Le origini di Lambrate

Dopo i video realizzati dal circolo Acli di Lambrate e TiconUno, iniziamo qui una serie di brevi racconti che ci presentano Lambrate, uno dei quartieri di zona 3 che che meglio conservano le tracce della loro lunga storia.
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conte rosso 36

È pressoché impossibile stabilire, con storica precisione, l’epoca dell’origine di Lambrate.

Di sicuro si sa che il toponimo “Lambrate“ è di origine celtica, come tutti i nomi dei luoghi con i suffissi “ago, ano, ate, one” come Burago, Vedano, Segrate, Vimodrone, ecc.

Alcuni reperti preistorici quali urne cinerarie, vasi, fibule appartenenti alla civiltà di Golasecca (1500 – 800 a.C.) rinvenuti a Cattabrega, un nucleo scomparso che si trovava nelle vicinanze di Crescenzago in direzione di Lambrate, forniscono la prova di insediamenti umani sul nostro territorio circa un millennio prima dell’epoca cristiana.


Nel 222 a.C. le truppe romane, a seguito della vittoria sui Celti a Casteggio, conquistarono Milano capitale della regione che fu da loro denominata Gallia Cisalpina.

Sono di epoca romana le due strade che segnavano i confini settentrionali e meridionali del territorio del Comune di Lambrate così come si presentava all’epoca della sua annessione al comune di Milano nel 1923.
A settentrione la Milano–Bergamo, che partiva da Porta Orientale (l’attuale porta Venezia) e proseguiva per Piazzale Loreto, Casoretto, Rottole (attuale piazza Sire Raul), Cimiano, Cascina Gobba; l’altra, la Milano Brescia partiva da Porta Tosa (l’attuale Porta Vittoria) procedeva per l’Acquabella (piazzale Susa) via Amadeo, via Ortica, via Corelli. Gli altri due confini erano a Levante, l’attuale delimitazione con il comune di Segrate e, a ponente le attuali via Aselli, Ponzio e Teodosio.

La conferma che Lambrate esisteva in epoca romana è il ritrovamento durante gli scavi per la costruzione dello stabile di via Conte Rosso 36 (immagine in alto) di una moneta bronzea di epoca augustea (63 a.C. -14 d.C.) nonché del famoso sarcofago di marmo, risalente a circa il 300 d.C e che si trova oggi esposto nel salone d’ingresso del museo del Castello Sforzesco.

Dall’analisi dei bassorilievi presenti sul sarcofago gli archeologi hanno desunto che si tratti di una grandiosa tomba cristiana del IV secolo d.C., con tutta probabilità appartenuta ad un facoltoso artigiano dedito alla  lavorazione e al taglio delle stoffe e delle pelli (pellicciarius) oppure ad un calzolaio (coriarius). Si potrebbe quindi azzardare che sull’area potesse esserci la dimora o il laboratorio dell’artigiano. Tra gli antichi romani di ceto elevato era, infatti abbastanza diffusa la consuetudine di inumare i propri cari in casa.
 


Fonte:  Bellavita P.: Lambrate storia e storie, Milano 1998
 

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