SAN RAFFAELE: FIRMATO ACCORDO, RITIRATI LICENZIAMENTI. UN RISULTATO OTTENUTO GRAZIE A CHI AVEVA SAPUTO DIRE DI NO

Dopo una notte di trattative è stata firmata stamattina all’alba un’ipotesi di accordo sulla vertenza del San Raffaele. Hanno firmato tutte le sigle sindacali e tutta la Rsu. ()
San Raffaele Milano
L’accordo, che sarà ratificato il 16 maggio prossimo, qualora approvato dalle assemblee dei lavoratori, prevede il ritiro dei 244 licenziamenti annunciati, il reintegro dei 64 lavoratori e lavoratrici già raggiunti dalla lettera di licenziamento e la garanzia che non vi saranno nuove procedure di mobilità fino al 31 dicembre 2014.
I sacrifici economici per i 3.000 dipendenti saranno pesanti, mediamente il 9% della retribuzione, ma riguarderanno esclusivamente le voci del salario accessorio, mentre il contratto nazionale vigente non viene toccato e non ci sarà dunque il passaggio a quello della sanità privata, come invece voleva la proprietà.
In altre parole, non è sicuramente il caso di gridare alla vittoria, visti i significativi tagli agli stipendi e alle conseguenti difficoltà per molte famiglie, ma si tratta senz’altro di un risultato positivo, poiché non soltanto è stato conquistato il ritiro dei licenziamenti, ma anche un accordo migliorativo rispetto a quello firmato dalla maggioranza della Rsu e poi bocciato a fine gennaio dal referendum tra i lavoratori.
In questo senso, è fondamentale riconoscere che il merito di questo risultato vada anzitutto a quanti e quante al San Raffaele non hanno accettato di chinare la testa di fronte a un ricatto padronale in stile Marchionne, che non si sono fatti sopraffare dalla rassegnazione, nemmeno dopo la partenza delle prime lettere di licenziamento, e che non hanno mai smesso di credere che lotta collettiva possa pagare. E questo merito va dunque ai lavoratori e alle lavoratrici dell’ospedale e a quei delegati e a quelle delegate sindacali che non li hanno mai lasciato da soli, in primis quelli di Usb e Usi.
Non dico e scrivo queste cose perché mi interessi particolarmente sottolineare le divisioni in un momento come questo, quando invece ha prevalso l’unità. Ma ricordare come sono andate le cose è necessario per evitare che nel futuro si ripetano certi errori e perché se ora è stato raggiunto un accordo meno negativo di quello bocciato a gennaio, questo è potuto accadere esclusivamente perché a suo tempo c’è stato qualcuno che aveva detto di NO.
E poi, come sempre quando c’è un risultato da rivendicare, tutti quanti saltano sul carro del vincitore e si attribuiscono meriti, sia quelli che ci sono, che soprattutto quelli che non ci sono. E così ora ci tocca ascoltare un Maroni gongolante, che fa finta di non ricordare il piccolo particolare che i guai del San Raffaele sono dovuti interamente alle ruberie di Don Verzé e alle complicità del governo regionale, dove non c’era soltanto Formigoni, ma anche un Assessore alla Sanità della Lega Nord, dal 2005 al 2012! E poi ci sono alcuni toni un po’ troppo trionfalistici e anche un po’ fuori luoghi da parte di Cgil, Cisl e Uil,  che sottolineano che questo accordo è meglio di quello di prima, ma poi non sembrano ricordare che l’accordo bocciato a gennaio era potuto esistere soltanto perché l’avevano firmato le rappresentanze Rsu di Cgil, Cisl e Uil…
Comunque sia, ora la parola passa ai 3.000 lavoratori e lavoratrici del San Raffaele, che decideranno se questo accordo va bene o no. Per il resto, a Cesare quello che è di Cesare e, soprattutto, non disperdiamo questa lezione, cioè ricordiamoci sempre che non solo è possibile dire di no ai ricatti, ma anche che le battaglie possano essere vinte. Anche oggi.
 
Luciano Muhlbauer

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Re: SAN RAFFAELE: FIRMATO ACCORDO, RITIRATI LICENZIAMENTI. UN RISULTATO OTTENUTO GRAZIE A CHI AVEVA SAPUTO DIRE DI NO
16/05/2013 VINCENZO ROBUSTELLI
L'articolo de il Manifesto ribadisce quanto riportato da Muhlbauer. Le prime votazioni confermano che l'accordo è stato accettato dai lavoratori.
Sia nell'articolo di Mulhbauer che il quello de il Manifesto risultano evidenti le responsabilità di CGIL-CISL-UIL che, sempre di più, non fanno gli interessi dei lavoratori e pensano che il loro lavoro sia quello di gestire le casse integrazioni, gli enti bilaterali, fare da patronato e non promuovere lotte. D'altra parte la mancata risposta alla nostra condizione generale che viviamo in Italia è responsabilità prima di tutto dei partiti politici e poi dei sindacati che sono a questi subalterni.
Il S.Raffaele dimostra che i lavoratori organizzati in modo autonomo (come sta avvenendo anche tra i lavoratori della logistica)possono ottenere risultati tangibili.

