Salva Milano. Il rifiuto delle norme, il declino della politica

Rinviati a giudizio i costruttori, il progettista e i dirigenti comunali per la torre di 24 piani costruita come ristrutturazione di piccoli edifici preesistenti. ()
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In questi giorni le cronache milanesi riportano in evidenza le “tristi” vicende che riguardano l’urbanistica milanese. Le indagini avviate si concludono con il rinvio a giudizio dei responsabili del primo dei molti casi sui quali gli inquirenti sono intervenuti. La prassi adottata dal comune di Miano, innalzare importanti edifici “rigenerando”, ossia abbattendo, piccole costruzioni con una semplice SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività, è in contrasto con le norme urbanistiche in vigore. Nei casi contestati dalla magistratura è necessario invece l’esame e l'approvazione di Piani Urbanistici Attuativi di Intervento, ossia di piani atti a valutare e definire l’impatto dei nuovi insediamenti in termini di richiesta di servizi pubblici e di impatto sul territorio. Di conseguenza la valutazione degli oneri di urbanizzazione dovuti alla città risulta ben diversa da quelli eventualmente dovuti per una ristrutturazione. Questi sono i fatti.

Perché è “triste” questa vicenda che si trascina ormai da qualche anno, triste e poco edificante per tutti i protagonisti, l'amministrazione comunale, i costruttori, i professionisti, i funzionari, il PD, principale partito di maggioranza nel consiglio comunale milanese? Perché abbiamo un sindaco che sfida la magistratura, che chiede il sostegno del ministro Salvini, espressione in parlamento di una maggioranza che a Milano è all’opposizione della sua giunta, cosiddetta di centro-sinistra. Da che parte stia Sala e il PD che vota con la maggioranza di destra a Roma è lecito chiederselo.
Di quale programma politico sono portatori un sindaco e un partito che si rivolgono alla destra per far “autenticare” l’interpretazione milanese dalle norme urbanistiche? Sarebbe semmai stato comprensibile cercare di mettere un qualche rimedio alla situazione venutasi a creare, viste le conseguenze che le “interpretazioni” hanno avuto.
Invece si è preteso di far diventare legge nazionale una norma che aggira un vincolo urbanistico al costruire in città e che pertanto favorisce la speculazione edilizia. Si mette da parte la difesa dell’interesse pubblico generale, non si difende l’interesse particolare dei singoli cittadini direttamente danneggiati dai palazzi costruiti nei cortili o dai grattacieli incombenti sugli edifici circostanti, si svalutano le entrate comunali.
Non è ammissibile trasformare una sanatoria per abusi edilizi sotto inchiesta in legge urbanistica nazionale ed è a causa di questa enormità che il mondo accademico, 140 professori urbanisti, giuristi, sociologi, studiosi, hanno sottoscritto l’appello indirizzato al mondo politico chiedendo di non approvare la proposta di legge Salva Milano.
Stravolgere il complesso di norme urbanistiche in vigore con la semplice “interpretazione autentica” sollecitata dal sindaco Sala avrebbe conseguenze negative in tutto il paese e non farebbe che aggravare le problematiche che le città devono affrontare in termini di consumo di suolo e di sostenibilità ambientale dello sviluppo urbano.

Non meno grave è il messaggio “politico” che arriva alla cittadinanza da parte del partito democratico; a Milano si presenta come una forza di centro-sinistra e a Roma vota con la destra su una questione così importante come la visione della città e i criteri da porre alla base dello sviluppo urbano. Come può essere conciliabile una politica urbanistica della destra con quella che dovrebbe praticare la sinistra, se alle parole vogliamo ancora attribuire un significato comprensibile dai cittadini. Nulla dovrebbe essere più dirimente tra una visione destra e di sinistra come quella che riguarda il problema della casa e dello sviluppo urbano.

Penso che molti di quelli che hanno votato Sala abbiano difficoltà a sentirsi minimamente rappresentati da un sindaco e da un partito che hanno permesso la proliferazione in città di iniziative essenzialmente speculative, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Indipendentemente dagli esiti dei procedimenti giudiziari in corso purtroppo il Salva Milano rappresenta un danno “politico”; non c’è infatti da meravigliarsi che la credibilità della politica sia scesa così in basso e che l’astensionismo sia così alto quando i tuoi rappresentanti eletti si comportano come quelli che non volevi eleggere.

Questo danno “politico” è tanto più grave in quanto sta all'origine della perdita di consensi delle forze democratiche e progressiste a favore di quelle sempre più autoritarie di destra che stanno prevalendo in Italia, in Europa e negli USA. I cittadini si allontanano dalla politica quando si trovano a constatare che nei fatti e in pratica i valori di cui si dichiarano portatori i partiti democratici e progressisti vengono traditi. Questo non succede alle destre, espressione di valori (o dis-valori per chi fosse all’opposizione) che, in un sistema dominato dalla propaganda mediatica e dal controllo delle fonti di informazione, sono quelli imposti dall’alto dai poteri economico-finanziari.

La democrazia viene dal basso, non si è mai visto il contrario, ma come è stato detto la lotta di classe l’hanno vinta i ricchi (copyright Warren Buffett, multimiliardario); oggi però siamo alla disfatta totale, i nuovi vincitori sono pochi ipermiliardari, spinti dall’avidità e dal narcisismo, in grado di determinare, a quanto pare, le sorti del mondo.

Tornando a noi e al Salva Milano, il problema delle scelte urbanistiche è un problema di natura essenzialmente politica e da qui bisogna partire se cerchiamo di garantire a tutti la migliore convivenza, come ha scritto Giancarlo Consonni nel suo saggio “Non si salva il pianeta se non si salvano le città”. Il ritorno dei cittadini alla politica, nelle forme e nei modi che ciascuno riterrà migliori, è l’unica possibilità che rimane per allontanare l’incubo di un futuro come quello che queste destre al potere ci stanno preparando.


Questo articolo è pubblicato anche su "Arcipelago Milano" qui.

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