Siamo tutti Barbacetto
Una querela stonata e fuori luogo.
(Paolo Burgio)19/06/2024
Il sindaco Sala e la giunta milanese hanno inaugurato un nuovo corso. Come ha dichiarato il consigliere comunale Carlo Monguzzi durante la seduta del 17 giugno non era mai successo che un Comune querelasse un giornalista per diffamazione. Invece sindaco e giunta al completo chiedono i danni a Gianni Barbacetto per i suoi post sulla rigenerazione urbana milanese e impegnano la città in un’azione legale contro il giornalista che pubblica da anni sul Fatto Quotidiano inchieste ed articoli per documentare e portare a conoscenza del pubblico la disinvolta (diciamo così) gestione dell’urbanistica milanese.
Il dovere di cronaca fa parte del dovere professionale di ogni giornalista, Barbacetto ha avuto agli occhi del sindaco il torto di dar voce alle proteste sollevate dai cittadini e da tanti comitati indignati per fatti che sono sotto gli occhi di tutti e che da soli bastano a mostrare quello che di anomalo e di irregolare (secondo i giudici) stava succedendo a Milano.
Un’azione con un chiaro ed evidente intendo intimidatorio, deplorata dall’Ordine dei giornalisti, un attacco alla libertà di informazione e di critica, libertà essenziale ed irrinunciabile in una società che si professa democratica.
Un’azione che appare non dovuta e contraria agli interessi di quella parte di cittadinanza danneggiata dai facili permessi a costruire rilasciati dal Comune, bloccati dall’intervento della magistratura, alquanto tardivo dato che il permissivo atteggiamento del comune aveva oltrepassato i limiti del ragionevole.
Le inchieste sono in corso, ma intanto con quale diritto il sindaco e la sua giunta hanno deciso d impegnare i soldi dei cittadini per far tacere una voce contraria alla speculazione, al consumo di suolo, alla cementificazione del territorio? Non sono bastati i ricorsi al TAR e le denunce presentate da cittadini e comitati a far riconsiderare e rivedere le prassi seguite dagli uffici urbanistici. Condomini costruiti nei cortili senza rispettare le volumetrie e le distanza consentite, grattacieli sorti al posto di piccoli edifici. Abbiamo dovuto attendere che si muovesse la magistratura, l’apertura di inchieste su interventi edilizi che venivano da tempo denunciati, il fermo dei lavori, il sequestro di cantieri, l’incriminazione di tecnici e funzionari che hanno consentito edificazioni in deroga alle norme in vigore, liberamente interpretate dall’amministrazione milanese, con i risultati che oggi constatiamo.
Questa querela dimostra inoltre con quale atteggiamento sindaco e giunta abbiano reagito alle inchieste della magistratura. Le norme in base alle quali i giudici hanno applicato la legge vanno cambiate, non è l’amministrazione che deve attenersi ai regolamenti, ma la giustizia che deve essere corretta per assecondare le volontà di Sala.
In un paese normale prima si cambiano le regole, poi si applicano le nuove norme. Qui si procede al contrario e si chiede al ministro Salvini di correre in soccorso per rimettere le cose a posto. La politica al servizio delle convenienze, delle interpretazioni più favorevoli alla trasformazione della città secondo i criteri dello sviluppo immobiliare fine a sé stesso e non a servizio della comunità, dell’abitare a misura d’uomo.
L’amministrazione opera a difesa dell’interesse dei fondi di investimento e degli operatori immobiliari o di coloro che vivono. lavorano, studiano, abitano la città?
Lo sviluppo della città non può essere concepito unicamente come sviluppo edilizio, di cui va tanto fiero il sindaco Sala
L’interpretazione milanese delle norme urbanistiche ha anche avuto come conseguenza l’apertura di indagini da parte della Corte dei Conti per appurare quali danni erariali siano derivati alla casse comunali permettendo di costruire nuovi edifici come ristrutturazioni anziché come nuove edificazioni (e non si tratterebbe di importi di poco conto). Non è solo questione di interpretazione delle norme allora, ma anche di un rilevante danno economico arrecato alla comunità, da anni pubblicamente denunciati n varie occasioni da Gabriele Mariani, candidato sindaco nelle passate elezioni comunali.
In quale paese viviamo? Si cambiano le regole per sanare gli abusi edilizi? Dov’è la logica, in base a quali criteri si ritiene di modificare le leggi urbanistiche introdotte nel corso degli anni per assicurare una decente qualità del vivere urbano? iI Comune è tenuto a promuovere gli interessi dei fondi di investimento e degli operatori immobiliari o gli interessi di coloro che vivono, lavorano, studiano, abitano la città?
Questa querela suona come un affronto alla cittadinanza, come una arrogante volontà di prevaricare e mettere a tacere la libertà di informazione, come un tentativo di tacitare le richieste dei cittadini che non sono stati ascoltati, che sono stati danneggiati e che non si vedono nemmeno protetti dalla legge quando viene finalmente applicata.
