a Regina Coeli), Vittorio Foa arrivato fresco ed ancora col cranio pelato da una qualche patria galera, Altiero, Dino Roberto, Braccialarghe, Buleghin, Giussani da Ventotene, Ginzburg dal confino, inoltre Ursula Colorni, Momi Banfi e sua moglie, don Gilardi, la moglie di Basso (lui no), tu Rita  ed altre giovani donne graziose. Si lavorò tutto il giorno senza interruzione e qualcuno (forse tu Rita) aveva portato delle fette di pizza salata: si mangiava e si discuteva (cioè discutevano: io sapevo 'già tutto' perché troppe volte avevo scritto e riscritto il Manifesto di Ventotene, il 1° e il bis e le comunicazioni di Altiero, di Esto; ero sempre del loro parere). Alla fine della giornata, prima del coprifuoco, ci lasciammo; alcuni vennero con te e Mario dove eravate sfollati vicino a Milano, noi del gruppo più grosso ci dirigemmo a piedi (non andavamo in tram) verso un istituto diretto da don Gilardi da dove erano sfollati tutti, anche le suore: però trovammo qualcosa da mangiare. Si dormì in due camerate (donne e uomini separati), con me c'era la Luisa Usellini, mentre Cavallera, Ginzburg, Braccialarghe, Giussani, Buleghin, Ernesto, Dino Roberto si accomodarono benissimo in un'altra camerata. Io ero sfinita e così immagino tutti gli altri. Alla matina dopo, Esto ed io uscimmo presto perché dovevamo spedire dei telegrammi, mentre gli altri, usciti più tardi, furono sorpresi e 'sommersi' da un gran temporale e arrivarono in via Poerio inzuppati. Mario ii fece spogliare e li fece avvolgere in lenzuoli, mentre gli abiti furono messi al sole che era rispuntato 'dopo la tempesta'. Il convegno riprese subito molto seriamente e ricordandolo oggi mi commuove e mi viene da ridere ripensando a quella riunione di uomini in 'toghe romane' che voleva costruire l'Europa".



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