Luci e ombre sul CPR terza parte

Una delle strutture di trattenimento per stranieri irregolari è il CPR, Centro Permanenza per il Rimpatrio. La sua organizzazione è disciplinata dal TU immigrazione ( D.LGS 286/98). Con il Decreto Legge 13/2017 i centri d’identificazione ed espulsione sono stati chiamati :Centri di permanenza per i rimpatri (art. 19 c.1). ()
CPR foto
I CPR sono dunque dei luoghi di trattenimento per stranieri in attesa d’espulsione. Il tempo massimo di trattenimento non dovrebbe superare i tre mesi (DL 130/2020), ma è prorogabile di altri 30 gg qualora lo straniero sia cittadino di uno Stato con cui l’Italia ha sottoscritto accordi di rimpatrio.

Il trattenimento va disposto con priorità a quei soggetti considerati pericolosi. I trattenuti possono rivolgere istanze o reclami al Garante nazionale o ai garanti locali. La misura restrittiva è disposta dal Questore e il giudice di pace la convalida.
Non si dovrebbero superare i tre mesi di trattenimento, ma la durata della restrizione dipende dal tempo che serve all’identificazione dello straniero. Molti di loro hanno tanti alias, oppure, in molti casi, neanche si ricordano come si chiamano o da dove vengono o quanti anni hanno trascorso in Italia e di conseguenza l’identificazione è difficilissima.

Nella maggioranza dei casi le udienze di convalida vengono celebrate all’interno dei CPR,
inaccessibili al pubblico come le udienze di un tribunale normale.
In occasione dell’udienza di convalida il giudice di pace dovrebbe verificare la legittimità dell’azione della PA anche a tutela dello straniero, deve infatti interrogare il trattenuto e verificare il rispetto dei requisiti e dei termini previsti dagli art. 13 e 14 del Testo Unico.
Nella stragrande maggioranza dei casi il giudice accoglie le richieste di convalida e
proroga del trattenimento senza una motivazione specifica ma asserendo che: ”Non sono emersi dati tali da far ritenere l’illegittimità del provvedimento”.

All’interno della struttura i trattenuti sono privati di molti diritti fondamentali, considerando che i CPR non sono formalmente delle prigioni e tuttavia i detenuti delle carceri godono di molti “privilegi” che i trattenuti non hanno.
Mentre in carcere ci sono biblioteche, palestre ed infermerie a disposizione, nei CPR non esiste nulla di tutto ciò. I trattenuti non possono disporre di computer o libri o cure mediche
immediate. All’ingresso nella struttura sono privati del cellulare che gli viene restituito per circa un’ora al giorno.
Sono praticamente condannati all’inedia e alla disperazione, dovendo trattare per una passeggiata nel cortile esterno o per una telefonata, addirittura a Milano esiste una televisione che viene accesa solo per poche ore.

Il Garante Nazionale ha denunciato che spesso nessun medico psichiatra ha accesso alla
struttura, i soggetti segnalati vengono visitati all’esterno. Si è rilevato un uso altissimo di sostanze a scopo lenitivo, in particolare di ansiolitici da parte dei trattenuti.

A differenza dell’ordinamento penitenziario per le carceri, nei CPR non sarebbe previsto alcun isolamento. Eppure denuncia il Garante che alcuni stranieri hanno trascorso fino a 5 mesi d’isolamento ininterrotto.
E’ di pochi mesi fa la notizia di un trattenuto nel CPR di Via Corelli malato di epatite e lasciato in isolamento senza cure mediche.

Nel giorno della memoria, ricordiamoci del monito di Primo Levi.
Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no..
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi,alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.



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