Andar per libri: Le vie di Milano dalla A alla Z
Grazie alla recente pubblicazione da parte di Hoepli della nuova edizione di un libro sulla toponomastica milanese, c’è modo per intraprendere un viaggio su nomi che ci accompagnano per tutta la vita, sino all’ultimo domicilio conosciuto.
Per chi non sapesse, e io tra loro, la toponomastica milanese ha inizio nel 1786 con un decreto dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, occasionalmente anche re del Lombardo Veneto. Da allora si sono verificate mutazioni significative nella denominazione di vie e piazze solo in relazione ai cambiamenti storici e urbanistici della città, alcuni anche di carattere epocale.
Così, la Commissione che doveva proporre nuovi nomi dovette fare i conti, nelle epoche varie, con il Risorgimento e l’Unità Nazionale, con l’enfasi della vittoria nella Prima guerra mondiale e con il Fascismo, naturalmente, sotto il quale, a titolo di esempio, piazza Mercanti diventa Giovinezza, via Cerva degli Arditi , corso Plebisciti Costanzo Ciano e così via delirando. L’avvento della democrazia e della Repubblica provoca, per fortuna, l’effetto contrario e così via Littorio diventa corso Matteotti e, per dire della nostra zona, piazza Italo Balbo assume la denominazione di piazza Novelli (Ermete, attore drammatico attivo a cavallo di ‘800 e ‘900).
Tutte queste informazioni le abbiamo desunte dal volume “Le vie di Milano dalla A alla Z” di Claudio e Vittore Buzzi, recentemente pubblicato, in nuova edizione, da Hoepli.
Con l’ausilio del libro, siamo andati alla scoperta dei personaggi, per non dire dei luoghi, che danno nome alle vie, alle piazze, ai viali della nostra zona. Come primissima curiosità si segnala il fatto che viale Rimembranze di Lambrate sia in effetti una piazza perfettamente tondeggiante dedicata ai caduti della Prima guerra mondiale quando Lambrate era ancora un comune a sé.
Parte il viaggio. E’ sufficientemente noto che le vie che stanno intorno all’ex Lazzaretto siano collegate alle epidemie di peste e di altre malattie infettive dei secoli scorsi. Alessandro Tadino (1580-1661) era un medico che redasse il regolamento del Lazzaretto nel 1630 e che credeva nel potere degli Untori. Lodovico Settala (1552-1633), medico a sua volta, si dette molto da fare nella cura degli appestati, come racconta anche Alessandro Manzoni. Felice Casati (1579-1656) era un frate cappuccino, governatore del Lazzaretto all’epoca della peste del 1630.
E così via. Intorno all’area di corso Buenos Aires (già Stradone di Loreto), poi, si sprecano i nomi di musicisti di epoche varie. Ecco Gaspare Spontini (1774-1851), compositore marchigiano sconosciuto ai più che dà il nome ad una via famosissima in tutta Milano per via di una storica pizzeria al trancio. Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736), musicista anch’egli marchigiano morto giovanissimo, specializzato in opere buffe (La serva padrona). Per non dire di Benedetto Marcello (1686-1739), musicista veneziano, la cui via oggi è famosa per un contestato mercato rionale.
Spostandoci verso Città Studi, ecco via Bartolomeo Eustachi (1503-1574), altro marchigiano, medico anatomista, noto per la “tromba d’Eustachio”. E ancora più in là, via Enrico Noe (1835-1914), con regolamentare dieresi sulla “o”, studioso tedesco di stenografia. La piazza in cui sfocia questa via deve il suo nome a tale Gabrio Piola (1791-1850), matematico e patriota. Se la via Giovanni Pacini (1796-1867) dà lustro a un musicista catanese, la sua prima traversa sulla sinistra, venendo da piazza Piola, è dedicata a Antonio Bazzini (1818-1897), musicista e abilissimo violinista. Poco distante, attenzione a non confondersi, si incrocia la via Edoardo Bassini (1846-1924) medico chirurgo, combattente garibaldino, noto al mondo scientifico per la sua tecnica di operazione dell’ernia inguinale. La via Bassini, prima di preludere a Lambrate, incrocia la via Clemente Clericetti (1835-1887), architetto nato a Londra, progettista di ponti di ferro sui fiumi di Lombardia.
Infine, giusto per ricordare le vie dove abitano alcuni amici, dando per scontato che tutti sappiano cosa siano Abruzzi e Susa, di derivazione geografica, ecco via Giovanni da Milano , pittore lombardo del XIV secolo che lavorò a lungo a Firenze ma anche a Milano al seguito di Giotto.
Via Giuseppe Balzaretti (1801-1874) era un architetto a cui si deve, tra l’altro, il palazzo della Cassa di Risparmio (Ca’ de Sass) e l’ampliamento dei giardini pubblici, dove tutt’oggi si può ammirare una stele a lui dedicata.
Sulla tranquilla via Lodovico Zambeletti (1841-1890) basti dire che è dedicata a un industriale farmaceutico molto abbiente. In via Desiderio (VIII secolo) vengono ricordare le vestigia dell’ultimo re dei Longobardi con cui si chiuse la loro dominazione in Italia (774).
Infinissimo, per pubblica utilità, il Comando di zona della vigilanza urbana è in via Giuseppe Ponzio (1853-1908), ingegnere docente del Politecnico e, a suo tempo, assessore ai lavori pubblici del Comune di Milano, mentre il Consiglio di Zona 3 è in via Sansovino (1460-1529) architetto e scultore che all’anagrafe di allora si chiamava Andrea Contucci detto il… dal paese di origine in Toscana.
Secondo Claudio Buzzi, che ha aggiornato un lavoro precedente del padre Vittore (lo stesso a cui è intitolato l’Ospedale dei Bambini in zona Sempione), le vie di Milano sono oggi oltre 4200.
I nomi sulle targhe di vie, piazze, porte, bastioni e giardini della città raccontano una storia universale e danno carattere e senso anche alle storie dei cittadini che questa città hanno abitato e abitano.
Ottimo libro per chi ha il senso della storia.
Le vie di Milano
Dalla A alla Z
di Claudio Buzzi e Vittore Buzzi
Editore Ulrico Hoepli Milano, 2012
(Massimo Cecconi)