30/11/2024
Meet Digital Culture Center IA e Nuovo Umanesimo

Intelligenza Artificiale e Nuovo Umanesimo
di Maria Grazia Mattei
, fondatrice e presidente MEET Digital Culture Center

L'avvento dell'intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo della cultura, aprendo nuove possibilità per il coinvolgimento del pubblico, per la gestione del patrimonio artistico e storico, ma soprattutto è dirompente a livello di creatività. MEET Digital Culture Center è in prima linea per offrire in particolare uno sguardo sulle potenzialità che l’IA porta alla cultura e all’arte.

Il 2024 è stato l’anno dell’Intelligenza Artificiale, argomento molto presente sulla scena nazionale e internazionale e che ha condizionato molte delle riflessioni, a più livelli, a partire dal discorso di Capodanno 2024 del Presidente Mattarella che ha parlato della IA in termini di «rivoluzione del terzo millennio», fino ad arrivare all’assegnazione degli ultimi premi Nobel quando il riconoscimento per la Fisica è stato assegnato a due scienziati, John Hopfield e Geoffrey Hinton (Leggi di più).

IA dunque come un modello che segna “un prima e un dopo” sulla linea cronologica della storia e come un punto di partenza per raggiungere traguardi paralleli, per esempio, agli ambiti strettamente legati al linguaggio e all’apprendimento umano. Ma se è vero che ci si concentra ormai frequentemente sulle influenze dell’Intelligenza Artificiale in quasi tutti i campi (professionale, aziendale, industriale…), manca ancora una riflessione approfondita sugli effetti che essa sta avendo sull’arte e sulla cultura. Eppure, proprio l’arte, da sempre emblema dei cambiamenti epocali e strumento di analisi del proprio tempo, dovrebbe occupare un posto centrale in questo dibattito. Dibattito al quale MEET, come Centro per la Cultura Digitale, vuole contribuire attivamente per definirne i confini e gli ambiti, cercando di dare risposte a chi si interroga sulle questioni aperte sulla creatività o, ancora oggi, sul valore dell’arte digitale, ma ponendo sempre l’accento sugli ambiti culturali ed etici.

Proprio di questi temi abbiamo parlato alla 19a edizione di Ravello Lab – Colloqui Internazionali, il forum europeo su cultura e sviluppo che quest’anno ha affrontato il tema “Nuove frontiere della cultura: l’intelligenza artificiale”, per approfondire le possibili implicazioni dei mutamenti con cui i nuovi strumenti digitali – e l’Intelligenza Artificiale su tutti – stanno rivoluzionando anche il settore dei beni culturali... 

­In questo senso un interlocutore d’eccellenza non può che essere Refik Anadol, artista turco-americano che con la sua opera site-specific Renaissance Dreams, generata grazie ad algoritmi d’intelligenza artificiale e creata appositamente per MEET, offre allo spettatore una rielaborazione di milioni di immagini tratte dal corpus artistico rinascimentale, lasciando l’impressione di una passeggiata ipnotica sulle tracce della storia dell’arte italiana guardando al futuro.

Ci troviamo di fronte, quindi, a una grande innovazione, a un vero e proprio Nuovo Umanesimo che trova corrispondenza nella scienza, nella cultura e nell’arte, sia essa quella digitale o quella intesa in senso classico che non può più ignorare i linguaggi del digitale. Accade così, sempre più spesso, che si senta l’urgenza di far parlare tra loro sfere artistiche solo in apparenza lontane che in questa Era Nuova si devono sostenere tra loro per arrivare all’ultimo fine comune: quello di aprirsi a nuovi modi di fruire cultura e arte, di coinvolgere nuovo pubblico, oltre che a posizionarsi in maniera più solida tra gli operatori culturali e la critica.

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Mauro Martino, per esempio, artista digitale, ricercatore scientifico ed esperto di AI a livello internazionale, con le sue opere realizzate in questi ultimi due anni e in particolare con Milano Fabbrica di Futuro, prodotta da MEET per l’aeroporto di Milano Malpensa, fonde i termini di arte scienza e tecnologia in una sintesi inedita e spettacolare...

Una tensione che però non può prescindere dai risvolti etici che dovranno entrare con sempre maggiore determinazione in un’opera quando “contaminata” dall’AI. Una sintesi tra “bello e buono” di platonica memoria destinato a guidare sempre più le scelte che MEET presenta al proprio pubblico: sia quando queste due categorie convivono in un’opera, ma anche quando l’opera può generare un alert sul tema. È questo il caso della mostra di Hsin-Chien Huang, in programma fino al 19 gennaio 2025.

”Living in the (Un)real
di Hsin-Chien Huang
Etica e accessibilità: le sfide aperte

Se da un lato l'IA apre prospettive inedite, dall’altro pone nuove sfide etiche e operative. Come devono essere gestiti i dati raccolti sugli utenti? Chi è il vero autore di un’opera creata con il supporto dell’IA? Queste domande sono fondamentali per delineare un uso etico e sostenibile dell’intelligenza artificiale anche in ambito culturale. In questo senso Living in the (Un)real di Hsin-Chien Huang, prima personale in Italia del rinomato new media artist taiwanese, invita a una riflessione sul forte impatto della tecnologia nella nostra vita quotidiana, con particolare attenzione ai temi della sorveglianza, della privacy e al futuro distopico che ci attende, che Huang affronta portando con sé anche elementi della sua cultura taiwanese, intrisa di una visione più armoniosa tra natura e benessere umano.

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