La testimonianza del 25 aprile
Anche quest'anno ce l'abbiamo fatta a celebrare la festa della Liberazione dal nazifascismo e a cantare Bella ciao, almeno a Milano e nella nostra zona.
(M.A. Pellegrini)07/05/2025

È forse possibile lasciare andare le parole, costruzioni che permettono all’umanità di comunicare tra loro, di accumulare esperienze altrui, informazioni, concetti, narrazioni?
Non si può! Le parole definiscono quanto è accaduto, hanno il compito di delimitare un avvenimento, trasferendo l’esperienza ai posteri, non sono foglie morte che il vento spazza via, sono testimonianze.
Se si dice Risorgimento, Resistenza, Liberazione sappiamo di quale periodo storico si parla e questo non consente di lasciare andare queste parole, quindi la festa della Liberazione è un avvenimento storico definito di cui è possibile ricordare e celebrare la vittoria. Per sempre.
Come il 14 luglio in Francia e ogni festa nazionale nei paesi del mondo.
Anche quest’anno è stato possibile farlo e il 25 aprile 2025 della nostra zona ha visto sfilare le biciclette su cui si libravano i palloncini rossi. Alla testa del corteo un trabiccolo, creato dai “Kasciavit”, ornato di palloncini rossi, formato da due bici collegate con un piccolo rimorchio per trasportare le corone fresche, sostituendo le vecchie appese alle lapidi dei giovani, giovanissimi partigiani e antifascisti uccisi per rappresaglia.
Dopo aver fatto il giro di posa delle corone alle tante lapidi, la sosta al Campo Giuriati sembrava una festa di cittadini di ogni età, di bici, di palloncini rossi e discorsi e foto e Bella Ciao. Dopo tante giornate piovose, il cielo era terso, profondamente azzurro e la temperatura gradevole; l’ulivo, in ricordo di Abraham “Odysseus” Saidam, portato lo scorso anno, è cresciuto. Gli assetati potevano bere la “Gaza Cola”.
Infine i ciclisti hanno proseguito per via Corelli sino al CPR, perché anche questa è una parola che non si può lasciare, in quanto delimita la sofferenza e il caos pernicioso che gli umani sanno creare così frequentemente.
Non si può! Le parole definiscono quanto è accaduto, hanno il compito di delimitare un avvenimento, trasferendo l’esperienza ai posteri, non sono foglie morte che il vento spazza via, sono testimonianze.
Se si dice Risorgimento, Resistenza, Liberazione sappiamo di quale periodo storico si parla e questo non consente di lasciare andare queste parole, quindi la festa della Liberazione è un avvenimento storico definito di cui è possibile ricordare e celebrare la vittoria. Per sempre.
Come il 14 luglio in Francia e ogni festa nazionale nei paesi del mondo.
Anche quest’anno è stato possibile farlo e il 25 aprile 2025 della nostra zona ha visto sfilare le biciclette su cui si libravano i palloncini rossi. Alla testa del corteo un trabiccolo, creato dai “Kasciavit”, ornato di palloncini rossi, formato da due bici collegate con un piccolo rimorchio per trasportare le corone fresche, sostituendo le vecchie appese alle lapidi dei giovani, giovanissimi partigiani e antifascisti uccisi per rappresaglia.
Dopo aver fatto il giro di posa delle corone alle tante lapidi, la sosta al Campo Giuriati sembrava una festa di cittadini di ogni età, di bici, di palloncini rossi e discorsi e foto e Bella Ciao. Dopo tante giornate piovose, il cielo era terso, profondamente azzurro e la temperatura gradevole; l’ulivo, in ricordo di Abraham “Odysseus” Saidam, portato lo scorso anno, è cresciuto. Gli assetati potevano bere la “Gaza Cola”.
Infine i ciclisti hanno proseguito per via Corelli sino al CPR, perché anche questa è una parola che non si può lasciare, in quanto delimita la sofferenza e il caos pernicioso che gli umani sanno creare così frequentemente.