Ultimo appello per salvare Milano, e le città italiane?
Si tratta di un intervento legislativo emanato al solo fine di aggirare le indagini della magistratura, i sequestri delle costruzioni abusive ed i rinvii a giudizio emessi dalla procura milanese per bloccare le disinvolte procedure che hanno permesso a Milano di innalzare grattacieli e di edificare nei cortili come ristrutturazione di piccoli edifici esistenti, un danno per uno sviluppo urbanistico rispettoso della qualità del vivere urbano e delle casse comunali, a cui sono stati sottratti buona parte degli oneri urbanistici dovuti per i nuovi insediamenti.
Ne abbiamo parlato a più riprese, le vicende hanno occupato le cronache milanesi, ma evidentemente la “voce del padrone”, in questo caso i governanti di turno, è più forte della legge in vigore, che viene modificata per consentire quella che la magistratura ha valutato un’evasione della norma vigente.
Sarebbe un paradosso, ma è così che si sta procedendo.
In questa situazione appare del tutto sconcertante la posizione del partito che sostiene Sala a Milano e vota con Salvini a Roma, il Partito Democratico, su un tema così rilevante ed emblematico, la salvaguardia dello sviluppo urbano dalla rapacità della speculazione edilizia e la ricerca della qualità del vivere per il benessere dei cittadini, a fronte della cementificazione senza vincoli del territorio.
Purtroppo anche in questo caso noto che la disinformazione tra la cittadinanza è grande e lascia spazio al progressivo decadimento delle qualità civili e del ben vivere, una perdita enorme per i nostri nipoti.
Facciamo almeno nostro l’appello dei professori che di seguito riportiamo e che si può sottoscrivere qui
Lettera appello
Dicembre 2024
Il Senato sta discutendo, dopo l’approvazione alla Camera dello scorso 21 novembre, la proposta di legge numero 1987, ora 1309. È stata chiamata “Salva-Milano” ed è la risposta politica alle indagini giudiziarie sull’urbanistica milanese. Nata come un condono per sanare le irregolarità del passato, è stata trasformata in provvedimento “di interpretazione autentica” che, se approvato definitivamente, imporrà come legge in tutta Italia e per sempre la pratica dell’urbanistica seguita a Milano, abrogando le disposizioni che impongono la pianificazione attuativa delle città, a garanzia dei servizi dovuti a tutti i cittadini.
Questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie. Toglierà ai Consigli comunali il potere di controllare che i costruttori e i fondi immobiliari facciano l’interesse pubblico, e cioè realizzino, insieme ai nuovi palazzi, anche i servizi per la città, edilizia sociale, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili, parchi, scuole, biblioteche eccetera. Lo spazio urbano potrà essere occupato da edifici senza un disegno unitario, senza un piano, senza una visione di città, se non quella degli operatori e dei fondi immobiliari. Verrà inoltre ampliata a dismisura la categoria della ristrutturazione edilizia, nella quale rientreranno anche le nuove costruzioni senza alcun rapporto con quanto demolito, riducendo così di molto le disponibilità finanziarie dei Comuni per la realizzazione della parte pubblica delle città.
Non è vero che la “rigenerazione urbana” si possa fare senza piano e con oneri ridotti nelle aree già urbanizzate, perché queste sono già infrastrutturate e ricche di servizi: tutti i cittadini sanno quanto verde, quanti parcheggi, quanta edilizia sociale e quanti servizi manchino proprio lì dove la città già esiste; eppure si intende densificarla, aumentando i carichi urbanistici.
Se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera “rigenerazione” e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città.
Rileviamo in questa legge forti profili di incostituzionalità. Non è infatti una misura “di interpretazione autentica”, perché questa è possibile soltanto quando la legislazione su cui interviene sia davvero contraddittoria e di difficile interpretazione, mentre sono chiarissimi i principi fondamentali della legislazione statale, più volte confermati da pronunce della Corte di Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte costituzionale. Questa è invece una riscrittura delle norme urbanistiche, con una evidente intromissione del potere legislativo volta a vanificare le inchieste giudiziarie in corso.
Per questi motivi, noi professori appartenenti alla Accademia italiana, urbanisti, giuristi, costituzionalisti, economisti, storici, sociologi, ecologi, territorialisti, geografi, ci appelliamo ai Senatori della Repubblica affinché non approvino la proposta di legge numero 1309.