La pretesa di cancellare con un colpo di spugna le inchieste avviate perché tutto torni come prima non fa onore all’amministrazione comunale; il rispetto delle norme e delle leggi vigenti è un principio irrinunciabile e sta alla magistratura accertare se sia stato violato.
Il dovere di cronaca fa parte del dovere professionale di ogni giornalista, Barbacetto ha avuto agli occhi del sindaco il torto di dar voce alle proteste sollevate dai cittadini e da tanti comitati indignati per fatti che sono sotto gli occhi di tutti e che da soli bastano a mostrare quello che di anomalo e di irregolare (secondo i giudici) stava succedendo a Milano.
Un’azione con un chiaro ed evidente intendo intimidatorio, deplorata dall’Ordine dei giornalisti, un attacco alla libertà di informazione e di critica, libertà essenziale ed irrinunciabile in una società che si professa democratica.
Un’azione che appare non dovuta e contraria agli interessi di quella parte di cittadinanza danneggiata dai facili permessi a costruire rilasciati dal Comune, bloccati dall’intervento della magistratura, alquanto tardivo dato che il permissivo atteggiamento del comune aveva oltrepassato i limiti del ragionevole.
Le inchieste sono in corso, ma intanto con quale diritto il sindaco e la sua giunta hanno deciso d impegnare i soldi dei cittadini per far tacere una voce contraria alla speculazione, al consumo di suolo, alla cementificazione del territorio? Non sono bastati i ricorsi al TAR e le denunce presentate da cittadini e comitati a far riconsiderare e rivedere le prassi seguite dagli uffici urbanistici. Condomini costruiti nei cortili senza rispettare le volumetrie e le distanza consentite, grattacieli sorti al posto di piccoli edifici. Abbiamo dovuto attendere che si muovesse la magistratura, l’apertura di inchieste su interventi edilizi che venivano da tempo denunciati, il fermo dei lavori, il sequestro di cantieri, l’incriminazione di tecnici e funzionari che hanno consentito edificazioni in deroga alle norme in vigore, liberamente interpretate dall’amministrazione milanese, con i risultati che oggi constatiamo.
Questa querela dimostra inoltre con quale atteggiamento sindaco e giunta abbiano reagito alle inchieste della magistratura. Le norme in base alle quali i giudici hanno applicato la legge vanno cambiate, non è l’amministrazione che deve attenersi ai regolamenti, ma la giustizia che deve essere corretta per assecondare le volontà di Sala.
In un paese normale prima si cambiano le regole, poi si applicano le nuove norme. Qui si procede al contrario e si chiede al ministro Salvini di correre in soccorso per rimettere le cose a posto. La politica al servizio delle convenienze, delle interpretazioni più favorevoli alla trasformazione della città secondo i criteri dello sviluppo immobiliare fine a sé stesso e non a servizio della comunità, dell’abitare a misura d’uomo.
L’amministrazione opera a difesa dell’interesse dei fondi di investimento e degli operatori immobiliari o di coloro che vivono. lavorano, studiano, abitano la città?
Lo sviluppo della città non può essere concepito unicamente come sviluppo edilizio, di cui va tanto fiero il sindaco Sala
L’interpretazione milanese delle norme urbanistiche ha anche avuto come conseguenza l’apertura di indagini da parte della Corte dei Conti per appurare quali danni erariali siano derivati alla casse comunali permettendo di costruire nuovi edifici come ristrutturazioni anziché come nuove edificazioni (e non si tratterebbe di importi di poco conto). Non è solo questione di interpretazione delle norme allora, ma anche di un rilevante danno economico arrecato alla comunità, da anni pubblicamente denunciati n varie occasioni da Gabriele Mariani, candidato sindaco nelle passate elezioni comunali.
In quale paese viviamo? Si cambiano le regole per sanare gli abusi edilizi? Dov’è la logica, in base a quali criteri si ritiene di modificare le leggi urbanistiche introdotte nel corso degli anni per assicurare una decente qualità del vivere urbano? iI Comune è tenuto a promuovere gli interessi dei fondi di investimento e degli operatori immobiliari o gli interessi di coloro che vivono, lavorano, studiano, abitano la città?
Questa querela suona come un affronto alla cittadinanza, come una arrogante volontà di prevaricare e mettere a tacere la libertà di informazione, come un tentativo di tacitare le richieste dei cittadini che non sono stati ascoltati, che sono stati danneggiati e che non si vedono nemmeno protetti dalla legge quando viene finalmente applicata.
La pretesa di cancellare con un colpo di spugna le inchieste avviate perché tutto torni come prima non fa onore all’amministrazione comunale; il rispetto delle norme e delle leggi vigenti è un principio irrinunciabile e sta alla magistratura accertare se sia stato violato.
PS: per firmare la petizione di solidarietà a Barbacetto lanciata da Gabriele Mariani si può firmare qui https://chng.it/68srB6nxSk