La Forza della Diversità. “Tuo figlio ha la ragazza?”

“Semmai un ragazzo! e mi auguro possa trovare quello giusto”. Dalla consapevolezza della propria “non-diversità”, la forza di uscire allo scoperto. La testimonianza di una madre che sa che per cambiare bisogna smascherare l’omofobia nascosta nelle piccole cose. ()
lui e lui 3
L’omosessualità è una diversità verso la quale, ancora oggi, in molt* nutrono pregiudizi che possono rendere fragili figl* e genitori, oggetto di quei pregiudizi. Se però dopo un percorso la cui durata non può essere fissata uguale per tutt* si arriva a capire che non si è sbagliat*, ma che lo sbaglio è nello sguardo di chi ti guarda, uno sguardo condizionato dal pregiudizio, allora quella consapevolezza può dare la forza e il coraggio di non volere più essere invisibile, di uscire allo scoperto.

E la scelta di non nascondersi diventa la tua forza, perché scopri che se non ti volti dall’altra parte, se non “fai finta di niente”, puoi modificare le opinioni di altri intorno a te, puoi sconfiggere l’omofobia celata nelle parole e nelle piccole cose che diamo per scontate; puoi davvero contribuire a superare i pregiudizi, far evolvere le convinzioni, le opinioni, il sentire comune del mondo in cui viviamo.

Dico questo come madre di un figlio gay: dopo avere riaccolto mio figlio, vedendolo finalmente nella sua interezza, cosa che mi ha permesso di iniziare ad avere con lui un rapporto più vero e sincero, fatto anche di momenti di complicità, ho realizzato che questo ancora non mi bastava.

Ho capito che se volevo che questa società diventasse meno paurosa e accogliente nei confronti delle persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale e dalla loro identità di genere, allora anch’io dovevo dare il mio personale contributo.

I cambiamenti sociali sono lenti certamente, ma ad essi possono contribuire le azioni dei singoli, quindi anche le mie.

Penso alle volte in cui mi sono confrontata con una platea di adulti cercando di spiegare le caratteristiche proprie del bullismo omotransfobico e quindi perché possa essere così devastante per le sue vittime.

Penso alle volte in cui come libro parlante mi sono raccontata e attraverso il racconto ho potuto dialogare con i miei lettori affrontando con loro il tema del pregiudizio.

E poi le volte in cui amici o conoscenti ti fanno la solita domanda quando si parla di figl* “Tuo figlio ha la ragazza”. Mi colpisce ogni volta vederli spiazzati dalla mia risposta “Non una ragazza, semmai un ragazzo. E mi auguro che possa incontrare quello giusto, con il quale costruire un progetto di vita comune e formare così una famiglia”. Queste parole dette senza esitazione, con naturalezza possono servire a far riflettere sulla, mi si consenta questo termine, normalità di noi genitori di figl* omosessuali e dei nostr* stess* figl*

O quella volta in cui camminando ho sentito un gruppo di adolescenti, ragazzi e ragazze, chiacchierare allegramente e uno di loro, rivolto ad un altro, dire “Non camminare come un gay”. Mi sono fermata e gli ho detto “Scusa fammi capire, come camminano i gay. Te lo chiedo perché ho un figlio gay e a me è sempre sembrato che camminasse come i suoi amici che non sono gay”. Ho visto quel ragazzino immobilizzarsi e poi dirmi che stava scherzando, semplicemente pensava al modo in cui in certe barzellette si rappresentano
i gay. E così siamo stati a parlare un po’, loro erano soprattutto curiosi di sapere quali fossero state le mie reazioni al coming out di mio figlio.

E a scuola quando un mio studente di prima superiore disse “Io non ce l’ho con i gay però se uno di loro mi si avvicina troppo allora gli rompo questo ombrello in testa”. “Scusa”, gli dissi, “ma se una ragazza che a te non interessa, ti si avvicina, tu le rompi l’ombrello in testa?” “No, le dico che non è il mio tipo”. “Bene e allora perché non fai la stessa cosa con un gay, gli dici che non ti interessano gli uomini, ma le donne”. “Sì, potrei anche fare così”.

Ritengo che aldilà di tanti dibattiti sull’omotransfobia, utilissimi sicuramente, per contribuire al
cambiamento serve anche non voltarsi dall’altra parte o eclissare su certe domande. Chiaramente questo non sempre è possibile: possono esserci situazioni in cui le nostre forze sono tali da dover rinunciare, o la capacità di comprensione dell’altro è così bassa da rendere inefficace ogni nostro sforzo. E anche di questo bisogna tener conto.

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Re: La Forza della Diversità. “Tuo figlio ha la ragazza?”
18/09/2023 Carla Golzio
Giusto ciò che hai scritto. Anch'io quest'anno a Sanremo ho iniziato a dirlo tranquillamente ai pochi che mi chiedevano notizie su mio figlio. Ma il problema è che, dato che tutti sanno, nessuno mi chiede nulla per paura di mettermi in imbarazzo.
Mi piace molto invece l'approccio che hai con gli estranei. Se capiterà l'occasione lo farò anch'io anche se ho sempre un po' paura della reazione delle persone estranee. Sei in gamba. Da Torino ciao. Carla


 
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