Salvare Milano dopo il disastro urbanistico della Salva Milano

I comitati cittadini milanesi chiedono chiarezza davanti a Palazzo Marino. ()
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Lunedì scorso 31 marzo si è svolta una manifestazione indetta dai comitati che per anni hanno sollevato proteste, presentato ricorsi e denunciato gli abusi che oggi, dopo gli interventi della magistratura, sono di evidenza pubblica e davanti agli occhi di tutti.
La disinvolta “interpretazione milanese” della rigenerazione urbana che ha consentito ai costruttori di innalzare palazzi nei cortili e grattacieli al posto di casupole non è diventata legge nazionale come pretendeva il sindaco Sala, evitando, per ora e si spera per sempre, un disastro urbanistico esteso a tutto il paese.
Accantonata l’approvazione della legge Salva Milano, dopo gli appelli dei cittadini e del mondo accademico, è emerso il sistema di connivenze e favori che stava dietro al rilascio delle pratiche edilizie e delle Scia finite sotto inchiesta.
Un sistema a dir poco opaco con il quale è stata gestita la rigenerazione milanese intrecciando gli interessi di costruttori, progettisti, consulenti addetti ai lavori a danno dei cittadini, dei funzionari comunali corretti, degli incauti acquirenti degli appartamenti posti ora sotto sequestro.
Fa specie che il danno di immagine procurato alla città non preoccupi minimamente la giunta e gli esponenti del PD milanese, sostenitori ad oltranza di Sala; di questi tempi non son cose a cui far caso.

Si pone ora il problema di come uscire dal disastro combinato sotto la sguardo assai poco vigile degli amministratori in carica, sindaco in testa. Come risarcire i cittadini milanesi e sanare le situazioni irregolari?
Durante la manifestazione di lunedì 31 marzo si è rimarcata la premura con cui il sindaco Sala ha accolto le istanze dei cittadini che hanno acquistato appartamenti negli stabili sotto sequestro, mentre non viene mostrato alcun interesse verso il crescente numero di famiglie disagiate non in grado di garantire un tetto ai propri figli; i Servizi Sociali del Comune oggi non intervengono nemmeno quando vengono messe in strada famiglie in evidente stato di necessità.
La politica comunale sul fronte dell’emergenza abitativa delle fasce deboli della popolazione è del tutto assente, solo a Milano esistono 6000 alloggi di proprietà comunale sfitti e si pensa di privatizzare questo patrimonio immobiliare pubblico invece di affrontare il problema sociale delle famiglie fragili e gravemente disagiate e più in generale la crisi abitativa che investe gran parte della popolazione. E non si venga a dire che non ci sono soldi da parte di un’amministrazione che sta gestendo le finanze comunali come in questo caso o nel caso dello stadio Meazza o della linea metropolitana M5 o degli scali FS, eccetera.

Comunque il problema del dopo Salva Milano va affrontato in tempi ragionevoli e non sarà certo il caso di riproporre una ennesima pezza legislativa alle “interpretazioni milanesi” per risolvere i problemi delle “famiglie sospese”, come si sono definiti gli acquirenti che non hanno voluto o potuto recedere dai contratti di acquisto degli appartamenti bloccati dalle inchieste; per risolvere i problemi causati da questa amministrazione occorrerà prendere atto che va salvaguardato l’interesse di tutti con procedure trasparenti e condivise.
I cittadini meritano rispetto e chiedono garanzie sulla salvaguardia dell’interesse generale, come dovrebbe essere chiaro innanzitutto ad un’amministrazione pubblica.

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