I nuovi italiani
Ha superato la maturità al liceo "Maxwell" con il voto più alto, 100 e lode. Si occupa di robotica e insegna, come volontario, ai ragazzini. Si chiama Ahmed.
(Antonella Nathansohn)15/07/2023
Ahmed è un ragazzo simpatico con un sorriso allegro.
È originario dell’Egitto, ma è venuto in Italia nell’ottobre del 2013. È stato subito inserito in quarta elementare alla scuola Casa del Sole, durante le ore d’italiano gli era stata assegnata una maestra di sostegno per imparare l’italiano. Nel giro di un paio di anni poté farne a meno, perché già in prima media era in grado di capire e di esprimersi correttamente.
Ahmed è figlio di genitori sordi; oltre all’egiziano e all’italiano parla l’inglese e la lingua dei segni in arabo.
Fin da piccolo era affascinato dalle materie scientifiche; quando, in seconda media, sua madre lo accompagnò per la prima volta in biblioteca per prendere libri in prestito, il primo libro che chiese fu: ”Dal Big Ben ai buchi neri” di Stephen Hawking. Lo trovò difficile, ma non si arrese perché aveva il desiderio di capire. Adesso gli piacciono i testi di Roberto Mercadini, attore di teatro che nel libro "Bomba atomica" narra di come e perché si è arrivati a costruire quel terribile ordigno.
Ahmed è di religione mussulmana e frequenta una moschea in via Padova. Ha abitato molti anni in via Crespi, ora, con l’aiuto dell’organizzazione dell’Asilo Mariuccia, cui è molto grato, vive con la mamma, un fratello e una sorella in Città Studi. La zona gli piace molto perché è piena di giovani e ha molti amici. Gli chiedo cosa gli piacerebbe fare, adesso che ha così brillantemente sostenuto la maturità e senza indugio mi risponde che si iscriverà alla facoltà di fisica, poiché predilige il microcosmo e ogni cosa “piccola”.
Ha conseguito la maturità al IIS Maxwell, leggeva i programmi informatici e li programmava lui stesso, come Python, un linguaggio costruito sul PC, che ridefinisce cose complesse in maniera più semplice.
Ha lavorato come volontario con “Robotiamo”, un progetto legato al Comune di Bussero che mette a disposizione dei locali per svolgere attività robotiche con ragazzi fino a quattordici anni. Utilizzando kit della Lego che hanno dei motori con componenti elettronici , educatori e volontari insegnano ai ragazzi ad applicare motori e sensori e le nozioni base di programmazione.
A lui, però, piacerebbe in futuro fare ricerca, e sa che in ogni laboratorio scientifico sono ormai necessarie competenze informatiche.
Sono ammirata dalla sua maturità e dal suo impegno. La sua storia personale non è fra le più facili. Gli chiedo se si sia mai sentito, o considerato, “diverso” dalla maggior parte dei suoi coetanei. Se di questa condizione ne ha fatto una “forza”. Ne nasce una sua riflessione interessante sui concetti di inclusione e integrazione.
Sono per l’inclusione, mi risponde, inclusione che significa espandere i confini personali per comprendere altre diversità. Alla base dell’inclusione c’è l’accoglienza, il dialogo… proprio come stiamo facendo ora... L’integrazione, invece, richiede che un soggetto si debba adattare agli altri.
Mi racconta che lui ha molti amici non musulmani; di questo però se ne dimentica, perché non è questo quello che definisce il loro gruppetto di amici, che invece è definito dai ricordi, dalle condivisioni, dallo stare assieme, anche per fare i compiti. Loro non mi "fanno sentire diverso", ma ogni tanto, quando mi accorgo di questa diversità, mi stupisco in modo positivo, perché capisco che siamo amici nonostante e anche grazie a questa diversità.
Ma non è sempre stato uno studente modello. Anche lui ha vissuto momenti diversi, alti e bassi. Durante il COVID, per esempio, è restato a Milano da solo con un fratello perché la madre era rimasta bloccata in Egitto con la sorella. Soprattutto negli ultimi mesi del 2020, non aveva più voglia di stare sempre al computer, e infatti ha preso un debito a scuola.
Appena è riuscita a rientrare in Italia, la mamma di Ahmed lo ha spronato a riprendere a studiare e lui le è molto grato, perché, nonostante la situazione difficile, sola con tre figli da crescere, lei lo ha sempre incitato e sostenuto e ora che ha preso la lode ha subito dato la notizia ai nonni in Egitto manifestando l’orgoglio che prova per lui. Sua mamma deve ancora ogni anno rinnovare il permesso di soggiorno e anche questa è una condizione di precarietà che affatica la vita. L’anno prossimo potrà finalmente chiedere la cittadinanza italiana e spera che poi sarà tutto più semplice.
