I giovani del Lambretta verso lo sgombero

Pubblichiamo la lettera aperta del Collettivo Lambretta e l'intervista a Camilla, portavoce del gruppo che dallo scoppio del COVID-19 e tuttora si prodiga per aiutare anziani e disabili nel programma del Comune "Milano aiuta". ()
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Lettera aperta alla città dal Collettivo Lambretta

Ciao a tutte e tutti.
Siamo stati informati che è iniziata una procedura di sgombero dello stabile del Lambretta in Via Edolo 10. Attualmente non abbiamo idea delle tempistiche dello sgombero.
L'edificio che attualmente ospita il collettivo Lambretta, base operativa e magazzino della brigata Lena-Modotti, appartiene alla famiglia Pellegrini.
Ciò che troviamo incredibile è che in un momento come questo, con l'estate alle porte, una pandemia in corso e una crisi sociale incombente, lo sgombero del Lambretta sia una priorità per qualcuno.
Le nostre priorità sono completamente diverse.

Chi ci ha seguito in questi mesi conosce il ruolo che abbiamo giocato mentre la crisi sanitaria più grave dell’ultimo secolo colpiva la nostra città. Siamo state tra le prime a organizzarci, a uscire nelle strade a marzo quando c’erano solo le ambulanze in giro. Negli anni abbiamo fornito tutto il supporto possibile alle battaglie per l'ambiente, per l'uguaglianza di genere, per la solidarietà internazionale, per una città più inclusiva che non lasci nessuna e nessuno indietro. In questo momento continuiamo a dare beni di prima necessità a centinaia di famiglie ogni settimana, grazie al magazzino di Via Edolo 10. Abbiamo le forze e la disponibilità per farlo almeno fino a Dicembre. Se il Lambretta venisse sgomberato, tutto questo finirebbe.

Con questa lettera vogliamo dire alla proprietà, alle istituzioni e alla città tutta che siamo disponibili al dialogo.
Non possiamo accettare che si ponga fine a tutto ciò che stiamo facendo. Chiediamo quindi di incontrare la proprietà e le istituzioni. Chiediamo a tutte e tutti di supportare il lavoro del Lambretta e affermare l'importanza sociale dell'operato nostro e di tutti gli spazi sociali sotto attacco, come Ri-Make e Cascina Torchiera.

Dal canto nostro continueremo comunque con la forza, senza precedenti recenti, delle reti costruite. Rimangono però dei grossi interrogativi.

Siamo sicure che sgomberare un magazzino alimentare ad agosto del 2020 sia la priorità? Di chi? Di un privato forse, ma il pubblico?
Riesce a giocare ancora un ruolo o non conta niente?
Oppure dobbiamo pensare che chi ci disse “quando non servirete più vi butteranno via” stesse parlando con cognizione di causa?
Siamo sole e soli a combattere per un mondo più equo contro tutte e tutti? La solidarietà va sgomberata? Le istituzioni possono assumerselo?

Se nessuna possibilità di confronto dovesse essere presa in considerazione il segnale sarebbe chiaro: a speculatori di vario calibro tutto è concesso e non solo non si muove un dito per fermarli ma si coprono loro le spalle. Finchè in nome della speculazione vale anche sgomberare la solidarietà, noi ci faremo trovare pronte quando verrete a bussare alla nostra porta.

Se dopo 8 anni di occupazioni in città, di creazione di percorsi, di solidarietà locale e internazionale, di denuncia della Milano delle mafie e dei poteri forti, pensate di poterci fermare... una risata vi seppellirà (cit.)
Ora più che mai, dalla parte del Lambretta, dell'autogestione e del mutualismo!
C'eravamo, ci siamo e ci saremo.

Collettivo Lambretta - 13/07/2020

Abbiamo chiesto a Camilla Zampiero di concederci un'intervista per approfondire alcuni punti del comunicato.

Da quanto tempo il Collettivo Lambretta opera e da quando occupa l'edificio di via Edolo 10?

Il Collettivo Lambretta esiste da 8 anni durante i quali ha portato avanti temi sociali come : la parità di genere, l'ambiente, la difesa dei diritti anche internazionali. Abbiamo dato vita a iniziative e conferenze, eventi e collaborazione con Friday For Future, Non Una di Meno, raccolto fondi per le comunità palestinese e curda.
Nel 2018 abbiamo occupato l'edificio di via Edolo 10 di proprietà della famiglia Pellegrini, abbandonato da anni, e questo spazio ci ha consentito di fondare la Brigata Lena-Modotti, attiva nella solidarietà durante il lockdown.

Come si è sviluppata la cooperazione con Comune e Associazioni?

“Milano Aiuta” del Comune ci ha fornito pettorine e badge per poterci muovere e tramite il centralino attivato dal Comune ed Emergency dapprima – perché abbiamo in seguito creato un nostro centralino – ricevuto le richieste di intervento.
In quel periodo ci siamo resi conto delle difficoltà economiche in cui versavano molte famiglie, persone sole e i senza tetto. Ci siamo attivati per raccogliere pacchi alimentari e anche kit sanitari (spazzolino, dentifricio, disinfettanti) di cui avevano un disperato bisogno gli invisibili, ai quali fornivamo cibo già pronto: cibo caldo da forno-pizzeria e scatolame.
I negozi e i supermercati con i quali abbiamo stretto accordi ci hanno consentito di consegnare pacchi alimentari. Anche il ristorante “Rob de matt” ci ha fornito pasti caldi che venivano consegnati da noi o dalla Croce Rossa.

Che cosa chiedete quindi alla famiglia proprietaria e al Comune?

Abbiamo questo magazzino di scorte alimentari fornite da supermarket e collette di condomini che consegniamo 2 volte la settimana a 400 famiglie. Possiamo coprire la temuta crisi economica dell'autunno sino a dicembre.
Siamo 300 attivisti, come durante il lockdown, abbiamo sfidato il pericolo di contagio per soccorrere i bisognosi. Riteniamo che sgombrare ora sia un controsenso, perché non c'è alcuna struttura delle altre brigate che abbia spazio a sufficienza per immagazzinare gli alimenti.
Vogliamo un dialogo e un confronto per continuare questo lavoro, perché il danno – in caso di sgombero – sarà per le 400 famiglie e per la Croce Rossa cui forniamo cibo.
Ci sorprende che il Comune abbia collaborato con noi fino a poco fa e ci aspettiamo che l'istituzione consenta un dialogo con la famiglia proprietaria.
Ci preoccupa che quest'azione arrivi contemporaneamente ad altri attacchi simile rivolti a Ri-make e Cascina Torchiera che hanno lavorato come noi.

Come vi muoverete successivamente all'emergenza alimentare?

Abbiamo esperito qual è il problema economico-sociale della città e quindi non tralasceremo più questo aspetto per tornare soltanto alle tematiche sociali.
La crisi economica nel prossimo futuro sposterà l'attenzione sulla povertà e la disoccupazione, la possibilità di dialogo permetterebbe di spostare l'attenzione e allungare i tempi dell'organizzazione.

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