La Forza della Diversità. Delshad

Solo una ragione può separarti dal tuo Paese, dalla tua famiglia e dalle tue radici: la fuga dal “bombardamento” di obblighi e di diritti che vengono negati. Per questo ho deciso di lasciare l’Iran. ()
hijab senza volto
Studiavo all’università - si era nell’epoca dei riformisti in Iran ed io ero una studentessa attivista -, quando mi fu vietato di proseguire gli studi ai livelli d’istruzione superiore. Fui sospesa dagli studi per un semestre, per aver partecipato all’evento del giorno della libertà di stampa e per aver pubblicato la dichiarazione di protesta del direttore editoriale di un giornale, che era in prigione.

Insegnavo all’università, quando venni convocata dall’ufficio “Cultura islamica”, una sorta di polizia morale di stanza all’università. Mi dissero che non ero un buon modello per gli studenti a causa del mio hijab, che non era perfetto. Dovevo lasciare l’università.

Quando ho sposato il mio compagno di classe, studente d’arte come me e intellettuale dal libero pensiero, la sua famiglia, estremamente religiosa, mi fece sperimentare appieno il significato di essere entrambi “sotto pressione”, costringendomi ad indossare l’hijab obbligatorio. Fu uno shock, perché ero cresciuta in una famiglia dove avevo vissuto la libertà d’azione e l’indipendenza individuale.

Dovevo superare la barriera del controllo della sua famiglia per ogni lavoro e modo di vivere, opinioni e abiti. La pressione e il controllo patriarcale avevano così sopraffatto la nostra piccola famiglia di due persone che nemmeno a mio marito, benché uomo, era permesso disobbedire.
Non potevo fare nulla, la società e le leggi non mi davano diritti. Secondo mio suocero ero una donna ribelle, mio marito veniva sempre avvertito che mi doveva controllare. A poco a poco la depressione e il senso di vuoto avevano oscurato la mia esistenza. Finché decisi di cambiare tutto!

Convinsi mio marito a lasciare l’Iran e lui, preoccupato dal mio stato d’animo e sapendo quale pressione stavo vivendo, accettò. Cominciammo, di nascosto da mio suocero, a studiare italiano.
In quel periodo in Iran si svolsero le elezioni presidenziali del 2009, l’atmosfera politica del paese era cambiata talmente, da far nascere una nuova speranza.

Mio marito ed io iniziammo ad impegnarci come attivisti, mio marito divenne il capo di una di quelle sedi elettorali della fazione riformista. Dopo le elezioni e i brogli elettorali, ci unimmo ai manifestanti che organizzavano cortei. La situazione diventava ogni giorno più pericolosa, ma noi protestavamo per riprenderci il voto che ci avevano rubato.

Le proteste di quell’anno si trasformarono in un movimento chiamato ”Movimento verde”.
Aderimmo completamente alle proteste che portarono all’uccisione e all'arresto dei nostri amici . Ricordo molto bene che gridavo per le strade e scandivo slogan contro la dittatura, che la generazione precedente e persone come mio suocero avevano creato.
Mio marito veniva perseguitato dal governo a causa del suo attivismo e dovemmo nasconderci per un po'. Fu una dolorosa disillusione.

Partii per l’Italia da sola, mio suocero fece di tutto per impedirmi di lasciare il Paese, senza riuscirci.
Mio marito riuscì a lasciare l’Iran dopo due anni, quando la situazione era più calma.

Ancora più stranamente, anni dopo, mio suocero, sei mesi prima che morisse, mi consolò, lasciando intendere che si sbagliava su di me; io gli avevo dimostrato il mio valore e lui ormai sapeva che ero una donna forte e di successo.

Questo mi ha reso la donna che so di essere oggi.
E mi ha insegnato che non bisogna mai restare in silenzio di fronte all’oppressione. La libertà va presa, non ricevuta, non data e ovunque mi trovi, sia dentro che fuori dall’Iran, devo fare un passo avanti per migliorare la situazione.

Qui in Italia faccio attività per un'associazione che porta avanti la lotta del movimento “Donna, vita, libertà” che contiene in sé il concetto di tutto ciò che c’è da dire su di esso: “Donna” significa chiedere uguaglianza di genere e diritti. Sono le donne che danno senso alla “Vita”. E infine la “Libertà”, perché se i due principi precedenti si realizzano correttamente, la vita assumerà un aspetto brillante all’ombra della pace e della tranquillità.


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