Vincenzo

il manifesto 2013.05.11 MILANO - L'INTESA DOPO UNA NOTTE DI TRATTATIVE
San Raffaele, raggiunto un accordo possibile
GIORGIO SALVETTI
MILANO
Gli stipendi in media saranno ridotti del 9%, ma grazie alla lotta dei lavoratori nessuno verrà più licenziato
La lotta paga. Da quando Giuseppe Rotelli ha rilevato il San Raffaele squassato dal fallimento di don Verzè, i lavoratori non hanno mai smesso di difendere il loro posto di lavoro e l'eccellenza del loro ospedale. Hanno manifestato, sono rimasti in presidio permanente, hanno bloccato autostrade e sono saliti sui tetti. Ieri notte, dopo 16 lunghe ore di trattative, i sindacati, tutti, hanno firmato un accordo che senza la resistenza di questi lunghi mesi non sarebbe mai stato raggiunto. Per essere definitivo l'accordo dovrà essere ratificato dai lavoratori entro il 16 maggio. Ma la ratifica questa volta dovrebbe passare.
Fa un certa impressione, adesso, assistere al balletto di tutti coloro che fanno a gara a chi gongola di più dalla soddisfazione. In testa il governatore lombardo Roberto Maroni. La sua Regione ha sì fatto da intermediaria, ma questo era dovuto visto che la sanità è il primo compito del Pirellone e che il San Raffaele è stato l'epicentro del sistema malato della sanità lombarda. La Lega, fino all'ultimo minuto, ha appoggiato il lunghissimo regno di Roberto Formigoni, inquisito per corruzione proprio per il San Raffaele. Ma anche il centrosinistra non può intestarsi l'esito positivo di una trattativa che ha snobbato per troppo tempo. In campagna elettorale Umberto Ambrosoli non aveva ritenuto di dover fare visita ai lavoratori in lotta. E neanche la Cgil può cantare vittoria, visto che aveva firmato un precedente accordo molto penalizzante che poi era stato bocciato con molto coraggio dalla maggioranza dei dipendenti.
Gli unici che escono a testa alta da questo durissimo braccio di ferro sono i sindacati di base (Usi e Usb) e soprattutto i tecnici, gli amministrativi e gli infermieri che non si sono arresi neppure dopo che hanno cominciato a ricevere le 244 lettere di licenziamento spedite dall'amministrazione Rotelli.
Eppure proprio loro sono i meno soddisfatti. Ieri notte sono riusciti a portare a casa l'annullamento di tutti i licenziamenti almeno fino alla fine del 2014 e il reintegro dei 66 lavoratori già licenziati. Hanno anche scongiurato, almeno per il momento, il passaggio dal contratto di lavoro pubblico a quello privato; un punto essenziale per difendere non solo i loro stipendi ma anche il valore pubblico dell'ospedale come bene comune. Sul tavolo però hanno dovuto lasciare tagli fino al 9% dello stipendio, per quanto solo sul salario accessorio. In totale Rotelli potrà risparmiare 9 milioni di euro.
Uscire con la testa alta da questa trattativa però è determinante anche per il futuro. Il senso del ricatto di Rotelli, infatti, era evidente fin dall'inizio: spezzare la resistenza dei sindacati conflittuali e dei lavoratori che non hanno mai accettato i diktat della proprietà. Questo obiettivo sindacale ma anche politico è fallito. E a questo punto ogni altro tentativo da parte dell'amministrazione di fare profitti sulla pelle dei lavoratori e dei pazienti dovrà ancora fare i conti con tutti coloro che non ci stanno. «La lotta paga e fa bene ai posti di lavoro e alla qualità dei servizi - spiega l'Usb - Se fosse stato per Cgil, Cisl e Uil che oggi cantano vittoria l'odierna ipotesi di accordo non ci sarebbe mai stata dato che da subito quelle organizzazioni avevano accettato tutte le richieste dell'amministrazione, proposto la cassa integrazione e i contratti di solidarietà, invitato i lavoratori a votare sì al precedente inaccettabile referendum». Usb continuerà a vigilare e la lotta, c'è da giurarci, non finisce qui.
Ieri è stato raggiunto un accordo anche tra l'amministrazione e le Sigille del Monte Tabor che gestiscono l'università Vita-Salute. Al cospetto del neo ministro all'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, hanno firmato una tregua di un anno che permetterà di non fermare le specializzazioni degli studenti che potranno continuare a fare il loro tirocinio in ospedale.


 
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