Il Potere delle Parole

Il 25 novembre è la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”. Per questa occasione, lunedì 22 novembre, la Casa delle donne maltrattate CADMI, prima nata a Milano, ha organizzato un incontro sulla violenza degli stereotipi verbali e pubblicitari che condizionano la nostra cultura tuttora patriarcale. ()
mani Cadmi
Da 35 anni il Cadmi si occupa di dare supporto legale, psicologico, aiuto concreto per la ricostruzione di una vita decente a donne colpite dalla violenza maschile. Organizza seminari, corsi e ha sempre sollecitato attenzione sulla violenza silenziosa di parole e immagini.
La violenza non riguarda solo i fatti di sangue eclatanti gridati dai giornali, è invece un male sottile, sotterraneo e culturale veicolato dagli stereotipi e da una concezione della realtà che considera la donna dipendente, agendo anche attraverso il potere economico.

Il problema alligna nella cultura italiana che è molto lenta a recepire i diritti del suo prossimo, ne sono una conferma la mancata votazione del decreto Zan. La mentalità di almeno metà degli italiani, uomini e donne, ma sotto traccia molti di più, perpetua un modello sociale che mal si inserisce nei veloci cambiamenti dovuti alla tecnica e la scienza. Se i terrapiattisti ci commuovono nella loro insistenza, sappiamo però che anche gli 8 miliardi circa di abitanti della Terra non presentano culture progressiste sui diritti.
Noi viviamo in Italia, paese bellissimo, che ben si può definire portatore di diritti e cultura per l'umanità, eppure, dall'inizio dell'anno si contano più di 100 (104) femminicidi, con un più 6% rispetto il 2020 con conseguenze per i familiari che amplifica i patimenti degli orfani conseguenti.

Modificare una mentalità, un pensiero, richiede molta pazienza ed esercizio, perché le trappole sono numerose. Ultimamente, via etere, è stato diffuso un video in cui un insegnante invitava i propri alunni al rispetto per la donna che, in quanto derivazione di Adamo, deve essere protetta e custodita sotto l'ascella maschile. Si spera con ampio uso di deodorante. Sono state proprio le donne a diffonderlo, non accorgendosi forse del pensiero sotteso che le donne devono restare sottomesse agli uomini.

Nel contempo bisogna ammettere che è già qualcosa, perché quello che si legge sui social è una costante aggressione verbale a colpire le donne al primo posto, forse perché non si lasciano assassinare senza denunciarne la possibilità.
C'era, anni fa, uno spettacolo con l'attrice e autrice Paola Cortellesi sugli stereotipi verbali utilizzati in negativo sulle donne e con un significato invece positivo per gli uomini. Esemplare.

Il linguaggio è una leva potente, come insegnano gli esperti di pubblicità, si serve di ribaltamenti come la corresponsabilità o la provocazione della vittima. È importante quindi che sia gli uomini che le donne si mettano in discussione e non si limitino a cogliere ciò che si dice in giro, è necessario un no competente alla violenza, riconoscere i segnali, consolidare l'amor proprio.

A questo no aderisce il giornalista G. Nuzzi, minoranza maschile presente all'incontro, che ammette che spesso i titoli del giornalismo vengono gridati, ma la strategia di attirare l'attenzione non deve mai suggerire una giustificazione per l'omicida responsabile, perché trovare un senso per l'autore del delitto diventa complicità. Gli uomini, così è, sono meno emancipati delle donne.

I pubblicitari Gabriele Porta e Maurizio Sala hanno inoltre spiegato come il mondo della pubblicità presenti una prevalenza maschile, così come chi commissiona la pubblicità è prevalentemente un uomo, per questo abbondano immagini di corpi delle donne come oggetti sessuali e di inferiorità culturale, di importanza secondaria delle donna.
In un mondo dove le immagini abbondano tramite Tv, videogiochi, computer, social, foto, pubblicità, film dove la violenza esercitata da maschi abbonda e dove la lettura, che nutre l'anima, viene coltivata prevalentemente dalle donne, non può sorprendere l'esplosione della violenza esercitata su chi è altro da sé.

Occorre quindi ricostruire un modello educativo che riconduca l'individuo a comprendere la propria essenza umana in una società di uguali, come insegnava Gianni Rodari e imparare il linguaggio della nonviolenza.

Decostruire questo tipo di stereotipi è il tentativo che il Cadmi ha intrapreso, e non da ora, grazie al generoso e gratuito aiuto dell'agenzia di pubblicità Naked Studio, che ha realizzato una campagna con le immagini di tre donne che richiamano l'attenzione sulla violenza sottesa nel linguaggio.

Il Cadmi ha ricordato come le sia stato sottratto l'aiuto economico da parte della Regione Lombardia e lancia ora una campagna d'aiuto, per potere continuare il suo lavoro a favore delle donne maltrattate.

All'incontro, in presenza e in streaming, hanno preso parte giornalisti e esponenti del mondo della comunicazione d'impresa: la presidente Manuela Ulivi, i giornalist* Giulia Bosetti di Presadiretta, Tiziana Ferrario scrittrice, Gianluigi Nuzzi conduttore di Quarto grado, Giulia Siviero de il Post e i pubblicitari Gabriele Porta e Maurizio Sala.

Si può donare a favore di Cadmi su sostieni.cadmi.org.

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