Il mistero della 92

Intesa come filovia che attraversa la città come una nave pirata solcava il Mar dei Caraibi. Quasi con gli stessi perigli. ()
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Temo di essere affetto da paranoia. Ogniqualvolta mi accingo a prendere la 92, intesa come filovia, la stessa mi sfila sotto il naso e devo immancabilmente attendere che passi un’altra vettura.
Spesso, se non quasi sempre, l’attesa è lunga, molto più lunga da quanto previsto dalla tabella oraria affissa sulla pensilina delle fermate.
Facciamo un esempio. Questa mattina, mercoledì 28 settembre, alle ore 10.30, immancabilmente una vettura della linea 92 mi sfila sotto gli occhi senza che io riesca a salirci. Questione di secondi.
Mi metto quindi in attesa sotto la pensilina di piazzale Dateo dove per altro il display con l’indicazione dei minuti di attesa non funziona. Mi rincuora però apprendere, come recita la tabella lì esposta, che la prossima vettura passerà dopo 8 minuti. Dopo 12 minuti non solo non è sopraggiunta alcuna vettura ma, scrutando verso il lungo rettileo che permette di vedere sin oltre l’incrocio con corso XXII marzo, non ve n’è alcuna traccia.
Decido quindi di avviarmi a piedi, la meta di via Sansovino non è lontanissima, e così faccio senza che, nel frattempo, mi abbia raggiunto, prima del mio arrivo a destinazione, alcuna vettura. Sarà mai più passata? Non ne ho la riprova.
Già è accaduto più volte che la nostra filovia fantasma recasse ritardi mostruosi, il doppio o il triplo dei minuti previsti dalle tabelle. Una volta mi disse il conducente che c’era stata una rissa a bordo con conseguente intervento delle forze dell’ordine. Più volte incidenti vari ne hanno ritardato il percorso, spesso non si sa bene cosa sia accaduto ma è un dato di fatto che la 92 arriva quando può o quando vuole. Se mai arriva.
Insomma non sanno più cosa inventarsi per difendere la fama di simpatica leggenda metropolitana.
Mi si dice: "Sapessi a Roma e a Napoli…". So, o penso di sapere, ma il milanese più o meno imbruttito è abituato ai tempi di Milano, nel bene e nel male.
So anche per esperienza diretta che il tram numero 13 di Zurigo, come tutta la numerazione tramviaria di colà, arriva alle fermate con puntualità… svizzera (e non come quando c’era Lui). Se il tabellone dice ore 15.12, il 13 arriva alle 15.12, anzi, se è in anticipo, rallenta anche un po’ per rispettare l’orario previsto. Ma tant’è, siamo in… Svizzera.
Ma torniamo alla 92. Mi piace immaginarla come la nave del pirata Barbanera che affronta i gorghi della città con eroico cipiglio, pronta anche a farsi insultare, come spessissimo accade, da quei cittadini che aspettano sotto le pensiline che il mistero prima o poi si sveli.

Nel caso L’ATM ci può aiutare?

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