Sala non salva Milano
Per fermare le indagini ed i provvedimenti giudiziari avviati dalla magistratura milanese, intervenuta finalmente dopo anni di proteste, ricorsi ai tribunali amministrativi, appelli dei comitati cittadini, il parlamento con i voti della maggioranza di destra, FdI, Lega, FI e del PD, contrari Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle , ha deliberato un emendamento a quelle norme che la legislazione nazionale poneva a tutela delle città contro lo sviluppo dell'ambiente urbano in funzione dell’affarismo e della speculazione edilizia e finanziaria.
Una nuova modalità di legiferare, cambiare le norme in essere per sottrarsi ai giudici che intendono farle rispettare, è il segno dei tempi presenti, un cattivo segno.
Questo Salva Milano è un punto di svolta epocale; siamo ormai alla negazione dei principi basilari su cui si regge la democrazia, se per essa intendiamo il complesso sistema di regole e norme in base alle quali realizzare una convivenza civile all’interno della società tutelando gli interessi di tutti i cittadini.
La legislazione urbanistica risale alla fine degli anni ‘60, negli anni che hanno visto la società italiana uscire prima da una dittatura, poi dalla guerra, e avviare la ripresa del paese grazie all'impegno sociale e civile di tutta la cittadinanza e delle forze politiche che la rappresentavano, quando era considerato un dovere morale recarsi a votare.
Se oggi siamo alla negazione dei principi basilari su cui regge la democrazia, all’affermazione dell’interesse di pochi contro l’interesse di tutti, alla modifica delle regole per cancellare l’interesse pubblico, nessuna meraviglia che il declino prima della partecipazione popolare e della democrazia poi facciano passi avanti.
Questo decreto é il segno dell’arroganza con cui ormai viene gestita la res publica e dell’irrilevanza dei programmi e delle promesse elettorali. Stiamo tornando indietro, all’epoca delle “mani sulla città”, quartieri senza spazi pubblici, verde, servizi adeguati ai nuovi insediamenti, perché si può rigenerare come se un grattacielo equivalesse ad una piccola palazzina.
Se i cittadini milanesi pensano ancora di essere amministrati da una coalizione targata centro-sinistra, presumendo che la cura la città e gli interessi dei cittadini siano ben perseguiti da un’amministrazione che ricorre all’intervento del ministro Salvini pur di imporre la propria politica urbanistica, per di più annullando quella parte di legislazione nazionale che ha potuto impedire al resto d’Italia lo scempio che qui sta oggi sotto i nostri occhi, siamo davvero avviati sul viale del tramonto.
Questa riforma deve passare al Senato per essere ratificata dal Senato. Vogliamo credere che una vasta mobilitazione popolare e magari un ravvedimento delle forze politiche che sentono il dovere di essere coerenti sul piano locale e sul piano nazionale, vedi il PD ed i Verdi , possano dare un segnale concreto di attenzione ai temi dello sviluppo urbano, del verde e del consumo di suolo, del traffico, della salute pubblica, del cambiamento climatico, del benessere cittadino, temi che Sala e Salvini con il Salva Milano stanno cancellando dall’agenda.