Ristrutturazioni urbane nei cortili milanesi
La storia, per fortuna, si ripete: dopo quello bloccato nel 2011 in via Maiocchi, un altro edificio in costruzione nei “cortili” dei caseggiati adiacenti piazza Aspromonte messo sotto sequestro dalla magistratura.
(Paolo Burgio)18/10/2022
Avevamo dato notizia nel marzo 2020 della sconcertante concessione edilizia rilasciata dal Comune di Milano al progetto “Hidden Garden “ per un nuovo edificio da costruire all’interno dell’isolato compreso tra le vie Gran Sasso, Garofalo e Lippi abbattendo una palazzina ivi esistente. Sconcertante perché la dimensione e la collocazione del nuovo edificio, almeno agli occhi di un profano, non sembrano certo rispondere ad alcun sensato criterio urbanistico. All’apertura del cantiere gli abitanti della zona costituirono un comitato per accedere agli atti della pratica edilizia ed opporsi al progetto, senza successo; i lavori partirono immediatamente, l’assessore all’urbanistica di allora, Pierfrancesco Maran, e gli uffici comunali competenti non rilevarono irregolarità.
Ora apprendiamo che è intervenuta la magistratura ponendo sotto sequestro lo stabile ancora da completare, ma arrivato al nono piano, e risultano indagati tre dirigenti comunali.
In Comune esiste una Commissione Paesaggio istituita per valutare i progetti edilizi, la quale esprime un parere di conformità. Ricordiamo in proposito che le Commissioni Paesaggio erano sino al 2016 istituite presso le 9 zone, ora Municipi; si poteva prendere visione dei progetti edilizi di fronte ai residenti nel territorio ove i progetti si sarebbero poi realizzati, con la possibilità di esprimere pareri, di chiedere eventuali varianti evitando così di mettere la cittadinanza di fronte al fatto compiuto e di innescare un contenzioso, che, come nel caso in questione, ha portato al sequestro dello stabile. Una situazione dannosa per tutti, i residenti che si sono visti costretti a far valere le proprie ragioni quando l’eventuale danno è ornai avvenuto, i malcapitati acquirenti di abitazioni su cui la magistratura sta indagando, i costruttori stessi che non avranno certo da guadagnare dalle circostanze attuali.
Una vicenda che ricalca quella, ancora non risolta, dello stabile rimasto incompiuto, battezzato l’eco-mostro dagli abitanti dei dintorni. Una vicenda che si trascina da più di una decina d’anni, dopo il blocco dei lavori di un edificio di otto piani costruito abbattendo un garage-officina all’interno del cortile di via Maiocchi 13, con blocco dei lavori, incriminazione di alcuni funzionari comunali, il fallimento dell’impresa costruttrice, le azioni intraprese dai residenti del palazzo che hanno la vista a pochi metri dalle loro finestre dello scheletro di un manufatto abbandonato e ormai fatiscente. Una situazione che sembra senza sbocco di fronte all’inerzia del curatore fallimentare. Unica nota positiva il recente smantellamento della gru dell’ex-cantiere, cha da un decennio incombeva sulle teste degli abitanti del circondario.
Due vicende che mi sembra evidenzino la necessità di introdurre qualche modifica all’iter con cui vengono valutati i progetti edilizi milanesi, magari restituendo ai Municipi la possibilità di venire a conoscenza delle nuove iniziative durante la fase istruttoria, portando a conoscenza dei cittadini nelle sedi più opportune quello che l’amministrazioni intende fare, con un approccio partecipativo, altrimenti a cosa servono queste istituzioni territoriali?
Mi viene in mente il nostro professore di greco e latino al liceo il quale quando ci consegnava i compiti in classe con votazioni ben lontane dalla sufficienza ci ripeteva: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
Ora apprendiamo che è intervenuta la magistratura ponendo sotto sequestro lo stabile ancora da completare, ma arrivato al nono piano, e risultano indagati tre dirigenti comunali.
In Comune esiste una Commissione Paesaggio istituita per valutare i progetti edilizi, la quale esprime un parere di conformità. Ricordiamo in proposito che le Commissioni Paesaggio erano sino al 2016 istituite presso le 9 zone, ora Municipi; si poteva prendere visione dei progetti edilizi di fronte ai residenti nel territorio ove i progetti si sarebbero poi realizzati, con la possibilità di esprimere pareri, di chiedere eventuali varianti evitando così di mettere la cittadinanza di fronte al fatto compiuto e di innescare un contenzioso, che, come nel caso in questione, ha portato al sequestro dello stabile. Una situazione dannosa per tutti, i residenti che si sono visti costretti a far valere le proprie ragioni quando l’eventuale danno è ornai avvenuto, i malcapitati acquirenti di abitazioni su cui la magistratura sta indagando, i costruttori stessi che non avranno certo da guadagnare dalle circostanze attuali.
Una vicenda che ricalca quella, ancora non risolta, dello stabile rimasto incompiuto, battezzato l’eco-mostro dagli abitanti dei dintorni. Una vicenda che si trascina da più di una decina d’anni, dopo il blocco dei lavori di un edificio di otto piani costruito abbattendo un garage-officina all’interno del cortile di via Maiocchi 13, con blocco dei lavori, incriminazione di alcuni funzionari comunali, il fallimento dell’impresa costruttrice, le azioni intraprese dai residenti del palazzo che hanno la vista a pochi metri dalle loro finestre dello scheletro di un manufatto abbandonato e ormai fatiscente. Una situazione che sembra senza sbocco di fronte all’inerzia del curatore fallimentare. Unica nota positiva il recente smantellamento della gru dell’ex-cantiere, cha da un decennio incombeva sulle teste degli abitanti del circondario.
Due vicende che mi sembra evidenzino la necessità di introdurre qualche modifica all’iter con cui vengono valutati i progetti edilizi milanesi, magari restituendo ai Municipi la possibilità di venire a conoscenza delle nuove iniziative durante la fase istruttoria, portando a conoscenza dei cittadini nelle sedi più opportune quello che l’amministrazioni intende fare, con un approccio partecipativo, altrimenti a cosa servono queste istituzioni territoriali?
Mi viene in mente il nostro professore di greco e latino al liceo il quale quando ci consegnava i compiti in classe con votazioni ben lontane dalla sufficienza ci ripeteva: “errare humanum est, perseverare autem diabolicum”.
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