È originario dell’Egitto, ma è venuto in Italia nell’ottobre del 2013. È stato subito inserito in quarta elementare alla scuola Casa del Sole, durante le ore d’italiano gli era stata assegnata una maestra di sostegno per imparare l’italiano. Nel giro di un paio di anni poté farne a meno, perché già in prima media era in grado di capire e di esprimersi correttamente.
Ahmed è figlio di genitori sordi; oltre all’egiziano e all’italiano parla l’inglese e la lingua dei segni in arabo.
Fin da piccolo era affascinato dalle materie scientifiche; quando, in seconda media, sua madre lo accompagnò per la prima volta in biblioteca per prendere libri in prestito, il primo libro che chiese fu: ”Dal Big Ben ai buchi neri” di Stephen Hawking. Lo trovò difficile, ma non si arrese perché aveva il desiderio di capire. Adesso gli piacciono i testi di Roberto Mercadini, attore di teatro che nel libro "Bomba atomica" narra di come e perché si è arrivati a costruire quel terribile ordigno.
Ahmed è di religione mussulmana e frequenta una moschea in via Padova. Ha abitato molti anni in via Crespi, ora, con l’aiuto dell’organizzazione dell’Asilo Mariuccia, cui è molto grato, vive con la mamma, un fratello e una sorella in Città Studi. La zona gli piace molto perché è piena di giovani e ha molti amici. Gli chiedo cosa gli piacerebbe fare, adesso che ha così brillantemente sostenuto la maturità e senza indugio mi risponde che si iscriverà alla facoltà di fisica, poiché predilige il microcosmo e ogni cosa “piccola”.
Ha conseguito la maturità al IIS Maxwell, leggeva i programmi informatici e li programmava lui stesso, come Python, un linguaggio costruito sul PC, che ridefinisce cose complesse in maniera più semplice.
Ha lavorato come volontario con “Robotiamo”, un progetto legato al Comune di Bussero che mette a disposizione dei locali per svolgere attività robotiche con ragazzi fino a quattordici anni. Utilizzando kit della Lego che hanno dei motori con componenti elettronici , educatori e volontari insegnano ai ragazzi ad applicare motori e sensori e le nozioni base di programmazione.
A lui, però, piacerebbe in futuro fare ricerca, e sa che in ogni laboratorio scientifico sono ormai necessarie competenze informatiche.
Sono ammirata dalla sua maturità e dal suo impegno. La sua storia personale non è fra le più facili. Gli chiedo se si sia mai sentito, o considerato, “diverso” dalla maggior parte dei suoi coetanei. Se di questa condizione ne ha fatto una “forza”. Ne nasce una sua riflessione interessante sui concetti di inclusione e integrazione.
Sono per l’inclusione, mi risponde, inclusione che significa espandere i confini personali per comprendere altre diversità. Alla base dell’inclusione c’è l’accoglienza, il dialogo… proprio come stiamo facendo ora... L’integrazione, invece, richiede che un soggetto si debba adattare agli altri.
Mi racconta che lui ha molti amici non musulmani; di questo però se ne dimentica, perché non è questo quello che definisce il loro gruppetto di amici, che invece è definito dai ricordi, dalle condivisioni, dallo stare assieme, anche per fare i compiti. Loro non mi "fanno sentire diverso", ma ogni tanto, quando mi accorgo di questa diversità, mi stupisco in modo positivo, perché capisco che siamo amici nonostante e anche grazie a questa diversità.
Ma non è sempre stato uno studente modello. Anche lui ha vissuto momenti diversi, alti e bassi. Durante il COVID, per esempio, è restato a Milano da solo con un fratello perché la madre era rimasta bloccata in Egitto con la sorella. Soprattutto negli ultimi mesi del 2020, non aveva più voglia di stare sempre al computer, e infatti ha preso un debito a scuola.
Appena è riuscita a rientrare in Italia, la mamma di Ahmed lo ha spronato a riprendere a studiare e lui le è molto grato, perché, nonostante la situazione difficile, sola con tre figli da crescere, lei lo ha sempre incitato e sostenuto e ora che ha preso la lode ha subito dato la notizia ai nonni in Egitto manifestando l’orgoglio che prova per lui. Sua mamma deve ancora ogni anno rinnovare il permesso di soggiorno e anche questa è una condizione di precarietà che affatica la vita. L’anno prossimo potrà finalmente chiedere la cittadinanza italiana e spera che poi sarà tutto più semplice.