Tre volte distrutte!!
Di nuovo violate le panchine di Rubattino dedicate a Regeni, alle
donne iraniane, alle persone e alle coppie arcobaleno…
(a cura della Redazione)30/05/2023

Per la terza volta una mano vigliacca e di chiaro stampo fascista, razzista e ignorante ha deturpato le panchine dedicate a Regeni, alle Donne Iraniane che continuano a essere impiccate insieme a ogni oppositore del regime, alla comunità LGBTQ che viene discriminata.
Hanno lasciato la panchina rossa e può significare due cose: avevano finito la vernice oppure lasciandola rossa, hanno lasciato la firma con i colori della bandiera italiana, diventata vessillo dei fascisti. È un gesto gravissimo che fa male. È un gesto che vuole cancellare i diritti, i valori democratici e chi non lo condanna è quanto meno connivente.
Si continua a definirli ignoranti, ma non basta, è troppo poco, è riduttivo, parziale. Dobbiamo chiamarli con il loro nome “fascisti” , vigliacchi, codardi.
Agiscono nell’ombra, di notte, come topi, non hanno il coraggio di farlo alla luce del sole.
Paradossale, per gente che ha come miti la forza, il valore, l’onore, la virilità… Lanciano il sasso e nascondono la mano. Così come hanno fatto sempre. Come negli anni delle stragi nere, con decine e decine di morti in Piazza Fontana, a Brescia, Italicus, Bologna. Allora progettarono e compirono crimini efferati tentando poi di attribuirne la responsabilità ad altri.
Qui, in fondo si tratta solo di panchine… che mai sarà! Ma la banalità del gesto denota i limiti di ogni ideologia che vuole irregimentare il pensiero, negando ogni pluralità. E il terreno di coltura è ancora lo stesso di sempre. Bisogna vigilare, contrastare, soprattutto recuperare visione, fiducia, determinazione, unità.
Da “Autopsia dei Balcani”, bellissimo e lucidissimo libro di Rada Ivekovic - filosofa nata a Zagabria - scritto dopo le guerre Balcaniche:
“È la resistenza concreta all’estrema destra che può rivitalizzare, ogni volta che riappare, la dimensione storica che l’eterno fascismo ignora, in quanto senza tempo e sempre pronto a riemergere, col suo corteggio di impermeabilità al dubbio, col suo appello alla tradizione (al tempo stesso ignorata e reinventata) e il suo richiamo all’ordine, alla violenza, alle etnie”.
Hanno lasciato la panchina rossa e può significare due cose: avevano finito la vernice oppure lasciandola rossa, hanno lasciato la firma con i colori della bandiera italiana, diventata vessillo dei fascisti. È un gesto gravissimo che fa male. È un gesto che vuole cancellare i diritti, i valori democratici e chi non lo condanna è quanto meno connivente.
Si continua a definirli ignoranti, ma non basta, è troppo poco, è riduttivo, parziale. Dobbiamo chiamarli con il loro nome “fascisti” , vigliacchi, codardi.
Agiscono nell’ombra, di notte, come topi, non hanno il coraggio di farlo alla luce del sole.
Paradossale, per gente che ha come miti la forza, il valore, l’onore, la virilità… Lanciano il sasso e nascondono la mano. Così come hanno fatto sempre. Come negli anni delle stragi nere, con decine e decine di morti in Piazza Fontana, a Brescia, Italicus, Bologna. Allora progettarono e compirono crimini efferati tentando poi di attribuirne la responsabilità ad altri.
Qui, in fondo si tratta solo di panchine… che mai sarà! Ma la banalità del gesto denota i limiti di ogni ideologia che vuole irregimentare il pensiero, negando ogni pluralità. E il terreno di coltura è ancora lo stesso di sempre. Bisogna vigilare, contrastare, soprattutto recuperare visione, fiducia, determinazione, unità.
Da “Autopsia dei Balcani”, bellissimo e lucidissimo libro di Rada Ivekovic - filosofa nata a Zagabria - scritto dopo le guerre Balcaniche:
“È la resistenza concreta all’estrema destra che può rivitalizzare, ogni volta che riappare, la dimensione storica che l’eterno fascismo ignora, in quanto senza tempo e sempre pronto a riemergere, col suo corteggio di impermeabilità al dubbio, col suo appello alla tradizione (al tempo stesso ignorata e reinventata) e il suo richiamo all’ordine, alla violenza, alle etnie”.